Mentre il ministro Balduzzi dorme, «Ultimo» fa pulizia dei rifiuti tossici

Mentre il ministro Balduzzi dorme, «Ultimo» fa pulizia dei rifiuti tossici

Il paradosso è che ieri, mentre l’ancora ministro Balduzzi, in una conferenza stampa piuttosto agitata nel comune di Aversa, certificava alla popolazione che secondo studi recenti sulla situazione epidemiologica delle provincie di Napoli e Caserta «non può essere considerato possibile» il rapporto tra tumori e rifiuti, quasi nelle stesse ore, sugli schermi di Canale 5, andava in onda la fiction «Ultimo-L’occhio del falco»» proprio sugli stessi argomenti. L’ormai mitologico capitano dei Carabinieri, rimosso dai Ros per la nota vicenda giudiziaria della perquisizione ritardata al covo di Riina, dalla quale è uscito pulitissimo, viene dirottato a un nucleo Ecologico periferico e lì si imbatte nel «Citizen Kane del bitume» che gestisce un traffico internazionale di rifiuti altamente tossici. Oggi, nella vita vera, il colonnello De Caprio è vice-comandante del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) a Roma.

Anche nella fiction, come nella vita vera, la costruzione televisiva degli sceneggiatori non ha potuto sottrarsi a un’equazione non (ancora) scientifica ma evidentemente drammatica e certificata da numeri sospetti, per cui in certe zone del Paese flagellate da questi fenomeni si assiste a un aumento sensibile di certe patologie tumorali o, nel caso appunto di certe zone della Campania come le provincie di Caserta e Napoli, di aspettative di vita più basse per un bambino alla nascita.

Le domande che ne nascono sono piuttosto semplici e le giriamo direttamente al ministro Balduzzi e a quelli che lo seguiranno al dicastero della Salute: vi sembra decoroso attestarvi unicamente sullo stretto rilievo scientifico, per cui – appunto – rispondere ai cittadini che non vi sono nessi tra lo smaltimento tossico e l’aumento delle malattie? Vi sembra dignitoso proteggervi con la freddezza di studi che sono evidentemente in progress e che difficilmente potranno intercettare, con la nitidezza che la scienza richiede, l’assoluta concatenazione e consequenzialità di causa ed effetto? E se anche il nero su bianco ancora non c’è (e questo è francamente tutto da stabilire), come spiegare quell’equazione matematica che in alcune zone del Paese assume ormai dei veri tratti patologici: con il fato, con la sfiga, con la vita degli umani che invariabilmente subisce dei cambiamenti?

Noi cittadini vogliamo sentirci rappresentati dalle istituzioni, non ci interessano le nude risposte ministeriali, anzi, quelle ci indispongono. Quelle vanno bene in economia. Qui c’è la vita di mezzo, non lo spread. Soprattutto ci interessa capire se le istituzioni almeno si rendono conto. Ecco, rendersi conto. La consapevolezza. Basterebbe questo per trovare un filo comune di dialogo, per assorbire meglio le terribili sberle della vita, per NON farsene una ragione, per continuare a pensare che non sei solo a combattere contro i demoni (certe aziende, certi imprenditori, certi politici, certa malavita che si intreccia con questi soggetti), per immaginare di (ri)consegnare un’Italia diversa ai tuoi figli, ai tuoi nipoti. Perché è per loro che si lotta.

Di tutto questo, non c’è una sola parola nella campagna elettorale 2013 dei nostri partiti politici. Né dei grandi né dei piccoli. Non parliamo dei Verdi, che senza il minimo senso del ridicolo riparano sotto l’ombrello di un giudice come Ingroia. Che paese fottuto. Non c’è una sola parola perché (apparentemente) l’argomento non tira, non porta voti, è persino urticante (parlare di rifiuti tossici, di cancro, ma che volgaritè), pensate, non interessa neppure tanto ai giornali, giusto per fare autocritica.

Eppure è uno dei pochi argomenti che guarda lontano. Si parla sempre della «visione» dei leader politici, di uno sguardo intelligente e moderno sul mondo. Ecco, con un minimo di scandaloso coraggio si potrebbe persino sostenere che sulle tragedie si può anche fare buona economia, pulita, in tutti i sensi. C’è da guadagnarci per tutti. Noi in salute. Voi nel portafoglio.  

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