La Primavera araba e l’avanzata della rinascita islamica in Medio Oriente non porta giovamento alla condizione della donna e dei diritti umani in genere. Seppur con problemi diversi, i paesi arabi stanno vivendo una situazione di arretramento della condizione della donna. Il primo paese dove è emerso questo problema è la Tunisia. Lo scorso agosto, una commissione dell’Assemblea costituente ha approvato un nuovo articolo nel quale non si parla più di parità uomo-donna ma si dice che “la donna è complementare all’uomo”. Ad ottobre accade una cosa analoga in Egitto dove l’assemblea costituente abroga l’articolo costituzionale che sancisce l’uguaglianza tra uomo e donna.
Le decisioni dei politici dei rispettivi paesi arabi sono solo la conferma di un problema che ha già investito le società di questi paesi. In Egitto in particolare si registra un aumento esponenziale delle molestie nei confronti delle donne, in particolare da quando i Fratelli Musulmani e gli altri gruppi salafiti sono al governo. Secondo il sito informativo arabo “Elaph”, sono 172 i casi di molestie sessuali denunciati soltanto durante la festività islamica del Sacrificio che si è celebrata a fine ottobre scorso. In una nota diffusa dal ministero dell’Interno egiziano si denunciavano sette casi di stupro. Sette persone denunciate sono state arrestate dalle forze di sicurezza per reati di questo tipo: sei al Cairo e una ad Alessandria.
Per arginare questo fenomeno, il governo ha annunciato di voler inasprire le pene per il reato di molestie sessuali. Parlando al giornale locale “al Ahram” il primo ministro, Hisham Qandil, ha sostenuto che il fenomeno è divenuto assai comune. Soltanto durante i primi due giorni della Festa islamica del Sacrificio la polizia ha fermato nella capitale egiziana 93 giovani mentre molestavano giovane donne per le strade del Cairo. Pattuglie della polizia guidate di persona dall’assistente del ministro dell’Interno, Osama al Saghir, hanno ispezionato le sale cinematografiche e battuto le strade per fermare i giovani adolescenti che molestano le donne. Su Twitter il leader dell’opposizione egiziana e premio Nobel per la Pace, Moahmmed el-Baradei, ha scritto: «La violenza sessuale contro le donne è espressione di una società primitiva e priva di valori». È andata meglio alla festività precedente, quella della fine del Ramadan, che si è celebrata a fine agosto. In quell’occasione secondo il giornale “Masry al Youm”, la polizia ha arrestato 32 ragazzi per oltraggio a giovani donne.
Eppure, a pochi mesi di distanza, la situazione in Egitto non ha fatto che peggiorare, tanto che secondo uno studio pubblicato dal Centro egiziano per i diritti delle donne assieme all’Unfpa, un fondo delle Nazioni unite, quasi la metà delle donne egiziane ha dichiarato di subire quotidianamente molestie sessuali e oltre l’83% lo ha sperimentato almeno una volta nella vita. La cifra sale al 98% nel caso di donne straniere che vivono nella capitale egiziana. Pur in assenza di studio scientifici comparativi – scrive El Pais – molte testimonianze portano a credere che Il Cairo sia la città di gran lunga peggiore rispetto ad altre località egiziane. «La molestia può assumere molte forme, sguardi lascivi, parole volgari, fischi, palpeggiamenti, ma anche inseguimenti, a piedi o in auto», spiega Dalia, 22 anni. «Una forma di molestia molto frequente in Egitto è quella telefonica. Ci sono uomini che compongono numeri a caso e quando cadono su una voce femminile, possono richiamare anche 30-40 volte al giorno».
Il fenomeno, non nuovo, si è aggravato negli ultimi tre decenni. A favorirlo è una società molto conservatrice, dove però mass-media e social network consentono adesso la diffusione di qualsiasi tipo di immagine. Inoltre, l’alto tasso di disoccupazione giovanile ritarda l’età del matrimonio, soprattutto fra gli uomini. Purtroppo, spiega un’altra testimone, le molestie godono di una diffusa accettazione sociale, e quindi di impunità. Per molti, non sono altro che una dimostrazione di virilità. Lo studio dimostra anche quanto sia falsa la spiegazione classica che siano le donne a provocare gli uomini, specie con il loro abbigliamento: nel 72% dei casi, infatti, le donne bersaglio di molestie, indossano il niqab, il velo islamico.
Ci sono altri paesi del mondo arabo dove denunce di questo genere non ci sono, ma non per questo immuni da problemi di questo tipo. In Arabia Saudita ad esempio, dove uomini e donne vivono rigidamente separati in strada e nei luoghi pubblici, la politica si è posta il problema comunque di arginare il fenomeno delle molestie sessuali. Pochi mesi fa una bozza di legge presentata all’Assemblea della Shura (parlamento) dell’Arabia Saudita prevedeva frustate e carcere per chi molesta sessualmente una donna. Secondo il membro dell’Assemblea e docente di scienze politiche Sadqa Fadil, la nuova legge, approntata dalle Commissioni per gli affari religiosi e sociali dell’Assemblea, identifica i diversi reati nell’ambito delle molestie sessuali e stabilisce le pene per ciascuno di essi. Si tratta di un ventaglio di provvedimenti punitivi che parte da ammonizione e sanzioni pecuniarie per finire con la flagellazione e il carcere.
Eppure nulla si è fatto per un altro reato a sfondo sessuale, quello della pedofilia, che trova la sua giustificazione legale in un antico modo di interpretare la sharia islamica, laddove si dice che uomini e donne diventano maggiorenni una volta raggiunta la pubertà. È proprio seguendo questo principio che lo scorso anno è stato denunciato il matrimonio di un uomo ottantenne con una quattordicenne e che oggi è stato battuto un nuovo record con il matrimonio di un novantenne con una ragazza di 15 anni.
Uno sceicco saudita novantenne ha sposato la scorsa settimana una 15enne saudita nel sud del regno arabo. Secondo quanto denuncia la tv satellitare “al Arabiya”, il matrimonio è avvenuto nel governatorato di al Harath nella provincia di Jizan, provocando la reazione degli attivisti per i diritti umani nel paese arabo. Per contrarre matrimonio con la ragazzina, l’anziano saudita ha pagato alla sua famiglia una dote di 17 mila dollari. La giovane sposa proviene da una famiglia bisognosa composta da madre saudita e padre yemenita. La notizia è stata resa nota solo perché lo sposo ha denunciato di essere stato truffato dai genitori della ragazzina. Sembra infatti che dopo la festa di matrimonio, la 15enne sia riuscita a chiudersi a chiave nella sua stanza, con la complicità dei genitori, evitando quindi di passare la prima notte di nozze con lo sceicco il quale si è rivolto al tribunale locale chiedendo di poter consumare il matrimonio o di ottenere indietro la somma versata come dote.
I familiari della quindicenne si sono difesi sostenendo di aver agito in questo modo perché la ragazzina «era in preda al panico la prima notte di nozze». Una volta venuta alla luce questa vicenda, il coordinatore delle associazioni per i diritti umani in Arabia Saudita, Suhaila Zein al Abidin, ha chiesto alle autorità di intervenire per salvare la ragazzina. Secondo alcuni giuristi, la sposa per la sua età non è in grado di intendere e di volere, e quindi il matrimonio non è valido, ma altr,i legati all’ortodossia islamica, sostengono che genitori sono in grado di scegliere per lei. Le associazioni dei diritti umani denunciano però che in casi come questi le spose sono spinte al suicidio per evitare matrimoni forzati di questo tipo.