Monti e Berlusconi inaugurano la prima campagna senza comizi

Monti e Berlusconi inaugurano la prima campagna senza comizi

Una campagna elettorale piena di appuntamenti. Tutti rigorosamente a porte chiuse. Salotti tv, interviste sui giornali, comizi per addetti ai lavori. Se c’è una cosa che accomuna Mario Monti e Silvio Berlusconi è la lontananza dagli elettori. Una lontananza fisica.

Entrambi vorrebbero concedersi qualche bagno di folla. Almeno così dicono. Se dipendesse da loro passerebbero le giornate a contatto con la gente, magari a stringere mani tra le bancarelle di un mercato di periferia. Purtroppo non possono. Il Cavaliere giura che è colpa del Viminale. «Le autorità temono per la mia sicurezza – ha spiegato qualche giorno fa durante un’intervista – mi hanno pregato di non andare a fare discorsi nelle piazze». Monti ha un’altra giustificazione. Un limite personale. «Comizi in piazza? – ha raccontato in salotto tv – Sarebbe bello provare, ma non credo di essere portato».

E così la campagna elettorale scorre tranquilla dietro uno schermo. In poche settimane Silvio Berlusconi è riuscito ad apparire su un numero imprecisato di canali tv. Nazionali e locali. Una sfacchinata incredibile che non ha risparmiato neppure decine di stazioni radio. Il consenso attorno al Cavaliere passa dal teleschermo. A rilanciare il Pdl è stato il seguitissimo confronto a Servizio Pubblico con il duo Travaglio-Santoro. A sancire la definitiva affermazione – così almeno spera l’ex premier – sarà la firma di un nuovo contratto con gli italiani. Evento chiave della campagna elettorale pidiellina, da consumare rigorosamente in diretta tv.

Monti punta sui comizi a porte chiuse. Il Professore non disdegna le comparsate in televisione (anzi, con Berlusconi è lui ad avere il record di presenze). Ma il suo staff ha capito che per conquistare gli indecisi è necessario girare il Paese. Domenica scorsa, così, Monti ha aperto ufficialmente la campagna elettorale con un intervento a Bergamo. Un comizio al Kilometro Rosso, il parco tecnologico della Brembo. Un appuntamento per addetti ai lavori. Senza pubblico, ad ascoltare il Professore c’erano trecento candidati del suo movimento e qualche giornalista accreditato. 

Intanto i sondaggi iniziano a preoccupare. La coalizione guidata dal Professore non sembra poter superare il 15 per cento. E così i consiglieri politici di Monti corrono ai ripari. Nei prossimi giorni dovrebbe partire un tour elettorale in giro per l’Italia. Comizi di piazza? Non proprio. Lo stesso presidente del Consiglio ha già messo le mani avanti. Confermando la mancanza di «vocazione». Gli incontri pubblici li lascia volentieri agli alleati Fini e Casini. Se proprio sarà costretto a visitare le regioni in bilico – probabilmente saranno organizzati appuntamenti in Lombardia, Sicilia e Campania – lo farà con il suo stile. Niente folla: solo teatri e sale congressi. A debita distanza dal cittadino qualunque.

La distanza con Pier Luigi Bersani è siderale. «Monti guarda tutti dall’alto» ha ironizzato domenica il segretario Pd. Lui in piazza ci va. Se lo può anche permettere, forte degli oltre tre milioni di voti che alle primarie ne hanno legittimato la leadership. Domani Bersani sarà ai Castelli romani. Prima ad Albano laziale, poi a Marino. Due giorni fa era a Bettola, la sua città. Un comizio «vecchio stile» e poi un aperitivo al bar centrale con i curiosi. Come testimoniano le foto sui quotidiani del giorno dopo. 

Senza troppa pubblicità, c’è un altro protagonista della campagna elettorale che sta girando le piazze. È Beppe Grillo. Da una settimana il leader del Movimento Cinque Stelle ha iniziato un viaggio che lo porterà in oltre cento città italiane. Un tour elettorale massacrante. Ogni giorno ha in programma almeno due appuntamenti. Stamattina era a Benevento, nel pomeriggio a Caserta, in serata sarà a Napoli. Domani Pomezia e Latina. Passeggiate al corso, incontri al mercato. Sempre, rigorosamente, tra la gente. Alle Regionali siciliane dello scorso ottobre ha fatto lo stesso. Ed è stato l’unico a riempire le piazze. Una campagna elettorale da prima Repubblica? Una strategia politica legata al passato? Forse. Ma il giorno delle elezioni, guarda caso, il partito più votato nell’isola è stato proprio il M5S.

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