C’è un foglietto con una candidatura da capolista al Senato per la Lista Monti sulla scrivania di Gabriele Albertini, il candidato «centrista» in regione Lombardia. Sta lì da una settimana. L’ex sindaco di Milano lo guarda ogni giorno, a volte ci pensa, ma poi continua a tenere fede ai suoi impegni e a ribadire che non rinuncerà mai alla sua candidatura lombarda. Anzi, più combattivo che mai sta cercando di recuperare i delusi di di Lega Nord e Popolo della Libertà. Eppure, a poche ore di distanza dall’accordo tra Roberto Maroni e Silvio Berlusconi, le pressioni sull’europarlamentare del Pdl si sono intensificate.
Questa volta, però, non arrivano solo dal centrodestra, cioè da quel Roberto Formigoni pronto a candidarsi insieme con Berlusconi alle politiche. Questa volta a muoversi sono ampie fette del mondo ecclesiastico e della chiesa, più che mai in fermento, con l’incontro a Todi saltato, che vogliono avere la certezza che il centrodestra vinca in Lombardia. «Non che Umberto Ambrosoli faccia paura, la vittoria di Maroni appare scontata», spiega una fonte anonima che bazzica quel mondo «ma far convergere tutti i voti su Maroni metterebbe le cose a posto per una lunga serie di motivi».
C’è infatti più di una ragione che potrebbe spiegare un possibile ritiro di una candidatura di Albertini dalla corsa per le elezioni lombarde. La prima è politica. E di sistema. Riguarda gli equilibri che si verranno a creare a Roma a urne chiuse. La vittoria del centrosinistra, del Partito Democratico e di Sel, appare scontata a livello nazionale. Per questo motivo, per riequilibrare le forze politiche in campo, si potrebbe decidere «a livello centrista», tra Pierferdinando Casini e lo stesso Mario Monti, di togliere la candidatura di Albertini per far vincere il centrodestra guidato da Maroni. Sarebbe uno sgambetto ai democratici da far valere magari a Roma.
In questo modo, anche l’apparato ciellino appena uscito da regione Lombardia, (si mormora più che mai galvanizzato dopo il nuovo accordo Lega-Pdl ndr), potrebbe riallinearsi in pochi minuti come già fatto anticipato da Formigoni. Comunione e Liberazione si ricompatterebbe, con buona pace di chi già temeva divisioni nefaste. Tra le ragioni che potrebbero poi portare Albertini a fare un passo indietro in Lombardia c’è anche un certo ritardo nella composizione delle liste.
Al momento, da quel che trapela, gli unici formigoniani in corsa con l’ex sindaco di Milano sono Carlo Masseroli, consigliere comunale a Milano e Raffaele Cattaneo, ex assessore ai Trasporti in regione. Il resto della truppa è ancora tutto da definire. E c’è il problema per raccogliere le firme. Non si tratta di candidati che sarebbero ben visti da Monti. Lo ha scritto Avvenire, quotidiano della Cei, parlando dei formigoniani pronti a lasciare il Pdl e a sostenere Albertini.
Tra questi si segnalano quelli che hanno formato il gruppo di Lombardia Popolare, nato grazie agli (indagati) ex consiglieri regionali Marcello Raimondi e Angelo Giammario: la fazione è nata proprio per evitare di raccogliere le firme per le liste. Altro motivo sono i sondaggi che danno ancora l’ex sindaco di Milano fermo in una forbice tra il 7 e il 12% dei consensi. È un buon risultato, certo, che mostra però tutte le difficoltà della piccola coalizione creatasi intorno alla candidatura di Albertini: attraverso Berlusconi, forse, si potrebbe raccogliere qualcosina in più.
L’Udc da queste parti è diviso, con pezzi che sono già passati con Ambrosoli, tra cui Enrico Marcora e Valerio Bettoni. Futuro e Libertà è quasi inesistente. In sostanza, il sacrificio per Monti e Casini non sarebbe così pesante. Non solo. Concentrare Albertini al Senato permetterebbe magari di guadagnare qualcosa in più alla coalizione del professore in Lombardia, regione dove si giocheranno le sorti degli equilibri parlamentari nel prossimo governo.
Ma oltre a quelle fette della chiesa, di Comunione e Liberazione (si dice che il Cardinale di Milano Angelo Scola si stia muovendo molto in questo periodo dopo l’incontro proprio con Monti a capodanno ndr), c’è anche una terza persona che sta facendo pressioni sull’ex presidente del consiglio per convincere Albertini a fare un passo indietro. È a sorpresa Corrado Passera, ministro per lo Sviluppo Economico, che ha da poco concesso un intervista al Corriere dove non ha risparmiato critiche all’ex rettore della Bocconi.
Pare che l’ex ad di Intesa San Paolo glielo avesse già detto prima delle elezioni: «Non appoggiare troppo Albertini». Negli ultimi giorni però avrebbe ribadito a Monti il concetto. C’è chi ricorda che Passera e Maroni sono amici di vecchia data. Sono stati insieme al Lingotto di Torino, durante gli Stati Generali della Lega Nord a fine settembre. E insomma: una vittoria di Bobo non dispiacerebbe proprio all’ex ministro.