(articolo originariamente pubblicato sul Wall Street Journal Europe con il titolo «French employers win labor flexibility»)
I sindacati francesi hanno concesso il minimo supporto necessario per un accordo su ampie modifiche alle leggi del lavoro, punto centrale negli sforzi del Presidente Hollande di arrestare la crescita della disoccupazione e ridare competitività al sistema Francia. Il presidente socialista era certo che le discussioni tra sindacati e associazioni degli imprenditori avrebbero portato all’accordo, evitando quei conflitti e quelle proteste che la questione lavoro aveva scatenato in passato. Ci sono voluti tre mesi di negoziazioni per raggiungere l’accordi di venerdì scorso ed è stato posticipato l’iniziale deadline fissata per la fine 2012, visto che Hollande ha preferito attendere nella speranza di un accordo “storico”.
«È la prima volta in trent’anni che una negoziazione di questo livello e di tale profondità ha trovato un’intesa», ha detto Hollande in una dichiarazione ufficiale dello scorso venerdì. «È un successo nella storia del dialogo tra le parti sociali». Tuttavia, solo tre delle cinque unioni sindacali sedute al tavolo delle trattative hanno dato il loro consenso all’accordo, togliendo a Hollande il supporto unanime che gli avrebbe dato una forte spinta politica. Il risultato delle negoziazioni è stato raggiunto sotto l’occhio attento degli investitori, che valutano se Hollande ha il supporto necessario per allentare il rigido mercato del lavoro francese.
Dopo che numerose aziende hanno licenziato migliaia di lavoratori, la disoccupazione in Francia è cresciuta di oltre il 10% per la prima volta da più dodici anni e ha continuato a crescere. Hollande ha fatto della lotta a questa tendenza la sua priorità e ha promesso che farà in modo che la disoccupazione inizierà a calare dalla fine del 2013. Gli economisti credono che la Francia rischi di indietreggiare ulteriormente rispetto a Paesi come Spagna e Italia che hanno introdotto più velocemente la flessibilità nelle loro leggi del lavoro. Le aziende francesi hanno perso terreno nei confronti, soprattutto, di quelle tedesche, che hanno usato contratti più flessibili con i loro dipendenti – e costi del lavoro inferiori – per potenziare la loro capacità di esportazione.
I negoziatori devono ancora tornare nelle sedi dei rispettivi sindacati per firmare definitivamente l’accordo. Joseph Thouvenel, rappresentante della Christian Cftc Union, e il negoziatore moderato Patrick Pierron hanno detto che ne riporteranno un’opinione positiva, mentre il negoziatore della Cfe-Cgc Marie-François Leflon ha detto di aver aiutato a raggiungere un accordo più bilanciato. Come ci si aspettava, i due sindacati più radicali, la Cgt e la Force Ouvrière, hanno dichiarato che non firmeranno l’intesa.
Una volta che i tre sindacati più moderati firmeranno definitivamente l’accordo, il governo presenterà al Parlamento il testo in forma di disegno di legge. Il ministro del Lavoro Michel Sapin in un’intervista pubblicata domenica sul settimanale Le Journal du Dimanche si è detto certo che il governo otterrà in Parlamento un ampio consenso per il disegno di legge.
Sulla base di questo accordo, le associazione degli imprenditori hanno ottenuto una vittoria che consentirà alle aziende di ridurre orari di lavoro e salari in tempi difficili, come fecero le imprese tedesche durante la crisi per assicurarsi la sopravvivenza. Nei periodi di paghe e orari flessibili, ai dipendenti sarà garantito il posto di lavoro. I datori di lavoro hanno fatto progressi nell’abolire le incertezze legali relative ai licenziamenti e hanno limitato da cinque a due anni il periodo di tempo in cui i dipendenti possono fare appello contro i licenziamenti.
Gli imprenditori hanno fatto delle concessioni ai sindacati, accordando l’estensione delle assicurazioni sanitarie private ai lavoratori che hanno contratti a tempo e l’estensione di alcuni benefit legati alla disoccupazione. I negoziatori hanno anche concordato di aumentare i costi pagati dai datori di lavoro sui contratti a tempo per incoraggiare le aziende ad assumere in maniera permanente.
Gli economisti ritengono che l’accordo ottenuto in Francia, sebbene segni un passaggio positivo, lasci comunque il Paese indietro rispetto ai colleghi europei. «È una vittoria simbolica per il governo e va nella giusta direzione verso la flessibilità, ma non è una vera scossa per il sistema e non è per nulla drastica come lo fu in Germania», dice Guillaume Guidoni, capo economista della società di consulenza francese Bipe.
Lo scorso autunno, Hollande aveva fatto qualche passo per tagliare i costi del lavoro introducendo una detrazione fiscale del valore di 20 miliardi per le aziende. Ma di fronte a una disoccupazione giovanile del 25%, Hollande ha varato anche un programma finanziato dallo stato per creare posti di lavoro per giovani non qualificati e ha concesso incentivi alle aziende che assumono giovani senza licenziare i più anziani.
(Traduzione di Silvia Favasuli)