“Probabile una nuova manovra”: Bankitalia contraddice i partiti

“Probabile una nuova manovra”: Bankitalia contraddice i partiti

Nel 2013 l’economia italiana si contrarrà di un punto percentuale. E potrebbe esserci la necessità di una manovra correttiva. A dirlo è la Banca d’Italia, tagliando le speranze a chi pensava che l’anno in corso sarebbe stato quello della ripresa economica. Sarà probabilmente il secondo della recessione italiana. L’anno scorso, nel bollettino di inizio anno, l’istituto di Via Nazionale aveva previsto una contrazione del Pil di un punto percentuale per il 2012 e un’economia ferma allo 0,0% in quest’anno. Entrambe le previsioni sono state riviste al ribasso. L’economia italiana nell’anno appena trascorso si è contratta del 2,1 per cento. Le tensioni sui mercati obbligazionari si sono attenuate, ma il problema dell’Italia resta strutturale.

«I maggiori fattori di rischio al ribasso sono legati all’andamento della domanda interna e alle condizioni del credito». È questo quello che afferma la Banca d’Italia nel suo bollettino di gennaio, il primo del 2013. Per la serie, se non ci pensano le tensioni finanziare all’interno della zona euro a infettare l’economia italiana, ci penseranno la contrazione dei consumi e il credit crunch bancario. Meno prestiti delle banche e meno spesa delle famiglie rischiano di impattare sulle imprese italiane ancora più negativamente che nel 2012. E come ha ricordato oggi un’analisi di Société Générale, l’Italia è appena finita all’ultimo posto nella classifica della produttività all’interno dell’area euro, battendo perfino la Grecia. Una situazione ben poco lusinghiera, specie considerando che Roma è al primo posto di un’altra classifica: quella del costo medio di lavoro per unità di prodotto.

Non c’è solo lo spread a far paura. L’illusione, alimentata anche dall’abitudine prettamente giornalistica di riportare solo questo indicatore, che la crisi sia finita non deve far diminuire la tensione. Il differenziale di rendimento fra titoli di Stato italiani a dieci anni e corrispettivi tedeschi di pari entità ha registrato una riduzione in seguito alle operazioni della Bce. Un evento che sarebbe difficilmente accaduto se il presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, non avesse optato per il lancio, a fine luglio, del programma Outright monetary transaction (Omt), tramite il quale la Bce acquisterà bond governativi dei Paesi sotto pressione. 

Come ha spiegato anche l’istituzione di Francoforte, gli squilibri finanziari si stanno riducendo all’interno della zona euro. In particolare, la netta frammentazione dei flussi TARGET2, ovvero transazioni commerciali e flussi di capitali, si lentamente migliorando, anche in Italia. Tuttavia, come ha ricordato ieri la Bce, «L’accresciuta incertezza politica in Italia ha condotto al flight-to-safety di alcuni flussi di capitali verso i titoli emessi dai Paesi con rating AAA». Un modo educato e gentile per definire la fuga dei capitali dall’Italia. Dati confermati anche dall’Associazione bancaria italiana (Abi). In dicembre i depositi degli esteri presso le banche italiane sono infatti calati del 14,7% su base annua. E poco importa se siano cresciuti del 5,7%, nello stesso periodo, quelli dei residenti.

La distorsione che ha portato a una situazione di autarchia sul mercato obbligazionario italiano nel corso del 2012 non è ancora terminata. Ha ragione la Banca d’Italia quando afferma che «sono molto migliorate le condizioni dei mercati finanziari» e che «gli afflussi di capitali verso le economie più colpite dalla crisi sono ripresi». Ma è vero anche che la normalità è ben lontana. Non devono illudere i buoni dati delle ultime aste di titoli di Stato, in cui sono tornati a comprare diversi grandi investitori istituzionali esteri. Il percorso dell’Italia sui mercati obbligazionari resterà difficile per tutto il 2013. 

Fra le poche note positive si può trovare la situazione debitoria degli italiani. Come spiega l’istituto di Via Nazionale, «il rapporto fra il debito delle famiglie e il reddito disponibile è rimasto al 65% nel terzo trimestre del 2012». In altre parole, è stabile. E in questo caso l’euro ha portato fortuna all’Italia, dato che «tale livello si conferma nettamente più basso di quello medio dell’area dell’euro, che sfiora il 100 per cento». In contrazione anche gli oneri per il servizio del debito, ovvero pagamento di interessi e restituzione del capitale.

Sono due le certezze per l’economia italiana. Servirà un’altra correzione dei conti pubblici, ovvero un’altra manovra di tagli, per proseguire nel percorso di consolidamento fiscale in cui è impegnato il Paese. E sarà il prossimo presidente del Consiglio a doverla fare. Le parole del governatore Ignazio Visco sono chiare: «Con una caduta del Pil dell’1% una manovra correttiva non è automaticamente necessaria, ma non si può nemmeno escludere del tutto». Allo stesso tempo, l’Italia dovrà adottare una politica economica, a livello interno, volta a migliorare produttività e competitività, al fine di evitare uno scenario di stagnazione economica che rischia di protrarsi fino al 2015. Se è vero che è possibile che ci sia una ripartenza dell’economia italiana nel corso del 2013, è altrettanto vero che le stime di crescita del Pil per il 2014 sono desolanti: +0,7 per cento. Poco, troppo poco, per adagiarsi sugli allori.

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