Quella che vedete è una foto che fa storia. È la foto di un primo ministro di una delle grandi nazioni del mondo che, nella culla della cristianità e in attesa che il Santo Padre (sì, proprio lui) celebri la funzione nel giorno dell’Epifania, parla serenamente al telefonino. Argomento non è dato sapersi, ma possiamo immaginarlo vista la caratura del personaggio e il momento politico che ha deciso per sé.
Questa foto sarebbe sulla prima pagina di molti giornali stranieri che fanno del racconto del Potere ancora un elemento di crescita e consapevolezza democratica. Sarebbe in prima, invero, anche per molto meno di un primo ministro che di fronte al Santo Padre clamorosamente telefona, lo sarebbe perché magari si scaccola, o perché strizza l’occhio a un amico seduto qualche banco più in là, o perché ha un lembo di camicia fuori dai pantaloni o le scarpe sporche di fango. Insomma mille motivi. Sarebbe in prima, per capirci meglio, perché il mutamento del costume è così rilevante, così socialmente vivo – e applicato poi al personaggio italiano del momento – che è impossibile starne fuori e non assegnargli la rilevanza che merita.
Questa mattina abbiamo atteso con una certa curiosità le prime pagine dei nostri giornali più rappresentativi e non abbiamo trovato nulla in prima pagina. Abbiamo sperato che almeno campeggiassero foto più rappresentative, che potessero giustificare quell’assenza, ma Stampa e Repubblica avevano addirittura due scatti d’archivio (antenne tv e la Costa Concordia), mentre il Corriere ha scelto – almeno – la maglia del Milan contro il razzismo esibita ieri a San Siro prima della gara con il Siena. Naturalmente l’immagine di Monti che telefona in San Pietro non è scomparsa del tutto, la trovate all’interno nelle pagine di politica come una qualunque spigolatura. Solo la Stampa, evidentemente consapevole della forza di quello scatto, gli costruisce intorno un pezzo in cui si traduce su carta lo sguardo severissimo della signora Elsa.
Ci sarebbe da capire perché quello scatto, che ieri ha colpito e incuriosito il nostro Massimiliano Gallo, come tutti noi del resto, non abbia avuto la nobiltà della prima pagina sui giornali di carta. Uno dei motivi, che qualcuno potrebbe addurre, è che lo si è visto, ieri, su tutti i siti di informazione e dunque (ri)pubblicarlo in prima ne sarebbe una stanca ripetizione. Buono a sapersi di questa primazia della Rete, solo che dovremmo metterci un po’ d’accordo, visto che per tre quarti della loro foliazione i quotidiani riportano le notizie apparse su internet il giorno prima.
Altro motivo, forse, una certa sufficienza, una modesta distrazione di massa, quella sottovalutazione neppure troppo consapevole che porta a considerare la politica e i soggetti che la compongono non troppo meritevoli di attenzione. Fosse davvero così, dovremmo spiegare a noi stessi, cercando di convincerci, come mai abbiamo passato questi ultimi vent’anni con Berlusconi in prima pagina (lo diciamo subito noi, prima d’essere insultati: con tutte le differenze del caso!)
La sufficienza di cui sopra si accompagna probabilmente alla scarsa considerazione che i nostri giornali hanno dell’elemento fotografico (con eccezione della Stampa di Torino), vuoi perché la figura del photo-editor, che poi è un giornalista al pari quelli che scrivono, spesso non è presa nella dovuta considerazione dai colleghi, vuoi perché se non c’è lo scatto davvero dirimente (la guerra, il dolore estremo, la balena spiaggiata) generalmente ci si accontenta di un cabotaggio a-sentimentale.
Ci sarebbe poi un ultimo elemento possibile, lasciato volutamente al fondo delle nostre povere argomentazioni perché anche più spinoso degli altri. Ed è una certa acquiescenza nei confronti del Potere e di chi lo rappresenta. Una certa, sottile, subalternità, quell’idea anche appena accennata che è meglio non disturbare il manovratore. Soprattutto se è una persona super-seria come Mario Monti e non quel sereno puttaniere di Berlusconi.
Certo che quella foto non è bellissima per il presidente del Consiglio, certo che non ci fa una gran figura, certo che sarà difficile rivedere un altro primo ministro che di fronte al Papa smanetta con il cellulare come farebbe un quattordicenne, ma è uno scatto che segna la storia del costume grazie anche allo sguardo straordinario, impeccabilmente severo, della signora Elsa.
Ps. Il bravissimo fotografo che per l’Ansa ha scattato l’immagine si chiama Alessandro Di Meo.