TREVISO – L’ultima tappa veneta del viaggio de Linkiesta nelle eccellenze manifatturiere del Norditalia approda a Riese Pio X, piccola località in provincia di Treviso che nel 1835 diede i natali a San Pio X. Qui ha sede il quartier generale di Pasta Zara, secondo produttore nazionale e primo esportatore italiano di pasta. Pasta Zara ha più di un secolo di storia e al timone dell’azienda c’è sempre stata la stessa famiglia – i Bragagnolo – , giunta alla quarta generazione. Una storia imprenditoriale che si tramanda con successo e che ha trasformato un piccolo laboratorio in un’azienda di dimensioni mondiali. Oggi Pasta Zara dà lavoro a più di 400 addetti distribuiti su tre stabilimenti produttivi, da cui escono 1.500 tonnellate al giorno di pasta, che viene esportata in tutto il mondo per produrre un giro d’affari di poco inferiore ai 200 milioni di euro.
La svolta di Pasta Zara è rappresentata probabilmente dalla decisione che assunse Franco Bragagnolo, nel 1975, una volta prese in mano le redini dell’azienda: puntare tutto sulle esportazioni. I risultati arrivarono subito. Prima in Austria, poi in Germania, quindi in Grecia. Pasta Zara, da allora, ha allargato a macchia d’olio la sua presenza nei mercati mondiali.
«Il 12,5% della pasta secca italiana consumata nel mondo – spiega con orgoglio Furio Bragagnolo, che assieme ai fratelli Arianna, Umberto e Franca è succeduto al padre Franco nella guida dell’azienda – è prodotta da Pasta Zara…pensi che sono 101 i paesi nei quali siamo presenti». Pasta Zara oggi realizza all’estero addirittura il 95% dei ricavi: il 51% dell’export interessa le nazioni dell’Unione Europea-12, il 14% il resto d’Europa, il 12% i Paesi scandinavi, il 10% il Medio Oriente, il 5% il Far East, il 4% l’Africa, il 3% l’America, l’1% Australia e Oceania.
«Nel corso degli ultimi anni – puntualizza Bragagnolo – abbiamo poi aumentato la nostra presenza nei mercati dell’Est europeo come Russia, Ungheria e Croazia, nonché in Giappone, Medio Oriente e Africa, affrontandone alcuni del tutto nuovi, come ad esempio gli Stati Uniti, dal potenziale enorme».
La chiave della progressiva penetrazione sui mercati esteri è stata anche una sapiente valorizzazione dell’italianità, che nella pasta peraltro trova una delle massime espressioni. Non a caso sulle confezioni destinate ai mercati esteri si leggono nomi propri femminili e vengono stampigliati la bandiera italiana o diciture come “real italian taste”. «Continuiamo a rilevare con soddisfazione – commenta Bragagnolo – che nel mondo la pasta italiana rappresenta ancora un plus valore che fa la differenza con la concorrenza…resta un’eccellenza e tutto questo non fa che avvalorare la nostra strategia basata sul Made in Italy».
Pasta Zara, grazie a questa forte vocazione all’esportazione, a una invidiabile capacità di innovazione e ottimizzazione dei processi produttivi, nonché a cospicui investimenti pensati in chiave anti-ciclica, ha veleggiato anche negli anni della crisi verso traguardi ambiziosi. Che hanno pagato in termini di crescita del volume d’affari. «Dopo aver chiuso positivamente il bilancio 2011 (226 mila tonnellate di pasta venduta, 187 milioni di euro di fatturato, contro i 173 del 2010), Pasta Zara – chiarisce Bragagnolo – crescerà anche nel 2012, nella misura di circa il 15 per cento».
Furio Bragagnolo, che in Pasta Zara riveste il ruolo di presidente, non nasconde la soddisfazione: «Siamo presenti in più di 100 Paesi e il nostro business si divide tra la produzione per le private label della Gdo (70% del volume d’affari), dove siamo tra i primi a livello mondiale, e la produzione col marchio Pasta Zara. Questo secondo canale commerciale ha visto un forte incremento nel corso dell’anno, grazie a Paesi dove il consumo di pasta di qualità è aumentato e quindi anche il nostro export. In particolare registriamo incrementi importanti in Brasile, dove la concorrenza con i pastifici locali è molto forte, in India, nell’Est europeo (Russia, Tazakistan, Tagikistan, Ungheria e Croazia) e in Iran». Parallelamente, Pasta Zara cresce lentamente, ma progressivamente, anche in Italia, dove sta intensificando i contatti con le catene della grande distribuzione e riproponendo il marchio Pagani, rilevato nel 2010, nella ristorazione e nel catering.
Un dato è emblematico: nel 1999 Pasta Zara vendeva annualmente 108 mila tonnellate di pasta, nel 2011 ne ha vendute 226 mila, che nel 2012 dovrebbero crescere a circa 250mila tonnellate. Si tratta di balzi importanti, conseguenti anche i processi di ampliamento, avviati negli scorsi anni e tuttora in atto, di tutti e tre gli stabilimenti produttivi – quello storico di Riese Pio X, quello di Rovato (Brescia) e quello di Muggia, alle porte di Trieste – , ognuno dei quali è vocato a servire pezzi specifici di mercato mondiale dove Pasta Zara è presente. A Riese è in corso l’avviamento di una nuova linea produttiva e di una nuova area logistica di stoccaggio automatizzato da 25 mila pallets, dotato delle tecnologie più avanzate
A Rovato sono invece stati completati i lavori di modernizzazione dello stabilimento, che comprende nove linee produttive, con nuovi scarichi industriali, piazzali ridisegnati, nuovi silos di stoccaggio e un’ulteriore confezionatrice di pasta corta. In un ampio processo di potenziamento è coinvolto pure lo stabilimento di Muggia, di cui proprio quest’anno è stato celebrato il decennale. «A Muggia – ricorda Bragagnolo – siamo partiti da un campo di terra sognando di poter entrare con maggiore efficacia nei mercati dell’est, come è avvenuto”. Era infatti l’autunno del 2002 quando Pasta Zara “sbarcava” a Muggia inaugurando uno dei pastifici più grandi e moderni del mondo. “Abbiamo vissuto questi 10 anni intensamente e con profitto – precisa Furio Bragagnolo – ; la scommessa di Muggia si è dimostrata vincente perché nel giro di due anni ci ha permesso di raddoppiare la produzione e di diventare il secondo produttore nazionale di pasta, nonché il primo esportatore».
La crescita è confermata dai numeri: la capacità produttiva di Muggia oggi è di 610 tonnellate di pasta al giorno. Dieci anni fa i dipendenti erano una sessantina, oggi sono circa 150. «Sulla scia di questo successo – chiarisce Bragagnolo – abbiamo deciso di ampliare ulteriormente lo stabilimento: verrà allestita un’area logistica capace di ospitare 66mila posti pallet, che farà fare un balzo in avanti sul fronte dell’automazione. In più, verrà installata una sesta linea produttiva di pasta…un nuovo gruppo di confezionatrici e un inedito silos intermedio, permetteranno a questa linea di produrre 9mila chili all’ora di pasta e una volta completata la messa in opera, il centro operativo di Muggia vedrà la sua capacità produttiva salire a 870 tonnellate di pasta al giorno, confermandosi uno dei pastifici di riferimento a livello mondiale».
«Quando il piano di sviluppo produttivo per tutti e tre gli stabilimenti produttivi sarà completato, cioè entro il 2015 – precisa Bragagnolo – taglieremo il traguardo di un altro raddoppio del nostro potenziale, raggiungendo una capacità produttiva di 400 mila tonnellate annue».
Nella corsa verso sempre più ambiziosi obiettivi, Pasta Zara ha sempre mantenuto una attenzione specifica verso i temi dell’eco-compatibilità. Negli scorsi anni ha così preso avvio un vero e proprio progetto – denominato Pasta Zara Green – con lo scopo di studiare, incentivare, realizzare tutte le azioni possibili per una produzione aziendale che privilegi l’ecosostenibilità, nel quadro di uno sviluppo che salvaguardi l’ambiente, il territorio e il lavoro. Un progetto che passa attraverso trasporti alternativi, la riduzione dei consumi energetici adottando soluzioni di energia rinnovabile, il benessere degli animali.
Infatti da qualche anno Pasta Zara ha convertito su rotaia il viaggio ripetuto che la semola di grano duro affronta, partendo dal Sud dell’Italia, per arrivare negli stabilimenti di Riese Pio X, Muggia e Rovato. Legambiente ha calcolato che il solo percorso Giovinazzo (dove ha sede il Molino da cui proviene la semola)-Trieste e ritorno via treno toglie dalla dorsale adriatica 3.200 camion l’anno. Tradotto in benefici per l’ambiente, significa impiantare 649 ettari di bosco, pari a circa 325 mila alberi.
Inoltre nei suoi tre impianti Pasta Zara autoproduce l’energia elettrica e termica grazie alla cogenerazione ottenuta con motori endotermici turbocompressi ad alto risparmio energetico; mentre per lo scarico degli sfarinati dalle cisterne vengono impiegati compressori elettrici che consentono un azzeramento del CO2 eliminando del tutto l’inquinamento acustico.
Da anni sentiamo parlare di imprese del Nordest che gettano la spugna di fronte alla crisi o alla concorrenza ferocemente imposta dalla globalizzazione. E che di conseguenza chiudono i battenti o scappano all’estero.
Pasta Zara è uno degli emblemi di una narrazione differente, che parla di imprese in sofferenza, ma che non solo non hanno alcuna intenzione di gettare la spugna, ma continuano a scommettere sul futuro e per nessuna ragione al mondo lascerebbero il proprio paese. «Nel 2002 – conclude Bragagnolo – decidemmo di non delocalizzare all’estero, nonostante diverse offerte vantaggiose, e costruimmo il nostro secondo stabilimento a Muggia. La scelta di investire qui e di continuare così a credere nel Paese si è rivelata vincente!».
Famiglia Bragagnolo, da sinistra Umberto, Arianna, Franca e Furio