Un merlo del campanile di Vico Pancellorum (Lucca), dell’XI secolo, crollato per il terremoto
Dopo il terremoto delle 15:48:18 di venerdì 25 gennaio in Garfagnana (Lucca), che ha avuto una magnitudo di 4.8, prosegue lo sciame sismico nella zona. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha localizzato circa 120 repliche, tutte con magnitudo inferiore a 3.0. Di queste, 26 hanno avuto magnitudo tra 2.0 e 3.0.
Il sisma di venerdì non ha provocato vittime né all’apparenza grossi danni, anche se l’accertamento delle lesioni – che prosegue – sta rivelando problemi strutturali anche seri in molte chiese, alcune di grande pregio storico-artistico, tanto che cinque di esse sono state dichiarate inagibili.
La situazione più grave è quella della pieve di San Paolo a Vico Pancellorum, nel Comune di Bagni di Lucca, una chiesa romanica la cui esistenza è attestata nei documenti fin dal 942. Lesionato il campanile, costruito successivamente alla pieve (forse nell’XI secolo, e risistemato nel 1790), da cui è crollato anche un merlo. Sarà presumibilmente imbracato in una struttura di legno. L’edificio di culto è stato chiuso dai Vigili del Fuoco per le lesioni ed è stato interdetto il passaggio nella piazza antistante e nelle vie che la circondano.
Le altre quattro chiese giudicate non agibili nella provincia di Lucca sono quella della Misericordia a Borgo a Mozzano, di San Donnino a Piazza al Serchio, di Verni nel comune di Gallicano e la parrocchiale di Marlia nel comune di Capannori.
La Curia di Lucca ha disposto, per ragioni di sicurezza, che in per questo fine settimana tutte le celebrazioni religiose si tenessero all’aperto o in strutture indicate dalla Protezione civile. E così è stato, con piazze, palestre e palasport pieni di fedeli.
Ora la grossa preoccupazione è per i tempi di ripristino delle strutture, vista la penuria di fondi dovuta alla crisi. Nel caso di Vico Pancellorum, si erano da poco conclusi i lavori di risistemazione del tetto della canonica, con una raccolta fondi che aveva superato i 40mila euro. Cifre spesso proibitive, anche perché molte delle realtà colpite sono minuscole località montane, con poche decine o centinaia di abitanti.