Berlusconi mente: ecco quanto ci è costato lo spread

Berlusconi mente: ecco quanto ci è costato lo spread

Omnibus, 15 gennaio

Calcoliamo quanto avremmo risparmiato nel collocare ciascun titolo emesso a partire da luglio 2011 se lo spread non fosse aumentato (ovvero se i rendimenti fossero rimasti invariati).

A ciascuna combinazione titolo-durata abbiamo imputato la media dei rendimenti risultanti dai collocamenti pre-crisi, utilizzando questi rendimenti ipotetici per simulare gli interessi che sarebbero stati pagati sui titoli emessi durante la crisi se lo spread non si fosse infiammato.

Secondo questo esercizio, se i rendimenti fossero rimasti invariati, le emissioni avrebbero promesso un flusso di interessi agli investitori pari a 61,91 miliardi di euro, mentre il dato reale è di circa 90,6 miliardi di euro. La spesa aggiuntiva è quindi di oltre 28 miliardi. Dato che questo flusso aggiuntivo sarà distribuito nel corso di 15 anni, abbiamo quindi attualizzato i rimborsi alla data odierna per esprimerli in euro di oggi.
Il risultato è che il costo dello spread, sia pure spalmato sui 15 anni di maturità del debito che abbiamo utilizzato per le simulazioni, è di 24,8 miliardi di euro, altro che 6 miliardi!

NB: come emissioni pre-crisi dello spread abbiamo utilizzato quelle dal 1° gennaio 2010 al 30 giugno 2011 e le abbiamo classificate per tipologia di titolo (BOT, BTP, CTZ etc.) e per durata (3 mesi, 6 mesi, 1 anno, 5 anni, etc.). Per l’attualizzazione abbiamo utilizzato il tasso di inflazione medio del periodo 1998-2012 (2,32%).

Confrontando gli ultimi mesi del governo Berlusconi – da luglio 2011 alle dimissioni del 12 novembre – con i 16 mesi del Governo Monti si ricava che sotto quest’ultimo i nostri titoli sovrani sono stati venduti con un rendimento dello 0,83% inferiore rispetto al governo precedente. Infatti, nel terzo trimestre 2011 il tasso medio dei titoli italiani era 4,09% mentre nel periodo successivo il tasso è calato al 3,26%.

Lo Spoglio, 16 gennaio

L’affermazione è difficile da verificare, perché lo spread di per sé non ha un costo definito (potrebbe aumentare con rendimenti italiani in diminuzione qualora i rendimenti tedeschi scendessero ancora di più). Sostituiamo allora la parola “spread” con “rendimento” e analizziamo l’affermazione di Monti. Il debito pubblico italiano in circolazione ammonta a circa 2.021 miliardi di euro, quindi se – ipoteticamente – potesse essere tutto rifinanziato con un rendimento dell’1% inferiore a quello corrente si avrebbe un risparmio di appunto 20 miliardi di euro.

Questa semplice stima suppone però che il livello del debito “a regime” rimanga sugli attuali livelli, mentre gli impegni europei – Fiscal Compact in primis – prevedono una riduzione significativa nell’arco dei prossimi decenni. Inoltre, ulteriori risparmi o aggravi di spesa saranno senz’altro causati da modifiche nella composizione futura del debito (durata dei titoli, emissioni a tasso fisso o variabile): tutti parametri che sono significativamente cambiati negli ultimi 20 anni. Il calcolo “a regime” è quindi puramente ipotetico e i 20 miliardi di cui sopra non sono da intendersi come risparmi effettivi. Non è un caso che Monti abbia aggiunto la precisazione a piè di pagina per rendere esatta la sua affermazione, senza aggiungere però che “a regime” o nel lungo periodo, per dirla con Keynes, saremo tutti da qualche altra parte.
 

Otto e Mezzo, 21 gennaio

La Banca d’Italia pubblica regolarmente un rapporto dettagliato sui risultati dei collocamenti del debito pubblico nazionale dal quale possiamo ricavare quanti titoli vengono emessi in ciascuna asta.

La seguente tabella riassume quanto è stato collocato negli ultimi 5 anni e il valore medio di emissione per ciascuna asta.

Gli importi collocati ogni anno (seconda colonna) corrispondono a quelli dichiarati da Brunetta.

Per quanto riguarda l’affermazione sulle singole aste i dati (terza colonna), smentiscono però l’ex ministro: negli ultimi 5 anni i valori di collocamento sono oscillati tra i 2 e i 4,5 miliardi per asta; anche allargando la definizione di asta a “giorno in cui si è tenuta almeno un’asta” non si raggiunge che una frazione dei 30-35 miliardi collocati secondo Brunetta.

Fonti:

(1) Dipartimento del Tesoro – Vita media ponderata dei titoli di Stato 2012
(2) Banca d’Italia – Supplemento al Bollettino Statistico, Finanza Pubblica, Fabbisogno e Debito
(3) Dipartimento del Tesoro – Evoluzione della struttura del debito e vita media
(4) Banca d’Italia – Risultati dei collocamenti – Aste dal 2002 al 2012

Fact checking in collaborazione con lavoce.info e i Checkmate

X