Dall’Ici all’Imu. Bersani e il fantasma del Prodi-bis

Meno tasse sulla casa. Il Cavaliere ha fermato il centrosinistra con la stessa promessa

I bersaniani più scaramantici devono aver pensato subito all’ultimo comizio milanese del segretario Pd. Quel bagno di folla a piazza del Duomo, era il 18 febbraio scorso, con l’inattesa presenza di Romano Prodi sul palco. Un segno del destino. Forse una maledizione. A nemmeno ventiquattr’ore dalla chiusura delle urne, la parabola politica di Pier Luigi Bersani assomiglia sempre di più a quella dell’ex presidente del Consiglio. Sette anni dopo, il centrosinistra scopre di aver fatto gli stessi errori.

Il giorno dopo le elezioni emergono con chiarezza i primi risultati. Il centrosinistra, sicuro di vincere, ha dilapidato un incredibile vantaggio elettorale. Destinato a sconfitta certa, Silvio Berlusconi è riuscito a colmare la distanza con gli avversari. Il Parlamento si scopre ingovernabile. La legislatura che si apre sembra già destinata a terminare anzitempo. Le analogie con il 2006 sono impressionanti.

Le campagne elettorali di Prodi e Bersani – seppure a distanza di sette anni – sono simili. Entrambi i candidati premier erano partiti con il favore del pronostico. Nella posizione più agevole che spetta a chi si propone come alternativa al governo uscente. Tutti e due hanno commesso gli stessi errori. Una corsa al voto in tono minore, senza mordente. La gara di chi sa di avere già la vittoria in tasca.

Sia Prodi che Bersani hanno sottovalutato Silvio Berlusconi. Oggi come nel 2006 il Cavaliere è riuscito a invalidare la vittoria degli avversari. Un risultato che ha sorpreso tutti. Forse persino il diretto interessato. Un successo conquistato utilizzando – ecco il paradosso – persino le stesse armi. Entrambe le rimonte di Berlusconi passano dalle promesse elettorali degli ultimi giorni. Anzi, sempre la stessa promessa: l’eliminazione della tassa sulla prima casa. In uno dei confronti tv con Prodi il Cavaliere aveva assicurato agli italiani la cancellazione dell’Ici? Stavolta è andato oltre. Promettendo – evidentemente il recupero era più difficile – addirittura la restituzione dell’ultimo pagamento Imu.

Oggi come allora il ruolo del Porcellum è stato decisivo per l’esito della competizione elettorale. Nel 2006 la discussa legge elettorale era stata appena approvata dalle Camere. Stavolta il Parlamento ha appena fallito la sua riforma. A pagare le conseguenze della «legge porcata» è ancora il centrosinistra. Il contorto sistema di assegnazione dei premi di maggioranza su base regionale al Senato segna di nuovo il destino della legislatura. Curiosamente anche il risultato elettorale è lo stesso di sette anni fa: a Montecitorio il centrosinistra vince di poco – nel 2006 l’Unione superò il centrodestra di 24mila voti, stavolta la differenza è poco più alta – al Senato il sostanziale pareggio rende impossibile formare una maggioranza stabile.

Poi ci sono i sondaggi. Quelli presentati dai principali esperti nel corso della campagna elettorale. E quelli di Silvio Berlusconi. Nelle settimane che hanno preceduto il voto – oggi come nel 2006 – quasi tutte le rilevazioni hanno fotografato un rassicurante vantaggio per il centrosinistra. Il recupero del Pdl? Fantascienza. Le uniche voci fuori dal coro sono state le ricerche di mercato commissionate da Palazzo Grazioli. («Ma quale corsia di sorpasso – rideva Bersani – Berlusconi non si è accorto di essere finito sulla corsia d’emergenza»). Onore ai sondaggisti del Cavaliere. Oggi come nel 2006, avevano ragione loro.