Draghi rivela gli aiuti all’Italia: peserà sul voto?

La Bce: 103 i miliardi di euro di bond comprati per sostenere Roma

A pochi giorni dalle elezioni italiane irrompe nel dibattito politico anche la Banca centrale europea. E lo fa nel modo più pesante che potesse utilizzare: citando i miliardi comprati finora dall’istituzione guidata da Mario Draghi. Sono quasi 103 i miliardi di euro comprati (e ancora in pancia della Bce) per sostenere l’Italia sui mercato obbligazionario fra il 2011 e il 2012. Un ricordo importante per chi sarà il prossimo presidente del Consiglio. E potenzialmente un assist importante per Beppe Grillo.

Prima le parole del cancelliere tedesco Angela Merkel, tirata in ballo dal presidente del Consiglio Mario Monti e smentite da Berlino. Poi, l’intervento di Wolfgang Schäuble, il ministro tedesco delle Finanze, che ha pubblicamente ringraziato Monti per le riforme messe in atto nel suo anno di governo. Infine, le considerazioni di Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, che si è rivolto agli italiani dicendo di non votare per Silvio Berlusconi. E ora, la Bce. Nell’ultima settimana gli interventi, veri o presunti, si sono susseguiti. E tutti vedono favorevolmente la creazione di un governo stabile e capace di portare avanti le riforme iniziate da Monti. Più facile a dirsi che a farsi.

I dati della Bce sono più pesanti delle parole dei politici esteri. Prima del famoso discorso del 26 luglio, in cui Mario Draghi disse che la Bce, nei limiti del suo mandato, era pronta a fare qualsiasi cosa per preservare l’euro, esisteva un programma di acquisto di bond governativi sul mercato obbligazionario secondario, il Securities markets programme (Smp). E proprio tramite questo strumento la Bce ha sostenuto l’Italia nel periodo più nero, fra l’agosto 2011 e l’inizio del 2012. L’apporto, nonostante alcune vendite degli stessi bond, è stato pesante: 102,8 miliardi di euro, a fronte dei 44,3 miliardi per la Spagna, dei 33,9 miliardi per la Grecia, dei 22,8 miliardi per il Portogallo e dei 14,2 per l’Irlanda.

Il punto focale dell’azione della Bce erano le riforme strutturali che l’Italia doveva adottare. Fra queste, la riforma del mercato del lavoro e del sistema previdenziale, senza dimenticare le liberalizzazioni che dovevano aiutare il Paese a dare sfogo al proprio potenziale di crescita, inespresso da troppi anni. Il presidente del Consiglio di allora, Silvio Berlusconi, promise a Francoforte, ma anche a Bruxelles, che avrebbe messo in pratica quanto richiesto nella famosa lettera di agosto 2011, inviata da Jean-Claude Trichet, predecessore di Draghi. Promesse non mantenute, nonostante i 103 miliardi di euro acquistati.

Con l’arrivo di Monti, il rapporto fra Roma e Francoforte è mutato. Sono stati terminati gli acquisti e si è data fiducia al governo tecnico. Tuttavia, con l’aumento del rischio di convertibilità della moneta unica e il divampare della crisi in Italia e Spagna, oltre che in Grecia, Draghi ha deciso di mettere in campo l’artiglieria pesante: le Outright monetary transaction (Omt), il nuovo piano di acquisto di titoli di Stato. Il tutto sottoposto a un memorandum of understanding, un accordo fra Bce e il Paese richiedente, in grado da vincolare l’azione riformatrice di quest’ultimo. No riforme, no acquisto di bond.

Oggi la Bce ha ricordato all’Italia, e agli italiani, quanto ha fatto per sostenere la terza economia continentale nei momenti più duri. Nei mesi scorsi ha ribadito che lei, in ogni caso, c’era, c’è e ci sarà. Tutto però dipende dall’esito del voto. In particolare, dipende se il nuovo governo è pronto a continuare con le misure di austerity richieste per ridurre il peso della finanza pubblica italiana. A questo, e lo ha ribadito anche ieri Standard & Poor’s, è necessario contrapporre misure per la crescita economica, per esempio le liberalizzazioni. Tuttavia, come ha anche ricordato in una nota Goldman Sachs, le possibilità che nasca una maggioranza solida, in grado di sfruttare questa onda, sono sempre più basse. Il consensus delle banche internazionali è tutto allineato con la vittoria della coalizione di centrosinistra, seppure di poco. Poi, si vedrà.

Le rivelazioni della Bce impatteranno sul voto? È difficile dirlo. Il silenzio elettorale non permette di fare valutazioni su quello che è l’effetto. Tuttavia, è quasi certo che Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, farà riferimento ai dati della Bce per spingere sui suoi temi classici, dal ritorno della sovranità monetaria alla rinegoziazione del debito, come dirà questa sera in una intervista a Euronews. E a poco più di 48 ore dal voto, potrebbe fare breccia nel cuore degli indecisi, circa un terzo degli italiani secondo gli ultimi sondaggi pubblicati prima del blackout.  

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