Ecco l’Italia che sperimenta la flexsecurity

Nella versione Ichino e non solo, per re

Prove di flexsecurity. Ci sono territori, in Italia, in cui si sperimentano formule simili a quelle che il senatore Pietro Ichino porta in dote alle prossime elezioni. Dentro i limiti dell’attuale legislazione, ci si aggrappa alle forme di flessibilità offerte dai contratti di lavoro esistenti e si creano nuovi strumenti per favorire il ricollocamento dei lavoratori. In provincia di Bergamo e di Trento nascono progetti frutto di accordi tra pubblica amministrazione e associazioni di categoria locali. «Solo così aumentano le probabilità che al termine della cassa integrazione non ci si ritrovi disoccupati», spiega Stefano Malandrini, responsabile dell’area lavoro per Confindustria Bergamo. Mentre a Trento si sperimenta un sistema di ricollocazione veloce per giovani apprendisti.

Il modello Ichino. Maggiore flessibilità in uscita – cioè più facilità di licenziamento per motivi economici, tecnici, organizzativi per le aziende – in cambio di strumenti che aiutino il lavoratore a trovare velocemente un nuovo impiego. Questi i due estremi della proposta ispirata alle regioni virtuose del nord Europa. Che al centro vede un contratto prevalente a tempo indeterminato, e il contratto di ricollocazione, un accordo stipulato tra lavoratore e azienda che offra al lavoratore licenziato un trattamento economico ma anche supporto alla ricerca di una nuova occupazione. Il tutto a spese di azienda e regione. Con un vincolo, appunto: l’impresa può recedere dal contratto di ricollocazione se il lavoratore rifiuta senza un motivo valido un’opportunità di lavoro o un corso di formazione.

 
Bergamo

«Abbiamo organizzato un’azione sistematica di ricerca e proposta di offerte di lavoro per tutti i dipendenti in cassa integrazione o in via di licenziamento», spiega Stefano Malandrini di Confindustria Bergamo. È lui che ha coordinato le prove di flexsecurity in cinque aziende del territorio: lo storico cotonificio Honegger, che lo scorso ottobre ha cessato l’attività lasciando a casa 350 dipendenti, la sede bergamasca di Italcementi (è dello scorso gennaio l’accordo per la Cigs di 669 dipendenti dell’intero gruppo nazionale). Ma anche con Chemtura, attiva nel settore chimico, che ha cessato l’attività lo scorso maggio, e il panificio Panem, di proprietà del gruppo Novelli: Cigs e contratti di solidarietà richiesti per più di 600 dipendenti di tutte le sedi. A queste, si aggiungeranno presto due piccole aziende metalmeccaniche.

Uno scenario, quello bergamasco, in cui le riduzioni di personale interessano sempre più imprese, specie le più piccole. Ma dove la tendenza a contrarre gli organici viene contrastata con un ricorso significativo agli ammortizzatori sociali. Come emerge dall’ultimo Rapporto sulle relazioni industriali pubblicato a febbraio da Confindustria Bergamo. Segnale questo, dice lo stesso rapporto, «di una diffusa propensione all’attivazione di riduzioni preventive di personale, per adeguare gli organici alle ridotte esigenze aziendali».
Su un bacino di 1.300 aziende (83.461 dipendenti) divise tra i settori metalmeccanico, chimico, tessile e gomma-plastica, i lavoratori di aziende che hanno dichiarato la cessazione di attività sono stati 755 in tutto il 2012. Nel solo secondo semestre 2012 ci sono stati 142 esuberi. Al contrario, i lavoratori coinvolti dagli ammortizzatori sociali sono stati 13.717 solo negli ultimi sei mesi dell’anno.

Le aziende si sono aggrappate a formule di flessibilità finora consentite dalla legge. Il rapporto di Confindustria Bergamo segnala il mancato rinnovo dei rapporti a termine, l’adozione di turnazioni che permettono di usare meno addetti, la risoluzione anticipata di rapporti di somministrazione a tempo determinato. Si ricorre anche alle prestazioni straordinarie o ai piani di smaltimento ferie, festività arretrate e la cessazione anticipata dei rapporti di somministrazione.

I lavoratori che hanno preso parte al progetto di flexsecurity sono 250 circa. «Abbiamo iniziato a lavorare con loro tra gennaio e luglio», spiega Malandrini. «E ora una trentina ha già trovato un nuovo impiego. Ma è ancora presto per tirare le somme – dice – siamo ancora all’inizio». «L’età media dei partecipati è piuttosto alta: tra i 40 e i 50 anni. E abbiamo una presenza significativa di donne, provenienti dal settore tessile».
Il progetto è nato nel 2011 come parte di un più ampio Modello Bergamo, frutto di accordi territoriali tra aziende, sindacati, e associazioni datoriali come Confindustria Bergamo, Camera di commercio, Impresa e territorio, per rilanciare il territorio.

La sperimentazione prevede per ciascuna azienda in crisi un advisor, un’agenzia che setaccia in continuazione le offerte di lavoro sul territorio per girarle ai lavoratori con cui è in contatto. E agenzie formative o di ricollocazione: le prime insegnano un nuovo mestiere, le seconde aiutano a muoversi tra cv, colloqui di lavoro e bilancio delle proprie competenze e risorse personali. 
Le proposte di lavoro e di formazione arrivano direttamente a tutti i cassintegrati e licenziati, e in tutti i casi in cui è previsto un esubero strutturale. «Già nel 2011 abbiamo sperimentato questo modello», racconta Malandrini. «Ma i risultati, in termini di partecipazione sono stati bassissimi». Per questo nel 2012, è stata introdotta una novità: «non sono più i lavoratori che vengono a chiedere supporto, ma siamo noi che lo offriamo a tutti sistematicamente».

Tutte le misure previste vengono adottate solo per i dipendenti delle aziende che scelgano di aderire, visto che parte dei costi del progetto sono anche a loro carico. «La sperimentazione di flexsecurity costa 30.000 euro a lavoratore, divisi a metà tra datore di lavoro e pubblica amministrazione. L’azienda paga l’incentivo economico all’esodo, regione e provincia la formazione e ricollocazione», spiega Malandrini. 

«L’accordo firmato con il dipendente evita all’azienda di avere contenziosi coi lavoratori, ma anche scioperi e conflitti con i sindacati», precisa. Quando però un lavoratore o un disoccupato riceve una proposta di lavoro o di formazione, è obbligato ad aderirvi. Pena, la perdita dell’incentivo all’esodo pagato dall’azienda.
«Ciascun lavoratore può scegliere tra corsi d formazione e ricollocazione. Ma quello che abbiamo notato è che la maggior parte opta per i secondi», che sono, spiega Malandrini, la strategia migliore per trovare velocemente una nuova occupazione. «Anche se in generale si abbandona il settore di provenienza, passando per esempio dal tessile al metalmeccanico, le competenze vengono acquisite direttamente in azienda. Del resto, è difficile scegliere un nuovo percorso formativo in un periodo di crisi come questo. Il mercato del lavoro è imprevedibile. Meglio cercare direttamente un lavoro e imparare a farlo sul campo».

Trento

Andrea Marsonet, responsabile del settore Lavoro e Formazione per Confindustria Trento racconta del progetto «Giovani Industriosi» avviato nelle aziende associate della provincia di Trento. Dopo aver contattato le imprese per capire di quali e quanti profili avessero bisogno, Confindustria «ha selezionato 100 ragazzi con profili in linea con le esigenze del territorio: ingegneri, tecnici, esperti fisici e chimici soprattutto». Ad essi è stato proposto un contratto di apprendistato, una forma di lavoro flessibile per ragazzi tra i 15 e i 29 anni che offre possibilità di uscita dopo 24, 36 o 48 mesi. Insieme alla flessibilità già offerta dal contratto, il progetto comprendeva una parte di “sicurezza”: «se al termine dell’apprendistato l’azienda non stabilizza il ragazzo con l’assunzione – spiega Marsonet – l’associazione si muove per ricollocare il prima possibile l’apprendista in un’altra delle imprese associate». Si procede con un colloquio tra giovane e associazione imprenditoriale per capire cosa non ha funzionato col precedente datore di lavoro. E si stabilisce come e dove reindirizzare il ragazzo. I giovani che stanno partecipando al progetto sono 100 ragazzi che hanno passato un colloquio di selezione fatto a fine 2011. I contratti sono stati tutti avviati nel 2012 e il progetto è ancora in corso. Troppo presto quindi per vedere in atto la parte di ricollocazione. 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter