Aggiornamento 14 marzo 2013:
Le assemblee dei soci di Fonsai e Milano Assicurazioni, convocate su richiesta del prof. Matteo Caratozzolo, commissario ad acta, hanno deliberato – con voto favorevole del 99,96% del capitale rappresentato – di promuovere l’azione di responsabilità contro il management e la famiglia Ligresti.
«Con riguardo alle Operazioni (immobiliari, ndr), l’attività del gruppo FonSai è stata etero-diretta dalla Famiglia Ligresti, centro di interessi che le ha singolarmente e complessivamente ispirate e che delle stesse ha beneficiato in danno del Gruppo FonSai». È uno dei passaggi della relazione con cui Matteo Caratozzolo – commissario ad acta nominato dall’Isvap (oggi Ivass) lo scorso settembre per gestire l’ex compagnia assicurativa dei Ligresti, oggi controllata da Unipol – ha chiesto ai cda di FonSai e Milano Assicuraizoni di convocare il prossimo 13 e 14 marzo un’assemblea per deliberare sulle azioni di responsabilità nei confronti del management che fino a pochi mesi fa guidava le due compagnie assicurative. Ovvero Salvatore Ligresti, i figli Jonella, Paolo, Giulia, l’amministratore delegato Fausto Marchionni e dodici consiglieri e sindaci delle due società, tra cui spicca Vincenzo La Russa, figlio dell’ex ministro della Difesa.
Nelle 57 pagine del documento si ripercorrono le tappe che, in una decina d’anni, hanno portato l’assicurazione “too big to fail” a un passo dal default. Una relazione a tratti ironica, se non si trattasse di una società quotata in cui molti piccoli azionisti hanno visto quasi azzerati i loro risparmi. «La Famiglia Ligresti e le controparti correlate hanno rappresentato per almeno 8 anni (dal 2003 al 2011, ndr) l’unico interlocutore nel settore degli investimenti immobiliari. Inoltre, le offerte provenienti dalle Parti Correlate non sono mai state comparate con eventuali alternative di mercato», si legge. Il riferimento è a Imco e Sinergia, le due holding immobiliari poi fallite controllate a loro volta dai Ligresti attraverso Starlife e Premafin. Come se non bastasse, per alcune di queste operazioni – in tutto una ventina – il consulente era nientemeno che Salvatore Ligresti, pagato ben 40 milioni in sette anni da Fondiaria Sai e dalla controllata Milano Assicurazioni. Compensi, scrive Caratozzolo «inutilmente corrisposti» all’ingegnere di Paternò, e «incongrui nel costo».
Non potevano mancare, nella lunga relazione del commissario straordinario, le cospicue sponsorizzazioni – 4,7 milioni di euro tra il 2003 e il 2010 – a Laità, società avente per oggetto sociale «l’allevamento di cavalli da corsa al fine di partecipare a concorsi ippici», nota passione dell’amazzone Jonella Ligresti. Sponsorizzazioni che, si legge ancora nella relazione, «hanno rappresentato una ulteriore modalità di ingiustificato drenaggio di risorse dal Gruppo FonSai alla Famiglia Ligresti».
Il prossimo 14 marzo, dunque, i piccoli azionisti potranno dunque chiedere conto al vecchio management del suo operato non troppo brillante. Non solo: l’azione di responsabilità potrebbe fare da traino per le class action che alcune associazioni consumeriste, come l’Adusbef di Elio Lannutti, stanno organizzando. Intanto nelle scorse settimane sono state depositate presso la cancelleria del tribunale di Torino una trentina di querele per infedeltà patrimoniale in riferimento alla gestione 2008-2011, depositate dai piccoli risparmiatori traditi.
Dopo i rilievi del commissario ad acta Matteo Caratozzolo sulla passata gestione di FonSai, Salvatore Ligresti ha inviato la seguente nota all’agenzia Adnkronos: «L’Ingegnere Salvatore Ligresti, con riferimento alle relazione illustrative predisposte dal commissario ad acta di Fondiaria Sai S.p.A. il 04 febbraio 2013, afferenti la promozione di azioni sociali di responsabilità da parte di Milano Assicurazioni e Fondiaria Sai S.p. A., comunica di aver dato mandato ai propri legali di predisporre le più idonee iniziative e ribadisce che le operazioni ivi contestate, peraltro in modo generico, sono sempre state poste in essere nell’interesse di tutti gli stakeholders. Qualifica inoltre come del tutto abnorme e privo di puntuale allegazione e riscontro, il reclamato importo di alcune centinaia di milioni di euro, respingendo ogni strumentale addebito. Sottolinea che la vera storia e ricostruzione dei fatti e dei soggetti che hanno inciso sulla gestione di Fondiaria Sai ancora deve essere scritta».