Previsioni rispettate. Il bagno di sangue tanto atteso è arrivato. Gli investitori hanno iniziato ad aggiustare i propri portafogli dopo il voto italiano, il cui esito è stato forse il peggiore possibile. Lo stallo dell’Italia, che vede un forte rischio di ingovernabilità, ha depresso i mercati finanziari già da stanotte, quando l’Asia ha aperto in forte ribasso. Ma il risultato delle elezioni italiane deve essere anche visto con uno spettro più ampio. Il voto contro l’austerity della Germania, unito a un crescente sentimento contro l’euro come valuta, rischia di frenare il processo di integrazione europea.
La risposta degli investitori non si è fatta attendere. Il quadro di estrema instabilità dell’Italia rischia infatti di essere un ostacolo nel lungo percorso intrapreso dall’eurozona per uscire dalla peggiore crisi della sua storia. Piazza affari ha subito iniziato con un passo negativo, in calo di 1,5 punti percentuali. La pressione è continuata per tutta la mattinata, con ribassi superiori al 4,5 per cento. Allo stesso modo, sul mercato obbligazionario l’Italia è stata colpita da vendite e aggiustamenti. Il rendimento del Btp decennale sul mercato secondario è salito fino al 4,85%, salvo poi declinare in vista dell’asta di Bot a sei mesi. Il Tesoro ha infatti collocato 8,75 miliardi di euro a un tasso dell’1,237%, in aumento rispetto allo 0,731% dell’ultima asta. In calo il bid-to-cover, passato dall’1,64 all’1,44. Saranno fondamentali le prossime aste per capire il vero effetto delle elezioni.
A fronte di quanto successo in Italia, sono diverse le banche d’investimento che si domandano cosa succederà nel Paese. L’ipotesi di una grande coalizione per evitare il collasso governativo dell’Italia è quella più probabile, ma le incognite sono molte. Silvio Berlusconi ha escluso che si possa parlare di alleanze post elettorali con Mario Monti. Allo stesso modo, è difficile che la coalizione di centrosinistra guidata da Pier Luigi Bersani, che in pancia ha anche Nichi Vendola, possa flirtare con Monti. Inoltre, dato che il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo ha già chiuso la porta a possibili patti con altre forze politiche, il quadro si complica. Secondo Barclays non è in vista che l’Italia richieda il sostegno del programma di acquisto di bond governativi della Banca centrale europea (Bce), ovvero le Outright monetary transaction (Omt). Di contro, secondo Morgan Stanley è l’impatto reale si potrà capire solo fra qualche giorno, quando si capiranno le prossime mosse di Pd, Pdl e lista Monti. Allo stesso modo, UBS parla in modo netto di «ingovernabilità» e di «rinnovati timori per la sostenibilità del debito», specie alla luce della recessione che anche nel 2013 farà compagnia al Paese.
Nel frattempo, la Commissione europea ha commentato con preoccupazione l’esito del voto italiano. Come ha spiegato il portavoce Olivier Bailly nella conferenza stampa di metà giornata, Bruxelles ha detto che ha piena fiducia nel processo democratico del Paese. Non solo. Secondo la Commissione Ue «l’Italia deve mettere in campo misure per ridurre l’insostenibilità del proprio debito pubblico», proprio come detto da UBS. Secondo le previsioni d’inverno pubblicate la scorsa settimana, il rapporto fra debito e Pil raggiungerà il 128,1% nel corso di quest’anno, quando la crescita economica sarà negativa per un punto percentuale. Come ha spiegato stamattina la banca anglo-asiatica HSBC, se ci fosse uno stallo di sei mesi nell’attività governativa, per l’Italia potrebbe esserci un peggioramento della congiuntura economica italiana. «Senza governo non ci può essere l’adozione delle misure che sono necessarie all’Italia per liberare il proprio potenziale di crescita», spiega HSBC.
C’è però un altro aspetto che il voto italiano ha messo in luce. I mercati finanziari si sono resi conto di quanto il nuovo programma della Bce sia dipendente dalla politica, piuttosto che dalla finanza. Lo stress sul mercato obbligazionario è stato tanto repentino quanto violento. Lo scudo anti-spread, rappresentato dalle Omt, può però essere attivato solo tramite una esplicita richiesta del singolo Paese. Questo perché la domanda di acquisto di bond governativi è subordinata alla firma di un memorandum of understanding basato sulle Enhanced conditions credit line (Eccl). Queste sono nate utilizzando lo schema dettato dal Fondo monetario internazionale (Fmi) per l’erogazione di linee di credito preventive, il Precautionary credit line (Pcl). In altre parole, chi chiede l’aiuto della Bce deve sottoporsi a uno stretto programma di sorveglianza. E la domanda cruciale, per gli investitori, è solo una: nel caso l’Italia si trovasse nella condizione di richiedere l’accesso alle Outright monetary transaction, come funzioneranno?
Per ora, nessuno conosce la risposta. Tutto si basa infatti sulle parole di Mario Draghi dello scorso luglio, quando disse che avrebbe fatto «qualsiasi cosa» per preservare l’euro. Lo sgomento del giorno dopo deve ancora essere metabolizzato. Tuttavia è già chiaro che, tanto per l’Italia quanto per l’eurozona, la strada verso la stabilità è ancora lunga.