Improvvisamente anche Silvio Berlusconi si è accorto di Beppe Grillo. Finora il Cavaliere era stato l’unico leader politico a risparmiare insistenti critiche al blogger genovese. Da un paio di giorni si è unito al coro. Miracoli dei sondaggi: evidentemente a Palazzo Grazioli si sono resi conto che il Movimento Cinque Stelle è diventato il principale avversario. Non tanto per la vittoria finale – la sfida per Palazzo Chigi è con il Partito democratico – quanto per la conquista degli elettori indecisi.
Il risultato è paradossale. Berlusconi attacca Grillo perché troppo vicino all’estrema sinistra e ai centri sociali. Ma a criticare il leader Cinque Stelle è anche Pier Luigi Bersani, che fino a pochi giorni fa lo accusava di «andare a braccetto con CasaPound». Insomma, Beppe Grillo è comunista, ma anche fascista. A seconda dell’interlocutore. Tanto per non essere da meno, non si sottrae all’indignazione neppure Mario Monti che proprio stamattina si è rivolto al blogger genovese dagli studi di Rai Uno: «Vada a fare i suoi comizi nelle piazze greche, le troverà piene di neofascisti. Grillo è un simpatico comico, ma è devastante per la politica italiana».
L’offensiva anti Grillo del Cavaliere è recente, ma tutt’altro che improvvisata. Prima Berlusconi ha saccheggiato il programma del M5S (dall’abolizione del finanziamento pubblico alla politica, all’impignorabilità della prima casa). Da un paio di giorni ha iniziato a criticare con insistenza il Movimento Cinque Stelle. L’obiettivo è quello di allontanare il potenziale elettorato di centrodestra dalla deriva grillina. Intervenuto al Forum dell’Ansa, stamattina Berlusconi è arrivato a ipotizzare il possibile passaggio di alcuni futuri parlamentari M5S con il centrosinistra. «Abbiamo avuto la pessima sorpresa – le sue parole – di vedere che più dell’80 per cento delle persone candidate nelle sue liste (di Grillo, ndr) provengono da ambienti dell’estrema sinistra, dei centri sociali e dei no Tav. Tra questi la sinistra può trovare candidati di sostegno, magari con un cambio di casacca, anche perché loro non li vedo tanto compatti». Che il tema sia diventato centrale nella campagna berlusconiana lo dimostra la nuova imitazione a cui si è prestato il Cavaliere. L’ex premier ha raccontato una barzelletta con la cadenza genovese, scimmiottando l’ex comico.
Nelle stesse ore, intervenendo in Veneto a un incontro elettorale, il segretario Pdl Angelino Alfano è tornato sull’argomento: «Pensiamo che dietro Grillo ci siano in lista come candidati degli esponenti di estrema sinistra. Grillo non li fa vedere perché vuole il voto anche di elettori del centrodestra e di elettori che avevano votato Pdl». Comunista, dunque. Ma anche fascista. I primi giorni di gennaio aveva fatto il giro della rete un breve video. Un rapido scambio di battute tra Beppe Grillo e Simone Di Stefano, il candidato premier di CasaPound. I due si erano incontrati fuori dal Viminale – entrambi in fila per depositare i contrassegni elettorali – e si erano trovati d’accordo su alcuni punti del programma. Sacrilegio!
Tanto era bastato per suscitare l’indignata reazione del Partito democratico. «Grillo apre le porte del M5S a CasaPound. Rifletta chi lo voleva votare per esprimere una protesta: non si vota chi rinnega l’antifascismo», il primo commento a caldo del capogruppo a Montecitorio Dario Franceschini. Pier Luigi Bersani è tornato più volte sul tema. «Dal qualunquismo vengono fuori posizioni fascistoidi e chi dice che non c’è destra né sinistra poi va a braccetto con CasaPound». Il populismo a Cinque Stelle prossimo a derive autoritarie, secondo la profezia di Bersani. Non è l’unica accusa che il Pd rivolge ai grillini. L’ultima critica risale a poche ore fa. È stato Massimo D’Alema, che in questi giorni sta girando il Paese per sostenere il Pd, a lanciare l’allarme: «Grillo al 18 per cento è un indicatore inquietante, e bisognerebbe ridurlo perché certi indicatori spaventano gli investitori: tra chi vuole battere moneta e chi vuole referendum per l’abolizione dell’euro, gli stessi investitori, in queste condizioni, se hanno un dollaro da spendere lo portano in Thailandia». Indignazione forte. Rigorosamente bipartisan.