Secondo una ricerca del Banco Ciudad di Buenos Aires, l’Argentina è il quarto Paese con maggiore inflazione al mondo dopo il Sudan, il Sudan del Sud e la Bielorussia. La stessa ricerca puntualizza che da ottobre scorso i prezzi argentini hanno ricominciato a salire, con una crescita dell’1,8%, avvicinandosi così a un 25% all’anno. Sono numerose le valutazioni realizzate da soggetti privati, che parlano di un costo della vita balzato nel 2012 al 25,6%, ma il governo argentino, invece, riferisce un incremento del 10,8%. Nonostante molte aziende di consulenza siano state apertamente minacciate dal governo di azioni legali nel caso emanassero dati non in linea con gli ufficiali, i numeri non tornano.
L’incongruenza non passa inosservata. Tanto meno agli occhi del Fondo monetario internazionale (Fmi), sempre puntati sui numeri argentini, già da tempo messi in discussione. Che le statistiche ufficiali siano incerte, è ormai un fatto da tempo comprovato e ampiamente dibattuto, ma soprattutto confermato da chi in Argentina, giorno dopo giorno, soffre direttamente l’inflazione galoppante, che sembra non giungere mai a un punto d’arresto.
Un anno fa un articolo apparso sull’Economist (http://www.economist.com/node/21548242), scongiurava Don’t lie to me Argentina, riferendosi ai dati sospetti forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica e Censimenti (Indec: anche se perennemente messi in discussione da economisti e politici, la presidenta Cristina Fernandez de Kirchner continua a negare ogni imprecisione, fedele alle azioni del defunto marito, l’ex presidente Nestor Kirchner, con cui, nel 2007 aveva sostituito l’intero staff dell’Indec.
Dallo scorso settembre, il Paese era stato sottoposto ad un vero e proprio ultimatum da parte del Fmi, affinché fornisse dati reali sull’inflazione e sul prodotto interno lordo, pena la censura. Ma i dati reali non sono mai arrivati. Di nuovo martedì scorso il Fmi aveva richiamato l’attenzione del governo di Cristina Kirchner, che dal 2006 rifiuta di accettare le valutazioni del Fondo, di non applicare le sue richieste. Gli inadempimenti dell’Argentina non hanno quindi lasciato spazio ad un’alternativa plausibile e nonostante si sia provato ad evitare la sanzione, l’ex ministro delle finanze francese Christine Lagarde, oggi alla guida del Fmi, ha estratto il cartellino. Da Washington, in una mossa senza precedenti, il Fondo monetario internazionale ha per la prima volta censurato uno dei suoi 188 membri (la Cecoslovacchia è l’unico Paese ad essere stato espulso dal Fondo nel 1954, mentre Cuba si ritirò nel 1964), che ora rischia sanzioni tra cui il divieto di voto e di accesso a prestiti, e addirittura l’espulsione.
Secondo una nota dell’istituzione, il Consiglio esecutivo del Fmi, composto da 24 membri, ha riscontrato che gli sforzi di Buenos Aires per adempiere alle sue richieste per fornire migliori dati su inflazione e Pil “non sono stati sufficienti”. Il Fmi ha quindi invitato il Paese a “correggere le imprecisioni” dei dati economici entro il 29 settembre prossimo, mentre Lagarde dovrà riferire al board sulla situazione argentina entro il successivo 13 novembre.
La polemica tra Fmi e Argentina è iniziata più di due anni fa, quando l’Indec, secondo il quale l’inflazione non supera il 7-8% annuo ha cominciato a fornire dati statistici molto divergenti da quelli offerti dagli istituti di ricerca privati, secondo i quali sfiora il 30%. Certamente, per chi vive in Argentina l’inflazione non è più solo una polemica, un dato, o un numero, ma un vero cruccio, che affligge enormemente la qualità della vita.
I prezzi di consumo aumentano vertiginosamente, ma secondo il governo argentino durante lo scorso anno, nel Paese si poteva vivere con una somma di 6 Pesos al giorno, che oggi al cambio non ufficiale (l’unico possibile), corrisponde a meno di un dollaro.
L’Argentina ritiene che proprio il Fmi sia stato uno dei responsabili della crisi del 2001 e del conseguente default. I supposti danni provocati all’Argentina dal Fmi, e in particolare dalle sue severe soluzioni, sono l’arma che i Kirchner hanno usato per costruire buona parte del loro successo interno.
Nonostante il Fmi abbia manifestato nel suo comunicato stampa ufficiale (http://www.imf.org/external/np/sec/pr/2013/pr1333.htm) l’intenzione a continuare il dialogo con le autorità argentine per migliorare la qualità dei numeri dell’inflazione e del prodotto interno lordo, e più in generale, per rafforzare la relazione tra il fondo e l’Argentina, il governo ha risposto con durezza alla misura del Fmi.
Il Ministero dell’Economia ha diffuso un lungo e polemico comunicato stampa intitolato “Il Fondo Monetario Internazionale un’altra volta contro l’Argentina”, che afferma che la decisione presa dal Fmi ha un obiettivo e dimostra un chiaro esempio di disuguaglianza e applicazione di criteri diversi da parte dell’istituzione nei confronti di certi Paesi membri. Inoltre, insinua che il Fondo si mostri soddisfatto nel constatare le mancanze politiche che hanno condotto alla crisi globale. Il comunicato termina sollecitando una riunione straordinaria del consiglio dei capi del Fmi affinché possano esaminare la politica dell’istituto nei confronti dell’Argentina, e il suo comportamento di fronte alla crisi economica e finanziaria mondiale.