Era il 13 febbraio 2012 e al programma di Radio2 Un Giorno da Pecora Monsignor Luigi Bettazzi, ex Vescovo Emerito di Ivrea, esprimeva la possibilità che il Papa si sarebbe dimesso. «È stanco», aveva detto.
Le sue dichiarazioni arrivavano dopo l’uscita sul Fatto Quotidiano di un articolo dedicato a un documento segreto circolato in Vaticano. In sostanza, secondo il Fatto, in una ricostruzione smentita dalla Santa Sede, il cardinale siciliano Paolo Romeo avrebbe rivelato una conversazione ascoltata in Cina durante un viaggio del novembre 2011: «entro 12 mesi il papa morirà». Il piano prevedeva non solo l’attentato a papa Benedetto, ma anche la successione al soglio del cardinale Angelo Scola, allora già arcivescovo di Milano. Le parole del cardinale siciliano erano state raccolte dal cardinale colombiano Dario Castrillòn Hohyos che avrebbe poi scritto e inviato la lettera datata 30 dicembre a Benedetto XVI nel gennaio 2012. «Il documento esiste ed è stato consegnato ma non è stato preso in alcun modo in considerazione, perché sono solo farneticazioni», aveva risposto subito padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana.
Ma Monsignor Luigi Bettazzi aveva letto la vicenda in modo diverso: «Penso sia un sistema per preparare l’eventualità delle dimissioni. Per preparare questo choc, perché le dimissioni di un Papa sarebbero un choc, cominciano a buttare lì la cosa del complotto». E alla domanda se Ratzinger aveva davvero intenzione di dimettersi, Bettazzi aveva risposto: «Io credo di sì, anche se l’hanno smentito. Un vecchio cardinale mi diceva sempre: se il Vaticano smentisce vuol dire che è vero…». E aveva aggiunto: «Io penso che lui si senta molto stanco, basta vederlo, è un uno abituato agli studi e di fronte ai problemi che ci sono, forse anche di fronte alle tensioni che ci sono all’interno della Curia, potrebbe pensare che di queste cose se ne occuperà il nuovo Papa».
Prima di questa data, il 25 settembre 2011 era stato fra l’altro il giornalista del quotidiano Libero Antonio Socci a diffondere la voce di possibili dimissioni: «per ora è una voce (un’ipotesi personale di Joseph Ratzinger) e spero che non diventi mai notizia», scriveva. «Benedetto XVI non scarta la possibilità di dimettersi “allo scoccare dei suoi 85 anni, ovvero nell’aprile dell’anno prossimo (aprile 2012, ndr)”. E ricordava quanto annunciato dallo stesso Pontefice nel libro intervista Luce nel Mondo del 2010: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, psicologicamente e mentalmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto ed in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi».
Al giornalista autore del libro, Peter Seewald, Benedetto XVI aveva confidato: «a volte sono preoccupato e mi chiedo se riuscirò a reggere il tutto anche solo dal punto di vista fisico». Ma a Seewald – che l’aveva interpellato durante la terribile tempesta legata allo scandalo della pedofilia – il papa aveva spiegato anche: «Quando il pericolo è grande non si può scappare. Ecco perché questo sicuramente non è il momento di dimettersi. È proprio in momenti come questo che bisogna resistere e superare la situazione difficile. Ci si può dimettere in un momento di serenità, o quando semplicemente non ce la si fa più. Ma non si può scappare proprio nel momento del pericolo e dire. ‘se ne occupi un altro’».
Secondo Socci la decisione del Pontefice era già stata presa nel 2002, quando, riporta il giornalista, «si dovette studiare l’eventualità con l’aggravarsi della malattia di Giovanni Paolo II».