La preoccupazione di Bruxelles dopo le elezioni italiane è evidente. Le facce sono tirate e il clima che si respira nei corridoi della Commissione europea è quello dei tempi peggiori, simile a quello del novembre 2011. Lo spettro di un forte risultato di Beppe Grillo, unito a una risalita di Silvio Berlusconi, è diventato realtà. A rischio non c’è solo la stabilità dell’Italia sui mercati finanziari, o il rallentamento del processo di riforme strutturali che il Paese ha iniziato un anno fa. A rischio ci sono soprattutto le relazioni fra Roma e il resto dell’eurozona. In particolare, con la Germania.
«È come se tutto il lavoro fatto da Mario Monti a cavallo fra 2011 e 2012 fosse stato vanificato nell’arco di due giorni». È questo il commento, tanto duro quanto realistico, che un alto funzionario della Commissione europea fa a Linkiesta in merito all’esito delle urne. Il riferimento è a ciò che sarà, anche alla luce delle novità politiche in Italia. Sulla carta l’ipotesi più congeniale per rendere governabile il Paese è una grande coalizione, una sorta di governo di unità nazionale supportato dalla presidenza della Repubblica. Purtroppo, prima Beppe Grillo e poi Nichi Vendola, leader di SEL e alleato di Pier Luigi Bersani, hanno lasciato aperta questa porta. Il rischio più concreto è che, senza un governo capace di portare avanti le riforme strutturali necessarie all’Italia, ci sia uno stallo capace di aggravare la recessione italiana.
Le ipotesi fatte dalle banche d’investimento sono per ora smentite dai fatti. Oggi Goldman Sachs ha previsto la formazione di un governo di ampie intese, in altre parole il cosiddetto “governissimo”, capace di continuare il lavoro di Monti. Una soluzione che, al netto della classica tattica politica italiana, si allontana giorno dopo giorno. Allo stesso modo, anche Deutsche Bank è sicura che una soluzione si trovi nell’arco di un mese. «L’Italia non è la Grecia e gli investitori sono quasi certi di questo, nonostante l’esito delle urne sia piuttosto sorprendente», scrive la banca tedesca in una nota. Per Deutsche Bank è improbabile l’uscita dell’Italia dall’eurozona, come invece aveva più volte detto Grillo, ma lo scenario resta carico di incertezze, specie sull’impatto congiunturale delle elezioni.
I timori della Commissione europea sono fondati. In assenza di stabilità politica, spiega Danske Bank, i mercati finanziari inizieranno a chiedersi cosa sarà delle riforme, ma soprattutto cosa succederà al programma di acquisto di bond governativi della Banca centrale europea (Bce), le Outright monetary transaction (Omt). Sarà attivato per la prima volta dall’Italia? Come funzionerà? Tutto domande cruciali per il futuro dell’eurozona, specie considerando che per ora le Omt esistono solo sulla carta.
La rottura di Beppe Grillo era una delle opzioni, ma non era di certo la più prevedibile. O meglio, non nei modi in cui si è consumata. «Bersani è un morto che parla», ha detto il comico genovese. Non solo. Ha anche escluso che si possa fare un governo di grande coalizione. «Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd (nè ad altri)», ha spiegato. Parole che confermano una scelta netta: andare avanti con il programma originario del Movimento 5 Stelle.
Lo scenario è di estrema incertezza. La crisi politica italiana ha riaperto ferite mai chiuse nel cuore dell’eurozona e rischia di influenzare anche l’esito delle elezioni tedesche che si terranno nel prossimo settembre. La cancellazione dell’incontro, previsto per oggi, fra il presidente italiano Giorgio Napolitano e il candidato tedesco alla Cancelleria per il SPD, Peer Steinbrück, rischia di essere il preludio di una cristallizzazione dei rapporti fra Italia e Germania. Il motivo della spaccatura è semplice: Steinbrück ha detto che in Italia hanno vinto due clown, Silvio Berlusconi e Beppe Grillo. «È un evento che non ci voleva, specie considerati gli sforzi fatti dal governo tecnico di Mario Monti per ricostruire le relazioni fra Roma e Berlino», spiega a Linkiesta un diplomatico tedesco sotto anonimato. Una frattura, questa, che potrebbe essere ricostruita dall’appuntamento che Napolitano ha in programma con il cancelliere tedesco Angela Merkel. «Tutto è possibile, ma immagino che Roma voglia delle scuse», continua il diplomatico. E intanto Napolitano ha usato parole di fuoco per Berlino: «Rispettiamo la Germania ed esigiamo rispetto per il nostro Paese». Al presidente della Repubblica ha controrisposto Andrea Nahles, segretaria generale del partito di Steinbrück: «Clown è il concetto più morbido che personalmente mi viene in testa su Silvio Berlusconi in questo contesto». Solo in serata è arrivata una telefonata «chiarificatrice» del leader SPD tedesco.
L’infortunio fra Napolitano e Steinbrück, unito all’instabilità dell’Italia, può minare il progetto di integrazione europea. È per questo che il presidente del Consiglio Mario Monti è volato a Bruxelles per discutere con il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso, oggi, e il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, domani. Arriveranno le rassicurazioni sulla formazione di un nuovo governo, nonostante la realtà sia, per ora, differente. La partita che si gioca è sempre la stessa: il futuro dell’eurozona. Il primo punto che l’Ue dovrà discutere nei prossimi meeting, oltre al bailout di Cipro, è la continuazione del percorso verso l’unione bancaria. Un dialogo, quello dei vertici Ue del 2012, in cui l’Italia, insieme alla Spagna, ha fatto sentire con forza la sua voce, controbilanciando l’opinione della Germania. Il pericolo è che tutto ciò sia solo un ricordo.