Portineria MilanoLe montiane d’assalto son tutte per Ambrosoli. Basterà?

Le montiane d’assalto son tutte per Ambrosoli. Basterà?

C’è un motivo se il presidente del Consiglio Mario Monti non ha ancora criticato pubblicamente Ilaria Buitoni Borletti, la montiana candidata a Montecitorio che invece di votare Gabriele Albertini ha deciso di appoggiare Umberto Ambrosoli in Lombardia. Lo ha fatto solo via mail, perché c’è una motivazione tutta famigliare e forse un po’ salottiera dietro l’appoggio indiretto dell’ex rettore della Bocconi all’avvocato milanese. 

Ex presidente del Fai, autosospesa dal consiglio superiore di Banca d’italia, è grande amica di Elsa Monti, la moglie del premier e vera spin doctor della campagna elettorale del marito. Non solo. Entrambe sono amiche della mamma di Ambrosoli, Annalori Gorla, che sta dando una mano al figlio in questa campagna elettorale contro Roberto Maroni. Nasce in questo contesto, insieme con l’appoggio della famiglia Bazoli, l’endorsement (quasi ufficiale) di Monti al candidato di centrosinistra in Lombardia.

La vicenda, che s’interseca con gli ammiccamenti tra i centristri e Pier Luigi Bersani a livello nazionale, rischia però di creare più di un problema nella coalizione lombarda che appoggia Monti. L’esplosione della questione avverrà sabato prossimo, quando sarà (quasi) ufficiale il voto disgiunto dei montiani lombardi. Non a caso, lo stesso Ambrosoli, lo ha spiegato persino al Tg3: «Il 25 febbraio vedremo il voto disgiunto, disgiunto dal passato».

È la frase che apre all’evento di sabato, quando gli uomini di punta candidati a Senato e Camera per Monti, infatti, annunceranno ufficialmente di appoggiare l’avvocato sostenuto da Cgil e in Lombardia. Nascerà il gruppo Montiani per Ambrosoli? Per capirlo basta guardare l’evento che si svolgerà sabato al Westin Palace di Milano a sostegno di Ambrosoli. Ci sono praticamente tutti i candidati della Lista Monti, che assisteranno insieme con Valerio Bettoni, Enrico Marcora e Anna Mangiarotti, parteciperanno alla prima assemblea di «La Lombardia centro del cambiamento».

Tra i presenti Lorenzo Dellai, ex presidente della provincia di Trento, candidato con Monti, Pietro Ichino, giuslavorista, ex Pd, in corsa al Senato per il professore. Poi l’ex banchiere Bpm Roberto Mazzotta, quindi l’ex Cisl Savino Pezzotta, Emanuela Baio (anche lei candidata) Ombretta Fumagalli Carulli, vera zarina del cattolicesimo lombardo, Barbara Contini, ex Forza Italia, ora anche lei in lista Monti, quindi Gregorio Gitti, genero di Giovanni Bazoli e candidato alle politiche. Proprio come Alessandro Sancino e Milena Santerini. Insieme con loro l’ex repubblicano Giorgio La Malfa e l’ex prefetto di Milano Achille Serra. 

Ambrosoli, quindi, consolida il suo sostegno nel mondo cattolico e di centro, dopo le aperture a Comunione e Liberazione e alla Compagnia delle Opere di Giorgio Vittadini dei giorni scorsi. Ma la vicenda Borletti Buitoni sta diventando anche motivo di scontro con la Lega Nord di Roberto Maroni. Gianni Fava, responsabile economico del Carroccio, l’ha tirata in ballo per il suo ruolo (sospeso) in Banca d’Italia. «Sullo scandalo Mps sarebbe interessante conoscere il parere della signora dei salotti milanesi, Ilaria Borletti Buitoni, dall’alto della sua carica quale ex componente del Consiglio superiore di Banca d’Italia, ora simpatizzante per la Cgil e Vendola».

Pronta la risposta della capolista alla Camera per Monti: «Forse, tale Gianni Fava, non è al corrente di quelli che sono le competenze del Consiglio Superiore di Banca d’Italia, organismo evidentemente confuso, per ignoranza, con la Vigilanza». Eppure, l’appoggio della Buitoni Borletti e di tutti i «montiani» per Ambrosoli ha subito innescato la replica dello stesso Albertini. «Il susseguirsi di appelli e inviti al voto disgiunto in Lombardia per cercare di far vincere il candidato del centrosinistra». Secondo Albertini, «l’ansia di perdere una battaglia che, fino a poco tempo fa, pareva già vinta, sta mandando in paranoia la coalizione di centrosinistra». 

Dello stesso parere anche quello di un altro candidato con Monti, Gianfranco Librandi: «La chiamata al presunto voto utile allontanerebbe molti elettori che provengono dal centrodestra e che hanno scelto il voto per Gabriele Albertini e la sua lista, regalando a Maroni i numeri per una vittoria certa». Ma ormai i giochi sembrano fatti. 

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