Altare della patria, Vittoriano, macchina da scrivere. Chiamatelo come volete: il monumento dedicato a Vittorio Emanuele II è un simbolo di Roma e dell’Italia. In tutti i sensi. Ad esempio non ha un sito web: cercando su Google la prima pagina istituzionale che compare, dopo Wikipedia, è quella del Quirinale. Forse perché il Vittoriano è una specie di condominio: la parte frontale, che comprende il sacello del milite ignoto, è di competenza del ministero della Difesa, una parte del retro sconfina con la basilica francescana dell’Ara Coeli in Campidoglio, dove si sono sposati Totti e Ilary Blasi. Poi c’è l’Ala Brasini, sede del Museo del Risorgimento. La Gipsoteca, la sala Zanardelli e i rimanenti spazi espositivi, invece, fino al 2009 facevano riferimento al polo museale romano, poi sono passati alla direzione regionale del Lazio. A gestirli è Comunicare Organizzando, società fondata nel ‘95 da Alessandro Nicosia, principale azionista assieme alla moglie, Maria Cristina Bettini, cugina di Goffredo Bettini, dirigente del Pd definito sul Corriere «imperatore di Roma potentona» da Barbara Palombelli, moglie di Francesco Rutelli.
Nicosia è però uomo bipartisan. Amico di Salvo Nastasi, potente capo di gabinetto del ministro Ornaghi, si racconta che organizzò il comizio finale di Rutelli all’epoca della corsa contro Alemanno per il Campidoglio, salvo cenare al Bolognese la sera della vittoria di Alemanno, in compagnia della di lui sorella. Gossip a parte, è il rapporto costruito negli anni con il Quirinale il suo asso nella manica. Un rapporto iniziato con Ciampi – che lo ha insignito dell’onoreficenza di “Commendatore della Repubblica” – e proseguito con Napolitano. «Sono il braccio armato delle istituzioni», spiega a Linkiesta, «ho lavorato per Quirinale, Camera, Senato e anche per il Vaticano». E infatti i ministri cambiano – in dieci anni sono passati da via del Collegio Romano Urbani, Buttiglione, Rutelli, Bondi, Galan, Urbani – lui resta. E alle sue mostre il patrocinio del Colle non manca mai.
Circa una settimana fa la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio, guidata dalla rutelliana Francesca Galloni, ex soprintendente ai beni architettonici di Roma, ha pubblicato un bando per la concessione proprio dell’Altare della Patria, ormai in scadenza. Nel disciplinare di gara, lamentano i potenziali concorrenti, le caratteristiche economiche della società sembrano un po’ troppo simili a quelle di Comunicare Organizzando. Ovvero: fatturato del triennio 2009-2011 pari ad almeno 18 milioni di euro, ricavi da «Servizi di Accoglienza, informazione, orientamento, vigilanza delle aree di competenza, Biglietteria e controllo accessi Ascensori panoramici» per almeno 5 milioni; essere esercente di «di prodotti editoriali relativi a tematiche culturali e/o oggettistica ispirata a tematiche culturali e/o merchandising museale sotto un unico marchio» con un fatturato non inferiore a 460mila euro, aver raccolto almeno 5 milioni di euro di sponsorizzazioni, e inoltre «aver svolto servizi di caffetteria» con un fatturato non inferiore a 2,3 milioni di euro.
Saranno sicuramente delle coincidenze, ma Comunicare Organizzando ha chiuso il 2011 con ricavi per 13 milioni di euro (9 milioni nel 2010), dei quali 6,5 derivano dai servizi di accoglienza (3 milioni nel 2010), ricavi da sponsorizzazioni per 4 milioni nel 2010 e 2011, mentre la controllata Caffetteria Italia, a cui fa capo il ristorante panoramico del Vittoriano, ha archiviato il 2011 con ricavi per 1,2 milioni nel 2011 e 1,4 nel 2010. «Certo che parteciperemo», dice Nicosia, respingendo le accuse con decisione: «Il bando scade il 31 marzo. Che vinca il migliore».
Ricostruire lo storico del rapporto tra Comunicare Organizzando e via del Collegio Romano è impossibile. Né il ministero, né il polo museale romano, né la direzione regionale del Lazio sono stati in grado di fornire alcuna spiegazione in merito. Dalla direzione regionale hanno fatto sapere che ai sensi della legge 241/90 per poter visionare un atto della Pa. In ogni caso, la gestione del Vittoriano non è mai stata messa a bando. Perché? «Nel 2002 il presidente Ciampi decise riaprire il Vittoriano per restituirlo agli italiani e farlo diventare un simbolo del suo settennato. Ci fu affidato nel giro di un mese, ma in una logica emergenziale, regolata dal decreto legislativo 157 del ’95 (che all’art. 7 prevede la trattativa privata in casi di particolare urgenza, ndr)», racconta Nicosia. Tutto a norma di legge, dunque. La concessione è stata confermata nel 2005 da Claudio Strinati, allora soprintendente del polo museale di Roma. D’altronde, come si legge nel suo sito, Comunicare Organizzando «in stretta collaborazione con l’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano, riapre nel 1997 gli spazi di pertinenza dell’Istituto all’interno del Vittoriano».
Altrettanto impossibile è capire quanto Nicosia abbia versato al ministero dal 2002. Per quanto riguarda il 2011, paradossalmente – visto che al ministero nessuno sa nulla, e visto che nei bilanci non appare in modo chiaro – è la stessa società a fornire alcuni dati a Linkiesta: allo Stato vanno 41.316 euro l’anno più il 15% degli incassi del servizio caffetteria, 51.645 euro oltre al 15% degli incassi per i prodotti editoriali, 1,4 milioni di euro nel 2011 e 1,59 milioni nel 2012, cifra pari al 70% dei ricavi degli ascensori panoramici. In un’interrogazione del giugno 2007, il senatore leghista Massimo Garavaglia scriveva: «tra i programmi di intervento, finanziati da Arcus (la spa controllata dal ministero e coinvolta nello scandalo Propaganda Fide, ndr) per il 2006, spiccano i finanziamenti di 1.950.000,00 (un milione e novecentomila euro) elargiti alla Società «Comunicare Organizzando srl», per la realizzazione della «Mostra Vesuvio» e «Mostra Collezioni Terruzzi», nonché per due Eventi, organizzati rispettivamente per «l’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano» (Radici della Nazione) e per il «Comitato nazionale per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi» (Celebrazioni bicentenario nascita Garibaldi), svoltesi al Vittoriano».
Se il Quirinale non ha nulla da ridire sulla gestione Nicosia – che vanta decine e decine di pubblicazioni sulla storia d’Italia, spesso con interventi firmati da Giuliano Amato e dal sodale Romano Ugolini, storico e presidente dell’Istituto per la storia del Risorgimento – gli esperti sostengono che dalle mostre il Vittoriano guadagni ben poco. «Negli ultimi anni, con l’avvento di un piccolo ristorante, di un bar, con le scolaresche e qualche mostra, hanno cercato di dargli vita» ha detto Fuksas al Giornale. «L’unica cosa che possiamo dire è che la sua struttura è stata violata da un orribile ascensore: è questo l’aspetto più sgradevole del monumento», ha osservato invece Vittorio Sgarbi.
I contestatissimi ascensori panoramici, tra ritardi, ricorsi, sequestri e problemi strutturali, entrano in funzione nel 2007, proprio durante il mandato di Federica Galloni da soprintendente di Roma. Ruolo che lascerà per essere nominata, il 23 aprile 2010, direttore regionale, incarico di durata triennale. Occhio alle date: con la delibera 21 del 15 gennaio scorso, firmata dal direttore generale Mario Guarany, la poltrona della Galloni, assieme a quella della direttrice regionale della Lombardia, Caterina Bon Valsassina, viene blindata in vista dello spoils system elettorale. Entrambe andavano a scadenza a metà aprile, e dunque il rinnovo sarebbe spettato all’esecutivo entrante. Ornaghi, però, aveva fretta.