❝ L’Europa sogna di diventare una grossa Svizzera fatta di neutralità, buone intenzioni, e senso di superiorità morale. Gli Stati Uniti sono divisi tra quelli che la pensano come gli europei, e quelli che sognano di tornare alla sana vita di campagna delle colonie originali. Più quelli che aspettano la fine del mondo. ❞ Hyppolite Saintvil, politico haitiano
Gli eventi in Mali mi hanno fatto venire in mente questa citazione, tratta dal romanzo Liberty Charter: Territori Liberi di Max Balestra, perché gran parte delle discussioni di politica estera in cui mi imbatto ne confermano l’acutezza. Finita l’era Bush, il pacifismo urlato sembra finito nel dimenticatoio, salvo per Israele: lo stesso non può dirsi della superficialità del dibattito pubblico sull’argomento.
Sono argomenti complessi e importanti: perché trattarli in maniera infantile? Il mondo non si migliora con l’autoinganno. Non è necessario saperne, ma non è neanche obbligatorio vomitare opinioni superficiali nel dibattito pubblico: aut tace, aut loquere meliora silentio.
Ecco un incompleto campionario di pseudo-argomenti:
Reazione #1 – “Il male esiste per colpa nostra”
Una tipica reazione alle obiezioni è recitare ricostruzioni ad hoc degli eventi, spesso storicamente inadeguate. Tutti i processi storici influenzano e sono influenzati da altri sviluppi contemporanei: per creare inverosimili teodicee si hanno quindi infiniti gradi di libertà, ma se una ricostruzione storica è monocaUsale o unidirezionale è certamente errata.
Ci si dimentica facilmente di quanto lunghi siano i processi storici. Churchill parlava di fanatismo arabo già negli anni ’20, citando i Wahhabiti, una setta fondata due secoli prima, e il fanatismo islamico sventrava donne incinte in Algeria già negli anni ’80: una storia del radicalismo islamico che inizia con le truppe Usa in Arabia Saudita è ad esempio errata.
Ovviamente esistono anche mali creati da noi.
Reazione #2 – “Lasciamoli cuocere nel loro brodo”
Questa reazione di norma sottace una qualche forma di superiorità e irraggiungibilità della propria civiltà. L’ho sempre trovata strana in Italia, paese nato da una fortunatissima sconfitta militare.
Molte situazioni estere sono effettivamente così ingarbugliate che intervenire è inutile o dannoso, ma è innegabile che ciò che accade in Somalia influenza le rotte commerciali verso l’Italia, e ciò che accade in Congo influenza l’industria che produce il vostro i-Pad, ad esempio.
E fosse questo il problema… pensate invece se il mondo arabo finisse in mano a Mosca: la Russia diventerebbe il monopolista del petrolio e del gas, e l’Europa dovrebbe pregare per tenere accesi i riscaldamenti. E cosa sarebbe successo agli Usa se Europa, Russia e Imperi associati fossero caduti in mano ai nazisti? Con le banalità di politica estera di Ron Paul gli Usa ne sarebbero usciti bene?
Reazione #3 – “È un massacro, dobbiamo aiutarli!”
Poi c’è la reazione opposta: l’idea che la politica estera sia volontariato armato. Lodevole, ma irrealistico. Non si può pensare una politica estera in stile “Uomo Tigre che lotta contro il male”, se non altro perché ci sono al mondo troppi dittatori e troppi psicopatici da far fuori.
Potrebbero esserci dei buoni motivi per attaccare Assad, ad esempio, ma determinare la politica estera in base all’emotività del momento è irresponsabile. Ben vengano eventuali conseguenze collaterali positive per la popolazione, ma non si deve confondere la politica estera con la filantropia armata.
Reazione #4 – “Ci andiamo per il petrolio”
La politica estera riguarda anche il petrolio. Basta immaginare cosa sarebbe dell’Europa se il mondo arabo diventasse satellite della Russia, per capire che fingere che il petrolio non sia una cosa seria è folle. Hitler cercò di invadere il Caucaso per il petrolio, e Putin usò il gas per fare pressioni sull’Ucraina pochi anni fa: il monopolio delle materie prime fondamentali è un problema di sicurezza.
Da nessuna parte però si va solo per il petrolio, e quando si cerca petrolio anche dove non ce n’è, come in Jugoslavia, si dimostra di essere monomaniacali. In Mali c’è l’uranio per le centrali francesi, ma se l’Africa cadesse in mano ai terroristi ci sarebbero problemi ben più gravi e di interesse per molti altri paesi, anche privi di centrali nucleari.
Reazione #5 – “Le guerre si fanno per l’interesse dei produttori di armi”
Perché allora non dire che la gente si ammala per arricchire i dottori, e si fa venire la fame per favorire McDonald’s? Chiaramente in politica estera gli interessi pecuniari contano, e come ci sono quelli che chiedono soldi per le energie ‘rinnovabili’, ci sono produttori di armi che traggono profitti da aumenti della spesa militare.
Bisognerebbe però notare che nella stragrande maggioranza dei conflitti si combatte con armi russe, come i kalashnikov e gli S-300. È raro che un paese combatta con F-14 e Abrams.