Il presidente francese, Francois Hollande, è atteso in visita ufficiale in Mali per celebrare quella che ritiene sia stata una vittoria militare ottenuta nel nord del paese, dove in poche settimane è riuscito a cacciare le milizie islamiche e conquistare Timbuctu e Gao. Quella che lui considera però una vittoria militare viene vista dagli osservatori arabi come una sconfitta sul fronte dei diritti umani. Con l’arrivo delle truppe franco-maliane a Timbuctu si è passati dalla sharia al saccheggio e alla caccia contro gli arabi. Testimoni locali hanno riferito di centinaia di maliani che hanno depredato i negozi della città, prendendo di mira in particolare quelli degli arabi, che fiancheggiavano gli islamisti. Devastati i negozi appartenenti a mauritani e algerini. Per evitare analoghe violenze anche a Kidal, sempre nel nord del Mali, i tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad e del Movimento islamico dell’Azawad hanno deciso di unire le loro forze e combattere per impedire l’ingresso in città dei soldati maliani.
Anche gli abitanti delle città di Gao, occupata nei giorni scorsi dalle truppe dell’esercito di Bamako col sostegno delle forze armate francesi, denunciano violenze e abusi nei confronti degli abitanti arabi e tuareg della zona. L’emittente televisiva araba Al Jazeera ha intervistato un gruppo di profughi che nei giorni scorsi sono fuggiti da queste due città per dirigersi verso la vicina Mauritania ed evitare atti di vendetta perpetrati dai soldati maliani. Dall’arrivo di questi soldati a Timbuctu si sono registrate razzie e devastazioni dei negozi appartenenti a cittadini arabi, mentre altre testimonianze parlano di omicidi compiuti per vendetta contro esponenti tuareg. Un commerciante fuggito da Gao, Mohammed Oul Sidi Mohammed, sostiene che il suo negozio e quelli dei suoi fratelli siano stati distrutti dalla popolazione locale poco dopo l’arrivo delle truppe francesi . «Avevamo quattro negozi in città e merci per il valore di 150mila dollari – ha affermato il commerciante arabo – . Sono stati completamente razziati dopo che le truppe francesi hanno concesso alle bande e ai gruppi che si sono formati in città di compiere queste violenze e di fare ciò che vogliono».
La Ong Human Right Watch (Hrw) ha chiesto l’invio di osservatori internazionali nel nord del Mali per proteggere gli arabi e i tuareg della zona. L’organizzazione non governativa ha diffuso oggi un comunicato nel quale si dice molto preoccupata per le notizie di «omicidi e razzie» contro gli arabi e i tuareg che giungono da quell’area da parte dei soldati maliani. Intervistato dal giornale emiratino Al Ittihad, Kenneth Ruth, direttore esecutivo dei programmi della Ong, ha spiegato che «i nostri esperti in zona hanno registrato numerose violazioni dei diritti umani da parte delle forze maliane e una serie di omicidi e vendette di cui non conosciamo ancora l’entità». Ha chiesto quindi «all’Unione africana di esercitare pressioni sulle forze maliane per porre fine a queste continue violazioni dei diritti umani. Da quello che sappiamo le truppe francesi non fanno nulla per evitare questo». In un rapporto pubblicato sul sito di Human Right Watch si legge che «le forze governative maliane hanno compiuto un’esecuzione sommaria uccidendo 13 sospetti sostenitori delle milizie islamiche mentre altri cinque sono scomparsi da Sevare e Konna nel gennaio del 2013».
Vittime dei saccheggi sono stati anche i centri della Mezzaluna Rossa del Qatar che negli ultimi messi hanno sostenuto il potere islamista nell’Azawad, portando aiuti solo alle città controllate da al Qaeda e da Ansar Eddine. Il loro ruolo nella guerra non è considerato affatto secondario dalle truppe maliane, cacciate meno di un anno fa dalla regione. Da diversi giorni gli osservatori arabi si chiedono qual sia stato in realtà il ruolo del Qatar nella crisi del Mali e in particolare, dopo l’avvio del conflitto armato nell’Azawad, da quale parte si sia schierata Doha. Sono mesi infatti che i suoi governanti cercano di avere buoni rapporti sia con Bamako che con i ribelli islamici «con l’obiettivo di sfruttare in futuro le risorse petrolifere e minerarie del Mali». Prima dell’inizio dei raid aerei francesi sono circolate sulla stampa araba diverse notizie sul loro sostegno ai gruppi estremisti islamici che sarebbero sopravvissuti per mesi, nonostante il completo isolamento internazionale, proprio grazie ai soldi qatarioti. La scorsa estate il Qatar era presente in forze nel Mali attraverso delle opere umanitarie. Sotto la bandiera della Mezzaluna Rossa qatariota sono stati spesi 1,6 milioni di dollari per aiuti umanitari nell’Azawad. Aiuti che sono finiti alla gente che viveva nelle città controllate dai gruppi islamici.
Eppure la loro presenza era nota nella zona tanto che una rivista francese aveva riportato le dichiarazioni del sindaco di Gao il quale affermava: «Il governo francese sa bene chi finanzia i gruppi terroristi islamici nel nord del Mali, come il Qatar ad esempio». Anche altri reportage dei media arabi parlavano dell’invio di esperti militari qatarioti per addestrare i gruppi armati nel nord del Mali, e in particolare il gruppo “Ansar Eddine”, così come erano stati inviati analoghi istruttori in Libia nella guerra contro Muammar Gheddafi.
Secondo gli osservatori arabi il Qatar si muove in tre direzioni: la prima è quella di consolidare la propria influenza in Egitto, Libia e Tunisia come sta facendo in Siria, la seconda è quella di fare concorrenza all’Arabia Saudita nel governare il mondo musulmano sunnita, la terza è quella di rafforzare il mondo sunnita che si contrappone all’asse Iran, Siria, Hezbollah libanese e sciiti iracheni. Per questo quando il presidente francese, Hollande, ha visitato il 16 gennaio scorso Abu Dhabi ha ascoltato parole entusiaste dei governanti degli Emirati Arabi Uniti pronti a sostenere la sua campagna contro i gruppi islamici in Mali. Analogo sostegno è stato chiesto dai francesi anche agli altri paesi del Golfo. Domenica scorsa un inviato dell’Eliseo è stato a Riad, per portare un messaggio di Hollande alla casa reale saudita e si ritiene che riguardi proprio il Mali. Quanto sta accadendo nel Nord Africa spaventa molto i paesi arabi del Golfo che temono un afghanizzazione del Mali. Queste paure sono aumentate in modo esponenziale dopo l’attacco terroristico in Algeria, con la crisi degli ostaggi che è terminata in una strage.
A rassicurare tutti ci ha pensato però mercoledì scorso il premier di Doha, lo sceicco Hamed Bin Jasem Bin Jaber Al Thani, il quale ha negato con forza che il suo paese abbia rifornito di armi i miliziani di al Qaeda nel Maghreb islamico nel nord del Mali. Il capo del governo qatariota ha sostenuto che si tratta di «accuse infondate». Secondo quanto riporta l’emittente satellitare Al Arabiya, Al Thani ha spiegato che “la crisi del Mali è iniziata come crisi umanitaria. Il Qatar sostiene tutte le popolazioni in difficoltà del mondo e ha iniziato lo scorso anno con la Croce Rossa internazionale ad inviare aiuti alla popolazione per poi essere accusata di aver inviato armi”. Commentando queste accuse, giunte anche dalla stampa francese, il primo ministro di Doha ha spiegato di «essere abituato a queste genere di attacchi, ma dispiace quando vengono da paesi fratelli. Ribadiamo che il Qatar non ha svolto alcuna ingerenza».