La forma, si sa, è sostanza. E quindi anche l’immagine. L’immagine ha una forza dirompente, può proiettarti nella storia. Un solo clic, al momento giusto, riesce a descrivere il corso della storia alla stessa stregua di un volume di parole. L’immagine ha un potere evocativo di cui in Italia poco ci curiamo. I media, i giornali, in Italia non hanno l’educazione alla fotografia. Per tanti giornalisti, troppi, la foto è solo un corredo al loro articolo, alla loro intervista, alla loro analisi.
Una forma di provincialismo che non tocca gli Stati Uniti d’America, dove l’immagine occupa un posto ben saldo nella comunicazione. Anche, soprattutto, in campagna elettorale. Se date uno sguardo alle foto della recente corsa di Barack Obama verso la successione, trovate tantissime foto del Presidente tra la folla. Lui immerso in un mare di persone che fanno a gara per toccarlo. Perché, è elementare spiegarlo, il concetto da trasmettere è proprio questo: un uomo che parla alla propria gente, che da loro trae ispirazione e che a loro dovrà rendere conto. Lui sì è il leader, è il presidente, ma solo grazie ai cittadini.
Di immagini di Obama negli studi televisivi ne troverete, certo, ma pochissime. Negli Stati Uniti se ne guarderebbero bene. Sarebbe interpretata come una forma di chiusura, di distanza. Si va alla Casa Bianca confrontandosi col popolo americano, mica con gli anchormen (o women). Certo, la tv ha il suo peso anche lì, ci mancherebbe, ce l’hanno insegnato loro, ma la politica non potrebbe mai dimenticare il rapporto fisico con gli elettori.
Da noi qualcuno la definisce ipocrisia. Si chiama invece teoria della comunicazione. Che in Italia qualcuno riscopre ogni cinque anni chiamando il guru di turno. Quel che però nessun Axelrod potrà mai modificare è l’innato senso di superiorità che caratterizza la nostra classe politica, quel senso di fastidio al solo pensiero di mischiarsi con quei bifolchi degli elettori.
Basta sfogliare i quotidiani. Non troverete una foto che sia una di un politico in campagna elettorale tra la gente. Oggi a farla da padrona è la giornalista Tiziana Panella, immortalata ieri con Mario Monti negli studi televisivi de La 7. L’immagine è su tutti i quotidiani. Il Corriere la “spara” alle pagine 2 e 3 e al successivo sfoglio c’è Silvio Berlusconi al fianco di Myrta Merlino, sempre a La 7. I due li troverete in qualche studio tv anche su Repubblica. Dove campeggia anche un bel Bersani in un interno. La storia non cambia nemmeno su La Stampa, dove Silvio appare immortalato con alle spalle Vittorio Feltri, sempre in uno studio tv.
Insomma, tra gli italiani non ci va più nessuno. Del resto, perché dovrebbero? Come in alto così in basso, direbbe Ermete Trismegisto. Il loro disinteresse per il corpo elettorale – ben definito dall’ipocrito atteggiamento sulla legge elettorale – si manifesta in maniera coerente: sia durante la legislatura sia nel corso della campagna elettorale. Per evitare figuracce, Berlusconi si è inventato un allarme del Viminale a non andare in piazza. Ma è stato prontamente smentito.
Per trovare un povero cristo che si rivolge a una folla di persone bisogna ricorrere alla pagina 6 dell’Unità: troviamo Beppe Grillo col microfono che parla a una serie di esseri umani, sì esseri umani. Gente “normale”, con i loro cappotti ordinari, le loro capigliature, tutti intenti ad ascoltare il politico genovese. Senza l’intermediazione della tv.