Torna in campo Bossi? In verità non ne è mai uscito. E dice la sua. Sulla famiglia e le accuse, su Maroni e Berlusconi, i rapporti con la sinistra, il futuro della Lega e i retroscena dello scandalo che ha cambiato per sempre la storia del Carroccio. Tutto questo nell’e-book confessione di Umberto Bossi, nell’intervista del giornalista di Libero Matteo Pandini e pubblicato nella collana di ebook de Linkiesta.it.
Lo dice anche lui: Bossi si sente ancora “il capo” del Carroccio, e così lo chiamano anche i militanti. Tanto che si ripresenterà al prossimo congresso federale: «Devo tenere unita la Lega…» anche perché nel suo ruolo di padre nobile si annoia («tutto il giorno a ricevere gente…»). A poche settimane dal voto, Bossi rivendica di avere ancora voce in capitolo: «Le decisioni le prendiamo sempre assieme. Mi sono sfilato da tutti quelli che volevano far casino. Non ci sono più io ma è lo stesso…», tanto da bocciare quelli che hanno abbandonato la Lega fondando altri partiti. «Do un giudizio negativo» sugli addii, anche se «sono stati fatti errori» come alcune espulsioni.
Anche su Rosi Mauro? No, anzi. Lei la vede spesso, a cena, e vorrebbe anche reintegrarla. Il suo è un caso da riesaminare dopo le elezioni. Il Senatùr ha parole positive anche per Maroni che «ha gestito una situazione di merda» e lo scagiona da ogni sospetto. Non c’entra Maroni con lo scandalo che ha travolto la Lega, perché non fu il Viminale – dice Bossi – a orchestrare il complotto. Ma qualcuno a Palazzo Chigi ha usato i servizi segreti, facendo esplodere il caso Belsito. Palazzo Chigi, però, non significa Berlusconi. Ma Gianni Letta. È stato lui a rovinare la sua Lega.
E Renzo, il figlio? Chissà. Se ne è andato “lontano” dopo le polemiche e gli scandali, rimborsi regionali compresi. Spiazzante anche il giudizio sul segretario del Pd Bersani («è intelligente»), mentre verso il candidato governatore in Lombardia, Umberto Ambrosoli, usa parole taglienti: «Fuori Milano non lo conosce nessuno». E Berlusconi? Secondo il Senatur ha sempre mantenuto le promesse ma ha sbagliato a gestire il Pdl: «Ha interrotto la comunicazione tra la base e i vertici». E infine, sulle elezioni, sia regionali lombarde che politiche, Bossi è convinto che il centrodestra riuscirà a vincere. A quel punto a Palazzo Chigi (e anche all’Economia) «vedrei bene Giulio Tremonti…». Che il Senatur difende dalle critiche di alcuni leghisti.
*Matteo Pandini, classe 1980, è nato a Lecco ma è cresciuto a Bergamo. Ha cominciato a lavorare nella redazione orobica de Il Giorno, per poi passare alla catena free press E Polis e quindi a Libero dove si trova tuttora. Ha collaborato anche con altri quotidiani locali e agenzie.