A poche ore dall’apertura dei seggi, nel bel mezzo del silenzio elettorale, nel centrosinistra si guarda già al post-voto. Nei corridoi di Largo del Nazareno, sede nazionale del Partito Democratico, si discute su chi sarà il prossimo segretario nazionale. In particolare su come sarà gestita la fase di transizione da qui al prossimo congresso, tra le nomine a livello di governo e la gestione del partito. D’altronde Pier Luigi Bersani l’ha già detto chiaramente ai suoi fedelissimi: «Se vinciamo, lascio la segretaria del Pd a un reggente, perché Palazzo Chigi avrà bisogno di tutto il mio impegno».
Ecco svelata la tattica del candidato in pectore del centrosinistra alle elezioni politiche del prossimo 24 e 25 febbraio. Bersani non vuol perdere tempo. Già ai fine marzo il segretario nazionale lascerà l’incarico ad un traghettatore fino all’assemblea nazionale. Una sorta di congresso che dovrebbe essere calendarizzato per il prossimo autunno, si pensa nel mese ottobre.
Sul nome del traghettatore circolano già diversi nomi da Enrico Letta a Rosi Bindi, ma al momento il favorito sembra essere Roberto Speranza, coordinatore della campagna elettorale, candidato in Basilicata, tra i preferiti nel cosiddetto «tortellino magico di Bersani», il gruppo di «bersanoidi» duri e puri. Non solo. Oltre a Speranza circola anche il nome di Maurizio Migliavacca, coordinatore organizzativo dei democratici. Chi reggerà il partito in questa fase di transizione non avrà incarichi di governo. E non potrà poi candidarsi alla prossima segreteria: dettaglio, quest’ultimo, di certo non marginale per chi vorrà poi competere in autunno.
A poche ore dal responso elettorale, quindi, il punto vero è questo: chi sarà il prossimo segretario dei democratici? C’è chi fa il nome di Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze, spiegano a Linkiesta, «non ne vuol sapere di fare il segretario nazionale». Il ragionamento renziano è il seguente: il prossimo governo di centrosinistra, che sarà guidato da Pier Luigi Bersani, avrà un ruolo importante per le sorti del Paese, e Renzi vuole evitare che si crei il dualismo che ci fu fra Walter Veltroni, a quel tempo, segretario nazionale del Pd, l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi.
Ad oggi l’obiettivo del rottamatore, recente protagonista delle recenti primarie del centrosinistra, resta quello di piazzare un suo uomo al governo. L’uomo del sindaco di Firenze si chiama Graziano Del Rio, attualmente Presidente dell’Anci, che, stando ad una fonte, dovrebbe ricoprire il ruolo di Ministro dell’Interno, o quello di Ministro per gli Affari Regionali. In questo modo Matteo Renzi punterebbe all’Anci «per continuare a fare il fenomeno – come dicono – e per coltivare il suo orticello».
Ecco se Renzi dovesse scegliere la strada della presidenza dell’associazione dei comuni italiani, la partita della segretaria diventerebbe interessante. I giovani “turchi”, trenta/quarantenni di stretta osservanza dalemian-bersaniana, sono tutti in pista. Matteo Orfini, ultimo prodotto del Circolo Mazzini del Pd di Roma, responsabile cultura e informazione del Pd, dalemiano di ferro, ha lavorato in questi anni per arrivare alla segretaria ma ad oggi appare una candidatura che non sfonderebbe fra tesserati e simpatizzanti del Pd.
Diverso è il profilo di Andrea Orlando, già funzionario e dirigente del Pd, è una candidatura «che va presa sul serio: potrebbe essere il candidato più di confine», spiegano. Anche se c’è chi sostiene che Orlando potrebbe aspirare a un posto nel prossimo esecutivo, magari al ministero di Grazie e Giustizia. Troverebbe spazio in questo cast anche una candidatura con profilo ambientalista, tipo quella di Roberto Della Seta, a lungo dirigente di Legambiente, persona che di certo conquisterebbe le anime ecodem del partito. E non solo.
Ma l’ipotesi più credibile su piazza resta quella dell’ex Ministro della Coesione Territoriale, Fabrizio Barca. In una recente intervista al Corriere della Sera Barca è stato piuttosto chiaro: «Dico la verità: io penso di essere più utilmente spendibile in un partito piuttosto che in un organo istituzionale». Oltretutto Barca avrebbe il profilo giusto per rafforzare l’ala socialdemocratica, e allo stesso tempo non dispiacerebbe ai liberal del partito.
Eppure l’ipotesi Barca resta appesa al risultato delle urne. E il nome dell’ex ministro viene fatto anche per un posto nella nuova compagine di Palazzo Chigi. Se la compagine montiana, però, non dovesse sfondare, Pier Luigi Bersani sarebbe costretto a dialogare con il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, che di certo eleggerà almeno un centinaio di parlamentari. In questo scenario il nome di Giuseppe Civati, detto Pippo, ex consigliere regionale e candidato a Montecitorio, potrebbe essere perfetto per la futura segreteria.
Il giovane democratico lombardo, infatti, ha lavorato a lungo con i grillini, cercando più volte un canale di comunicazione. Non solo. Ha già annunciato che si candiderà per reggere il partito. E dalla sua vanta un buon rapporto sia con Renzi sia con Bersani. A meno che i due sfidanti alle primarie non vogliano imporre un loro uomo. O che le altre correnti, da Rosi Bindi a Massimo D’Alema non facciano la voce grossa.