C’è un dettaglio della vita di Alessandro Proto – l’intermediario finanziario arrestato dalla procura di Milano per manipolazione di mercato e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza – che lui stesso ha sempre custodito gelosamente. Riguarda gli inizi della carriera di questo 38enne “Totò della Bocconi” (copyright Gianni Barbacetto) di cui non si sa quasi nulla, capace però di annunciare roboanti acquisti di azioni di società quotate sempre sotto il 2%, da Mps fino a Rcs. Ebbene, uno dei grandi amici di Proto, quello che lo introdusse nel jet set internazionale – tanto da permettergli di conoscere Angelina Jolie e Brad Pitt e trattare con loro una villa sul lago di Como – era Raffaello Follieri, un altro intermediario finanziario più noto negli Stati Uniti che in Italia.
Follieri fu per anni il fidanzato dell’attrice Anne Hathaway (quella del Diavolo veste Prada ndr), tra party a Manhattan, (dove era vicino di casa di Donald Trump ndr) e cene megagalattiche da Cripriani. Famoso e miliardario, la sua vita «dorata» finì nel 2008, quando fu arrestato con le accuse di appropriazione indebita e truffa: fu definito oltreoceano il “Madoff italiano”. Millantava di avere incarichi in Vaticano insieme con la sua Follieri Group. Alessandro ha origini nello stesso paese di Raffaello, in Puglia, a San Giovanni Rotondo, il paese dove ha professato Padre Pio. I due hanno lavorato per qualche anno insieme negli Stati Uniti, fino a quando le loro strade si sono divise. Ma Proto – nonostante l’arresto dell’amico – ha sempre cercato di mantenere quello stile, fondando la Proto Group Organization, società di intermediazione immobiliare e finanziaria.
Follieri, oltre alle belle donne e alle conoscenze altolocate, da Bill Clinton fino a John McCain, era noto per essere un millantatore. «L’idea» come la descrive la giornalista Tommi Guerrieri, nel libro Mr Truffa conquista l’America di Follieri – «era semplice, ma allo stesso tempo geniale. E decisamente ambiziosa. Ottenere l’appoggio del Vaticano per intervenire nell’acquisto di beni immobili della Chiesa americana e poi, da quella stessa posizione, del tutto vantaggiosa, entrare in affari con investitori che potrebbero finanziare l’acquisto e lo sviluppo delle proprietà». La vicenda finì male, per la precisione con la condanna a 4 anni nel carcere di Loretto in Pensylvania. Follieri era entrato in contatto persino con Andrea Sodano, vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio e nipote del cardinal Angelo, il segretario di Stato vaticano (di cui Follieri millantava il sostegno).
E proprio come lui, in questi anni, si è mosso Proto, che ora è accusato dai magistratidi essere «un abile truffatore in danno di sprovveduti investitori in cerca di liquidità al di fuori dei canali bancari».Ha annunciato cordate per acquistare l’Ospedale San Raffaele. Ha detto di aver aiutato quattro amici di Berlusconi ad aprire conti in Svizzera, di aver avuto rapporti con Banca Arner, di aver rilevato fino al 5% di Unicredit, di conoscere Donald Trump e mezzo mondo, politico, italiano e internazionale. Prima di Rcs nel mirino di Proto c’era il progetto Fonsai-Unipol: il finanziere annunciò di avere offerto all’amministratore delegato di Unipol Carlo Cimbri 200 milioni di euro a supporto del piano di fusione.
Prima ancora era stata la volta di Unicredit: Proto comunicò di avere raccolto l’1,2% del capitale attraverso i propri investitori e, mentre si discuteva del rinnovo dei top manager, si candidò persino alla presidenza della banca di piazza Cordusio. Quindi Tod’s, di cui Proto disse di avere rilevato il 2,8%, e la lenta salita in Mps, Fiat, Mediobanca: tutte partecipazioni annunciate di cui poi non si è mai ritrovata traccia, vuoi perchè sotto il 2% (soglia in cui scatta l’obbligo di comunicazione alla Consob), vuoi perchè acquistate attraverso singoli investitori, vuoi perchè – a suo dire – subito rivendute.
Sui giornali negli ultimi giorni è finito pure per l’indagine Mps, anche perché la procura di Lugano lo ha indagato in dicembre per riciclaggio: in Svizzera hanno chiesto che venissero scandagliati tutti i suoi conti e sequestrate le cassette di sicurezza. È stato ascoltato in gennaio dalla procuratrice Rigamonti. Nemmeno il giorno prima dell’arresto era arrivato a proporre un’offerta per comprare la sede storica del Corriere della Sera di via Solferino. Non solo. Aveva fatto un offerta pure per il quotidiano Pubblico, ma – sostengono i ben informati – non aveva ancora depositato l’atto dal notaio.
Feroce con i giornalisti, tanto da insultarli in lungo e in largo, sempre alla ricerca dei potenti, se c’è una cosa che Proto ha sempre cercato di fare è stata quella di comparire sui giornali. Come quando si candidò alle primarie del Popolo della Libertà, tra interviste alla Zanzara e la ricerca spasmodica di un incontro con Silvio Berlusconi. Aspirava a diventare come il Cavaliere, Proto. Lo aveva annunciato nelle interviste, sosteneva di stimarlo, ma nessuno ha mai saputo se davvero abbia incontrato o meno l’ex presidente del Consiglio.
Negli ultimi anni, dopo l’arresto del faccendiere Pierangelo Daccò, aveva stravolto la sua società in Svizzera. Aveva mantenuto quella di Londra e a quanto pare quella di Barcellona, dove, si mormora, abbia un conto alla “Caixa” di svariati milioni di euro. Aveva licenziato diversi suoi dipendenti, che inferociti si erano rivolti ai magistrati e giornalisti, per far sapere che Proto «non era uno stinco di santo». Si racconta che poche ore prima dell’arresto in Galleria del Corso a Milano, dove dai suoi uffici vedeva il Duomo, abbia inviato un mazzo di rose rosse e le chiavi di una macchina nuova fiammante alla fidanzata: l’ultima spacconata prima di finire dietro le sbarre.