L’Aper, Associazione produttori di energia rinnovabile, ha elaborato un documento in 26 punti per lo sviluppo del settore dell’energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia nei prossimi anni. Il documento è stato sottoposto ai partiti politici. Alcuni hanno condiviso le linee dell’associazione, altri non hanno ancora risposto. Ma perché l’Italia dovrebbe sviluppare questo settore? Quali sono i vantaggi? Lo abbiamo chiesto ad Agostino Re Rebaudengo, presidente di Aper.
Più di una settimana fa Aper ha sottoposto all’attenzione dei principali partiti politici italiani un documento contenente 26 azioni prioritarie per lo sviluppo del settore dell’energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia. Che riscontri state ricevendo?
Abbastanza buoni. Nello specifico, è stata espressa una piena condivisione del documento dal Pdl, Italia dei Valori, Udc e dal partito dei Verdi. Sel, Fare per Fermare il Declino e Rifondazione Comunista hanno aderito solo parzialmente al nostro documento, spiegandone analiticamente le ragioni che comunque non vanno, nella maggior parte dei casi, in una posizione contro una strategia green del nostro Paese. Per quanto riguarda le altre forze politiche, il nostro “ritardometro” le ha contrassegnate con un asterisco o due asterischi. Esiste un asterisco se ci è stato preannunciato dal partito l’invio di una posizione ufficiale e/o alcuni componenti del partito hanno aderito a titolo personale, ma il partito non ha ufficialmente confermato. È il caso di Italia futura, Movimento 5 Stelle, Pd e Rivoluzione civile. I due asterischi segnalano invece la totale mancanza di un riscontro da parte del partito, e in questo caso parliamo di Centro democratico, Fratelli d’Italia, Futuro e libertà, La destra, Lega Nord e Scelta civica Monti.
Qual è il ruolo attuale dell’Italia nelle politiche energetiche europee? Quali sono le strategie che il prossimo governo deve mettere in atto per permettere al Paese di essere protagonista in questo campo?
Entro la fine del 2013, la Commissione europea predisporrà un nuovo pacchetto clima-energia, gli obiettivi di sviluppo al 2030 per il settore della green economy. Tra i Paesi membri si sta discutendo se fissare un unico obiettivo in termini di emissioni e di spesa complessiva, con una “neutralità delle tecnologie/settori”, oppure confermare l’approccio del pacchetto 20-20-20, individuando un obiettivo specifico per ognuno dei tre settori coinvolti: energia da fonti rinnovabili, efficienza energetica, emissioni di gas climalteranti. Questa seconda opzione, lo dimostrano gli importanti risultati che si stanno conseguendo in questi anni, appare, secondo noi, il modo più sicuro per realizzare un’economia europea ambientalmente sostenibile. Ci auguriamo che il prossimo Governo prenda una ferma posizione in tal senso.
Qual è allo stato attuale la “geografia” energetica dell’Italia? Quali sono le nostre principali fonti energetiche?
L’82% dell’energia consumata in Italia (elettricità, calore, trasporti) ha un’origine estera con evidenti effetti sulla sicurezza degli approvvigionamenti essendo, come noto, gas e petrolio di provenienza da aree geografiche a rischio. In particolare, per quanto riguarda l’energia elettrica, ne importiamo circa il 76%: il 14% direttamente sotto forma di elettricità e il rimanente 62% sotto forma di materie prime (carbone, petrolio e gas) necessarie per la produzione. Il restante 24% è ottenuto da “materie prime nazionali” come acqua, sole, vento, biomasse e geotermia. Per raggiungere la necessaria maggiore indipendenza dall’estero occorre fare un maggior uso delle fonti rinnovabili, come peraltro anche affermato dalla Strategia energetica nazionale (Sen) approvata dal governo nel 2012.
Quali decisioni ha preso il governo uscente in merito?
Il governo uscente ha stabilito nella Sen di puntare a una maggiore indipendenza energetica attraverso tre principali strumenti: 1. investire nello sviluppo delle fonti rinnovabili; 2. incentivare l’efficienza energetica; 3. rilanciare l’upstream nazionale. Aper, per quanto riguarda i punti 1 e 2, è ovviamente molto positiva, supportata anche da molti studi che hanno già dimostrato i vantaggi per i cittadini derivanti dagli investimenti nel settore delle rinnovabili. Per quanto riguarda il punto 3, che comporta nuove trivellazioni per l’estrazione di petrolio e gas, Aper si riserva di esprimere un giudizio quando saranno disponibili studi attendibili sull’argomento.
Esiste nel nostro Paese la ricerca sulle energie rinnovabili?
Qualcosa esiste. L’Enea ad esempio ha registrato diversi brevetti sulla tecnologia del solare termodinamico. Un gruppo privato come Mossi e Ghisolfi è all’avanguardia nella ricerca sui biocarburanti di seconda generazione. Tuttavia si può fare molto di più. L’Italia può avere un ruolo importante, nell’ambito della ricerca e dello sviluppo sperimentale nel comparto della green economy, a condizione che il governo favorisca e/o sostenga gli investimenti privati e pubblici in grado anche di attrarre le eccellenze del mondo scientifico. Occorrerebbe avere un po’ di coraggio nel definire le priorità, le eccellenze ed anche le spese inutili. Cosa non facile ma continuo a credere possibile. È anche necessario incrementare le risorse pubbliche e private da destinare alla ricerca nel settore dell’energia, oggi di molto inferiori rispetto a quanto impiegato, ad esempio, da Germania e Francia, e promuovere meglio l’accesso ai bandi Ue finalizzati al finanziamento di progetti innovativi e di sviluppo delle fonti rinnovabili in modo da utilizzare pienamente le risorse comunitarie, troppo spesso non impiegate dal nostro Paese.
Nel documento scrivete che «la filiera delle rinnovabili può contribuire a rilanciare l’industria nazionale». In che modo idroelettrico, fotovoltaico, eolico e altre fonti rinnovabili potrebbero migliorare la situazione dell’industria italiana?
In ciascuna delle filiere è stato sviluppato negli ultimi anni un importante know how che è patrimonio di numerose imprese, alcune delle quali hanno già intrapreso un processo d’internazionalizzazione. Le energie rinnovabili sono state anche un’occasione per riqualificare imprese operative nei settori della componentistica elettrica. Se la crescita non verrà bloccata da miopi inversioni di marcia nelle politiche di sostegno, il settore delle energie rinnovabili e della green economy in genere, costituirà una grande opportunità di crescita per l’industria, il pil e l’occupazione in Italia.
Nel nostro Paese rinnovabili significa anche incentivi, che molti associano allo sperpero di denaro pubblico. Perché tutti i cittadini dovrebbero farsi carico di questo peso?
Diversi studi (si vedano, ad esempio, Althesys e Oir-Agici scaricabili dal sito http://www.aper.it) hanno dimostrato che l’ammontare dei benefici attualizzati ad oggi, al netto degli incentivi erogati alle fonti rinnovabili, è di circa 50 miliardi di euro, molto più di una manovra finanziaria. Ma, oltre a ciò, le energie rinnovabili danno anche altri importanti vantaggi, quali una maggiore indipendenza energetica del nostro Paese, meno gas climalteranti e inquinanti introdotti in atmosfera, e minori spese per sanità e protezione civile . Insomma, le energie rinnovabili ci permettono di vivere in un ambiente decisamente migliore.
Complessivamente, il beneficio netto attualizzato a oggi dell’incentivazione delle fonti rinnovabili è stimato nell’ordine di grandezza di circa 50 miliardi di euro. Molto più di una manovra finanziaria.