È la quarta banca del Paese, è nei guai, e salvarla costerà 3,7 miliardi di euro ai contribuenti. No, non si tratta del Monte dei Paschi, ma dell’Sns Reaal, tra i principali istituti di credito olandesi, con asset per 137 miliardi. «Abbiamo sondato ogni alternativa possibile che includesse il coinvolgimento dei privati», ha detto il ministro delle Finanze Jeroen Dijsselbloem, «ma nessuno ha fornito garanzie sufficienti per salvaguardare la stabilità dell’intero sistema bancario». «Posso capire molto bene la resistenza dei cittadini perché è necessario utilizzare ancora una grande quantità di denaro pubblico», ha ammesso Dijsselbloem, «ed è per quesco che vogliamo il settore privato paghi per quanto più possibile il salvataggio di Sns Reaal». La banca centrale olandese ha fissato il termine per la chiusura dell’accordo da 1,8 miliardi gli americani di Vcvc Partners il 31 gennaio, ma non se n’è fatto nulla.
E dunque toccherà all’esecutivo lanciare un salvagente alla banca – l’intero cda si è dimesso ieri – attraverso un aumento di capitale da 3,7 miliardi oltre dare la garanzia per le operazioni dell’istituto fino a 5 miliardi di euro e compiere una maxi svalutazione sugli attivi immobiliari dal valore di 700 milioni. È proprio l’esposizione immobiliare, pari a 9,8 miliardi – di cui 2,3 miliardi in sofferenza, soprattutto verso la Spagna – ad aver causato il default della banca. Per limitare i costi per i contribuenti l’esecutivo ha imposto una tassa da un miliardo a tutti gli istituti. Da capire come parteciperanno gli azionisti e gli obbligazionisti dell’istituto. Una questione non secondaria: l’agenzia di rating Fitch ha annunciato un possibile declassamento della banca e di altri istituti se la nazionalizzazione dovesse escludere la ristrutturazione delle obbligazioni ordinarie.
La nazionalizzazione di Sns Reaal segue a quattro anni di distanza quella di Abn Amro, altro istituto di importanza sistemica per l’Olanda, ed è stata possibile grazie a una legge che ha facilitato le procedure per intervenire finanziariamente a sostegno delle banche. E infatti il piano di salvataggio di Sns prevede un contributo da un miliardo di euro. Tra 2008 e 2009 i bailout hanno raggiunto la cifra complessiva di 40 miliardi, e hanno coinvolto Ing, Aegon, Abn Amro e la stessa Sns, per 750 milioni. L’anno scorso, poi, la Commissione europea ha bloccato il progetto del Governo di conferire in una bad bank gli attivi immobiliari in sofferenza di Rabobank, Ing e Abn Amro. Qualunque piega prenda la vicenda Mps, una tassa da un miliardo sulle banche per minimizzare l’impatto del salvataggio è un’idea che il prossimo governo potrebbe davvero prendere in considerazione.