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Il “vecchio” , Chekib Khelil, e il “giovane”, Farid Bedjaoui, erano i contatti di Pietro Varone, uno dei manger dell’Eni indagati per corruzione internazionale nell’inchiesta che ha travolto Paolo Scaroni. Racconta una persona coinvolta nelle indagini: «nel corso del 2007 ho saputo da Varone che si sarebbe incontrato a Parigi con Chekib Khelil e “il suo contatto”. Poi ha cominciato a chiamare quest’ultimo “il giovane” e quindi aveva preso l’abitudine di dirmi che incontrava “il vecchio” e “il giovane”».
Incontri importanti, questi, per ricostruire la catena delle tangenti pagate da Eni per conquistare gli appalti Saipem in Algeria. E bisogna scendere in questa sequela di mazzette per incontrare Bedjaoui, l’uomo chiave dell’inchiesta, il collettore delle mazzette. Bedjaoui, scrivono i pm, era «il contatto col ministro Khelil e la persona che si occupava di distribuire il denaro versato da saipem a titolo di corruzione».
Con Khelil, ministro dell’ Energia algerino, a uno di questi incontri avrebberp partecipato anche Scaroni e Antonio Vella, responsabile Eni in Nordafrica, per aumentare la redditività del giacimento di Menzel Ledjemet Est. È una delle otto commesse sospette assegnate a Saipem tra il 2007 e il 2009. Le altre sono: Medgaz Project (420.000.000 euro), Lng Gl3Z (4.500.000.000), Impianto trattamento di Gpl (Hassi Messaoud)(1.700.000.000), Ubts (1.300.000.000), LZ2 (Hassi R’mel-Arzew) (500.000), Ammonia/Urea Aezew Epc (280.000.000), Gasdotto Gk3 lotto tre (580.000.000).
«In relazione a detti contratti – proseguono i pm – sono stati scoperti accordi d’intermediazione con la società Peal Partners di Hong Kong, riconducibile a Bedjaoui, da parte di Saipem su conti accesi presso Habib Bank di Zurigo e Barclays Bank di Dubai». Complessivamente a questa società, «di cui non vi è traccia in conti pubblicamente accessibili’, sono state versati 197.934.798 dollari ‘per la successiva distribuzione a faccendieri, esponenti del governo algerino e di Sonatrach».
Qui la catena delle mazzette si chiude: è la somma che, secondo l’accusa, sarebbe stata pagata da Scaroni per comprare gli appalti. Ora bisogna aspettare i tre gradi di giudizio.