“Stop Cancer Now!”, l’appello per fermare il cancro ora

“Stop Cancer Now!”, l’appello per fermare il cancro ora

La domanda di partenza era questa: stiamo vincendo o no la guerra contro il cancro? La risposta, che arriva dal World Oncology Forum, è che «parte delle battaglie le stiamo perdendo per causa nostra, perché potrebbero essere delle vittorie se solo iniziassimo a coordinare le azioni. Se solo ci sedessimo a tavolino per delineare le strategie contro il cancro. Perché ci sono molte cose che potremmo già fare ma non le facciamo, perché non siamo capaci di mettere insieme le misure da prendere» spiega a Linkiesta Alberto Costa, oncologo e direttore della European School of Oncology (Eso), ente che ha organizzato l’incontro e lanciato l’appello “stop cancer now!”.

Il Forum Mondiale dell’Oncologia, svoltosi il 26 e27 ottobre scorso, ha riunito a Lugano i maggiori ricercatori, medici, esponenti politici, rappresentanti dell’industria, portavoce dei pazienti e giornalisti nel campo dell’oncologia perché ci fosse una presa di coscienza collettiva: Onu, governi, charity nel mondo. «Ora basta!» continua Costa, «È stato superato il livello di guardia e la trascuratezza del tema cancro non è più giustificata. Non nascondiamoci dietro al fatto che la cura ancora non è stata trovata, perché possiamo fare tanto anche con i mezzi che abbiamo a disposizione, ma non si fa».

Le stime dicono che nei prossimi 25 anni l’incidenza, ovvero i nuovi casi diagnosticati ogni anno, raddoppierà, fino a raggiungere i 22 milioni di casi nel 2030, e i numeri più alti si registreranno soprattutto nei paesi emergenti a più basso reddito. «Questo perché la vita media aumenta, anche e soprattutto nei paesi più poveri, e più si vive più ci si ammala. Per cui l’incidenza è in aumento in tutto il mondo, ma la mortalità è in discesa solo nei Paesi che hanno un Servizio Sanitario adeguato e hanno accesso alle cure» afferma Costa. «Senza dimenticare che nei paesi emergenti si fa ancora poca attenzione agli stili di vita, al contrario dei Paesi più ricchi, e anche questo incide in maniera negativa sulla mortalità».

Senza contare che il cancro ogni anno costa all’economia mondiale circa 900 miliardi di dollari, causati da perdita di produttività, per morti premature e invalidità, e costi sanitari. Circa l’1,5% del Pil globale.

«Uno o due milioni di morti potrebbero essere evitati anche ora, se solo ci fosse una razionalizzazione degli interventi possibili. Un esempio simbolico di come non riusciamo, come società, come mondo a fare nemmeno quello che potremmo fare, sono le macchine per radioterapia: ci sono 32 paesi nel mondo che non hanno neppure una di queste macchine. Eppure 32 macchine costano meno di qualunque coppa dei campioni o cavolate simili, quindi una spesa che potrebbe benissimo essere sostenuta, ma nessuno prende l’iniziativa per coordinare un’azione simile. Una macchina per radioterapia può erogare tra i 70 e gli 80 trattamenti al giorno, il che corrisponde ad altrettante persone che ricevono la terapia, quindi decine di migliaia di pazienti che possono essere curati» spiega il direttore dell’Eso.

Il Wof in questo senso ha cercato di mettere a fuoco le strategie che sono attuabili anche ora, con i mezzi che abbiamo a disposizione, nella speranza che ci sia una presa di coscienza collettiva. Perché se è vero che nel 2011 l’Organizzazione della Nazioni Unite (Onu) ha dichiarato di voler ridurre del 25% la mortalità prematura per malattie non trasmissibili, entro il 2025, è anche vero che non ha indicato come farlo. E forse è tempo di sedersi a tavolino, mettere giù alcune strategie e decidere come investire i soldi, per raggiungere davvero questo obiettivo.

«Non esiste una cura unica per il cancro, ma esistono diverse strategie, ognuna delle quali è indicata in un caso ma non nell’altro» spiega Costa. «Il senso del manifesto “Stop cancer now!” è proprio questo: non ostinatevi a curare ciò che non è curabile o prevenire ciò che non è prevenibile ma organizziamo le risorse in modo intelligente».

«Per esempio non ha senso investire dei soldi nella prevenzione del tumore della prostata, perché il Psa (Prostate-Specific Antigen) non è abbastanza affidabile, e dà molti falsi positivi, senza aggiungere nessun vantaggio reale nel controllo della mortalità. Mentre ha senso investire i soldi nella prevenzione del tumore alla mammella, perché se identificato presto, ci sono più possibilità di curarlo; o acquistare farmaci contro il tumore al testicolo, l’unico che risponde al trattamento con il cisplatino; o ancora insistere nella lotta contro il tabacco, perché la prevenzione, smettere di fumare, è l’unica strategia al momento possibile per il tumore al polmone.

«Ma non è detto che un ragazzo che si ammala di tumore al testicolo viva in un Paese che ha i soldi per acquistare il cisplatino, o che una donna che ha un tumore al seno possa fare la mammografia ogni anno. Quello che possiamo fare è organizzare le risorse in modo da salvare anche queste persone. Dire che ci sono troppi morti perché non c’è ancora una cura per il cancro è falso. Ora vediamo chi coglierà questo appello».

In collaborazione con RBS – Ricerca Biomedica e Salute
 

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