Beppe Grillo riempie le piazze. Il leader del Movimento Cinque Stelle gira il Paese, incontra gli italiani e raccoglie ovunque attenzione e consenso. Si può essere più o meno d’accordo con il suo programma. Si può persino obiettare che la folla ai comizi raramente si trasforma in voti alle elezioni. Ma non si può non riconoscere questo primato. L’ex comico genovese è l’unico a fare campagna elettorale tra la gente. Anche se spesso giornali e tv evitano di raccontarlo.
C’è un evento che spiega meglio di altri il successo del fenomeno Grillo. È l’incontro appena concluso a Carbonia, piccolo centro nel Sulcis, estremità meridionale della Sardegna. Un appuntamento simbolico, non certo il principale della due giorni del blogger sull’isola. C’era molta più attesa ieri, per il comizio a Sassari. Ancora di più ce ne sarà stasera a Cagliari, per l’incontro a piazza dei Centomila. Ma è Carbonia che aiuta a capire il seguito di Grillo nel Paese. La terra delle miniere, dell’Alcoa. La provincia più povera d’Italia. Proprio qui un paio di mesi fa due ministri della Repubblica, Corrado Passera e Fabrizio Barca, sono dovuti fuggire in elicottero, assediati dalla gente inferocita fuori dalla miniera di Serbariu.
Beppe Grillo riempie la piazza anche a Carbonia. Piazza Marmilla, per essere precisi. L’anfiteatro che gli organizzatori hanno scelto per ospitare l’evento è strapieno. Ci sono quasi cinquemila persone. Una folla incredibile, se si considera che l’intero comune non supera i 30mila abitanti. È un giorno feriale, sono le quattro del pomeriggio. Ma quando Grillo arriva la città si ferma.
Ormai non è più una novità. Impegnati a commentare l’ultima promessa elettorale di Silvio Berlusconi e relative polemiche, i media tradizionali sembrano aver dimenticato lo Tsunami tour di Grillo. Eppure basta sfogliare i quotidiani locali per farsi un’idea dell’evento. La visita di ieri a Sassari ha monopolizzato la giornata politica sarda. «Piazza d’Italia era affollata in modo immenso» racconta oggi la Nuova Sardegna. «Probabilmente un pubblico così numeroso non se lo aspettava nemmeno lui, in una serata fredda e piovosa» si legge sull’Unione Sarda.
Carbonia non fa eccezione. Sul palco, Beppe Grillo indossa un casco da operaio. Gli è stato donato poco prima da un lavoratore in cassa integrazione. Prima di raggiungere la piazza il leader del movimento si è fermato alla miniera di Serbariu. Il tempo di un appello agli operai delle imprese d’appalto dell’Alcoa che occupano una galleria. «Dovete uscire immediatamente da qui – spiega – dovete pensare alla famiglia». Con loro l’ex comico prende lo stesso l’impegno di sempre: «Non sono qui per fare promesse, ma vi garantisco che se vinciamo li mandiamo tutti a casa».
Populismo, commentano in tanti. Grillo non si offende. Anzi, più tardi dal palco invita i presenti a gridarlo. «Uno, due, tre, strillate tutti “populista”». Uno sketch ormai abituale, tutto a beneficio delle telecamere. Stavolta si bissa. «Uno, due, tre, urlatemi: “Megalomane”». La gente strilla, lo applaude. Voteranno tutti per lui? Difficile sapere quanto vale il fenomeno Grillo alle urne. Il sondaggio pubblicato poche ore fa dall’Istituto Piepoli presume un 13 per cento. Gli ultimi dati Swg indicano il 18 per cento. Ma qualche osservatore ritiene che il movimento sia ancora sottostimato.
Certo, Grillo è un leader atipico. «Non sono venuto qui a farvi la campagna elettorale sulla miseria» spiega subito. Il programma è sul sito. Chi è interessato se lo vada a guardare. «Io non vengo a chiedervi il voto» spiega. Sono i presenti che devono mettersi in gioco. «Se siete disposti a rischiare qualcosa, cambiamo questo Paese!». Il primo è stato lui: «Mi sono buttato a nuoto nello Stretto di Messina e abbiamo conquistato la Sicilia».
C’è tempo per parlare del reddito di cittadinanza. Un sussidio di mille euro al mese per ogni disoccupato. Per tre anni. Ieri Bersani ha ironizzato sulla misura, un progetto senza copertura finanziaria. «Con che coraggio fanno queste domande?» sbotta Grillo. Ecco la soluzione: la prima voce di spesa da tagliare sono i tre miliardi e mezzo dei rimborsi elettorali ai partiti. Poi ci sono i 2,2 miliardi spesi per la Tav. E l’abolizione delle province. «Ci costano 11 miliardi. Quattro miliardi servono per ricollocare il personale. Gli altri sette miliardi li mettiamo in una banca di Stato»
Grillo ne approfitta per prendersela con i politici italiani. Il copione non risparmia il segretario del Pd-Gargamella alle prese con lo scandalo Monte dei Paschi. Il nano-Berlusconi e l’ultima promessa elettorale: «Restituiamo l’Imu e anche una batteria di pentole e due materassi». Ce n’è anche per Monti, «il nuovo Mastella». E per il presidente della Repubblica. «Andiamo a vedere quanto ci costa O’ Giorgione – dice Grillo tra gli applausi – La presidenza della Repubblica costa 242 milioni l’anno. Ci sono 18 giardinieri».
Colpisce la distanza con gli altri leader. Populista o no, Grillo è vicino alla gente. Fisicamente vicino. Durante il comizio un simpatizzante sale sul palco, lo interrompe per dargli la mano. Alla fine dell’incontro ci vogliono quasi venti minuti per tornare in automobile. Le persone si affollano attorno al blogger genovese, gli parlano, lo fermano. E lui si concede. «Sei meglio di Garibaldi» gli grida qualcuno. La scena finisce in diretta su “La Cosa”, il canale di Youtube che trasmette le tappe dello Tsunami tour. Oltre ai cinquemila presenti, a seguire l’incontro di Carbonia ci sono altre quattromila persone collegate in rete. Nelle stesse ore il presidente Monti è a Pordenone, per un incontro elettorale. Qualche utente del Nordest commenta ironico: «Lì ci sono sono quattro gatti».
Grillo lo sa. Una parte del suo intervento è dedicata proprio a quei politici «che non vanno più in piazza». Hanno paura. «La polizia, i carabinieri, la digos. Io ci parlo: si sono rotti i coglioni di scortarli con le autoblù. Li portano a fare shopping». Dietro di lui, in fila, i candidati al Parlamento. «Tutti sardi, vivono qui, non sono andati via. Potete vederli un mese prima delle elezioni. Non lo fa nessuno». Ecco un altro esempio di come costruire un rapporto con il territorio. Un po’ imbarazzati, dopo Grillo sono loro a prendere la parola. Una ragazza si commuove. «Scusate, che vergogna». L’ex comico la rincuora: «La vergogna è un valore aggiunto. Ormai non si vergogna più nessuno».
Alla fine la promessa è sempre la stessa. «Vi dico solo che li manderemo tutti a casa». La gente scende dalle gradinate, lo abbraccia. Lo staff aiuta Grillo a salire in macchina, deve raggiungere Cagliari dove stasera ci sarà un altro comizio. Domattina si arriva in Veneto. Nel pomeriggio appuntamento a piazza delle erbe, a Padova. In serata a Venezia. Giovedì Trieste e Udine, venerdì Belluno e Treviso. Un calendario fitto fino al 22 febbraio. A due giorni dal voto la chiusura dello Tsunami tour sarà a Roma, Piazza San Giovanni. Un luogo simbolo, metaforicamente scippato alla sinistra e al Cavaliere. È qui che hanno sempre organizzato gli eventi politici più importanti. Almeno fino a quando non hanno deciso di disertare le piazze.