Adesso Fermare il declino rischia di scomparire

Il movimento di Giannino tra batoste elettorali e scontri interni

«Vuole sapere quale sarà il futuro di Fermare il Declino?». Prima di rispondere l’ex coordinatrice nazionale di Fare Silvia Enrico ride nervosamente per qualche secondo. Dopo aver raccolto il testimone di Oscar Giannino, da qualche giorno si è dimessa anche lei. Ecco il primo evidente problema. La «nota dolente», come spiega il giovane avvocato ligure. Il movimento è rimasto senza una struttura dirigente. Più della sconfitta elettorale, hanno influito le polemiche interne. La lunga serie di accuse, critiche, passi indietro che hanno interessato buona parte dei protagonisti di quest’avventura.

Non è necessario tornare alla polemica tra Luigi Zingales e Oscar Giannino, costretto alle dimissioni per aver inventato alcune note del curriculum. Solo una settimana fa – «preso atto delle difficoltà ad attuare in un clima di serenità le delibere sulla revisione dello statuto e la convocazione dei congressi» – a dimettersi è stata l’intera Direzione nazionale. E così a Fermare il declino si resta in attesa di un improbabile congresso a maggio. Mentre sembra definitivamente sfumata la possibilità di presentare il movimento – salvo qualche eccezione – alle amministrative di primavera.

E dire che i risultati elettorali non sono stati poi così catastrofici. Dopo solo sette mesi di attività, Fare ha raccolto l’1,11 per cento dei consensi alla Camera dei deputati. Quasi 400mila voti. Eppure oggi il movimento rischia di scomparire. Manca un organismo di indirizzo politico, e non solo quello. Non c’è più un ufficio stampa, ad esempio. La struttura era stata messa a disposizione dall’agenzia “Politiche pubbliche”, che si era occupata anche della gestione della campagna elettorale e della comunicazione. Passate le elezioni, è finito il contratto. Ed è scomparso anche l’ufficio che si occupava dei rapporti con i media. La sede? A detta dei bene informati quella dovrebbe esistere ancora. In via Dogana a Milano. «Mi risulta che ci sia ancora… – ipotizza Silvia Enrico – Ma non saprei dire chi c’è». 

Gli ottomila tesserati sul territorio attendono. «Al momento – racconta Carlo Stagnaro, uno dei fondatori di Fermare il declino – i comitati restano attivi, anche se in attesa delle decisioni prese a livello nazionale». Stagnaro, direttore del dipartimento Studi e Ricerche dell’Istituto Bruno Leoni, è il più ottimista: «I gruppi sul territorio mi sembrano ancora determinati a portare avanti quest’esperienza».

In assenza delle strutture fisiche, al movimento resta «il complesso e ambizioso» programma elettorale. Una serie di proposte trasversalmente apprezzate. «Un programma così valido – ricorda Enrico – che ancora ringrazio i sette fondatori del movimento». Quell’eredità rimarrà al partito, in attesa delle prossime evoluzioni. «Intendiamoci – sorride Stagnaro – se il Pd o il Movimento Cinque Stelle volessero attuare quelle proposte saremmo ben contenti. Ma non credo proprio che accadrà». 

Adesso cosa succede? L’obiettivo era arrivare in primavera per celebrare i congressi. Ad aprile quelli regionali, a maggio il nazionale. Ma anche questi appuntamenti rischiano di saltare. «Siamo in una fase di stallo» ammette l’ex coordinatrice nazionale. C’è da risolvere il problema dello statuto. Va approvato un nuovo documento che permetta la convocazione delle assemblee. «Finchè non si trova un punto di sintesi tra le varie proposte che arrivano dal territorio è impossibile procedere». E così, a meno che il presidente dimissionario non decida di convocare il congresso, la possibilità che l’appuntamento non venga messo in calendario resta concreta

Così come rischia di saltare la partecipazione alle prossime elezioni amministrative. All’indomani della sconfitta elettorale la coordinatrice Enrico era certa di poter presentare Fermare il declino anche alle Comunali. «Ieri potevamo essere delusi, sorpresi, tristi, arrabbiati – spiegava il 26 febbraio – Ma oggi no. Oggi vogliamo guardare al futuro, adesso è il momento di pensare al domani. Queste elezioni non sono un punto di arrivo, sono il nostro punto di partenza. Fino a ieri non c’eravamo: oggi esistiamo». A dispetto di quelle dichiarazioni, ora Silvia Enrico è la prima a ritenere quasi impossibile la presenza alle elezioni di primavera. «Non è pessimismo – spiega al telefono – Piuttosto realismo. E non sapete quante persone anche in questi giorni mi dicono che alle Comunali vorrebbero esserci. Ma io non so proprio cosa rispondere. Questo è il modo migliore per sparire».

«Qui si sta sgretolando tutto» racconta una delle persone che ha collaborato attivamente alla campagna elettorale. «Non credo – si augura Stagnaro – Voglio sperare bene che quest’esperienza prosegua. Farla finita così non farebbe bene a nessuno». Di certo Oscar Giannino non sarà più la guida del movimento. Pur continuando a partecipare alle attività di Fare, è da escludere un suo ritorno a un ruolo di primo piano. Intanto stamattina, con un’intervista al Corriere della Sera, non ha escluso una sua prossima candidatura il professor Luigi Zingales. Sarà lui il nuovo punto di riferimento di Fare? «Basta investiture del leader a prescindere» commenta Silvia Enrico. L’ex coordinatrice resta possibilista: «Se Zingales ha a cuore il movimento, se ne occupi. Se riusciamo ad arrivare ai congressi e lui si presenta a me andrebbe anche bene». 

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