Abbandonata a se stessa. Ecco cosa è Cipro oggi. Divisa fra Russia e Ue, il piccolo Stato dell’eurozona sta combattendo contro la bancarotta. A tal punto che dalla Germania è arrivato un pesante monito del ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schäuble, che ha messo in guardia il governo cipriota sul rischio di un default del Paese a seguito del collasso del sistema bancario. I negoziati vanno avanti e mancano solo poche ore prima che la Banca centrale europea stacchi la spina della liquidità agli istituti di credito (tecnicamente insolventi) di Cipro.
Quello che sta succedendo ha del paradossale. Cipro ha bisogno di soldi. Tanti, in rapporto alle sue dimensioni. Per la precisione, 17 miliardi di euro su un Pil di 18 miliardi. Bruxelles è pronta ad aiutare Nicosia, ma Nicosia continua a flirtare con Mosca. Intanto, il conto cresce sempre di più. Se fino a stamattina bisognava trovare circa 5,8 miliardi di euro, oggi pomeriggio la troika composta da Commissione Ue, Bce e Fondo monetario internazionale ha ricalcolato il gap da trovare nel minor tempo possibile. Ora servono 6,7 miliardi di euro.
Le trattative fra il governo cipriota e quello russo sono continuate. Prima si sono interrotte, come aveva detto in mattinata il ministro cipriota delle Finanze Michalis Sarris, a Mosca da alcuni giorni. «I negoziati sono collassati e non vedo elementi positivi. La missione si può dire finita», ha detto Sarris. Poche ore prima il suo presidente Nicos Anastasiades aveva presentato il suo piano di riserva alla troika: ristrutturazione del sistema bancario, creazione di diverse bad bank dove inserire gli asset inesigibili, creazione di un fondo di solidarietà nel quale convogliare il maggior numero di risorse e tassa sui depositi bancari, seppure escludendo i piccoli risparmiatori.
Il tempo è sempre di meno. La Bce ha minacciato di staccare la spina delle liquidità emergenziale per ora fornita tramite l’Emergency liquidity assistance (Ela). In assenza di un piano concreto, l’istituzione monetaria di Mario Draghi ha infatti detto che smetterà di concedere l’uso dell’Ela, che deve essere approvato volta per volta. Secondo fonti della banca centrale di Cipro, che di fatto è l’erogatore della liquidità tramite l’Ela, le minacce della Bce sono «da non sottovalutare» perché se si togliessero le linee di credito dell’Ela «sarebbe il collasso dell’intero sistema finanziario cipriota». Se così fosse, si avvicinerebbe lo spauracchio di un isolamento da parte dell’eurozona, dopo quello di fatto creatosi diplomaticamente dopo i continui flirt con Mosca.
Il presidente Anastasiades si è detto sicuro di poter risolvere la crisi entro il weekend, forse già questa sera. Tuttavia, i passaggi da fare sono ancora tanti. Il primo di questi è l’approvazione del piano di salvataggio. Diverse sono le opzioni in campo, compresa la vendita delle licenze sull’estrazione del gas naturale. Nessuna di queste sembra però soddisfare le richieste della troika. Consapevole che o arriva un piano serio e sostenibile o il Paese finisce a gambe all’aria, le ultime indiscrezioni parlano di un preponderante ritorno della tassa sui depositi, da applicare solo oltre una certa soglia. Fonti governative confermano che tutti i depositi sotto i 100.000 euro saranno esenti, ma non c’è ancora nulla di ufficiale. Poi, bisogna rinnovare il sistema bancario. Infine, introdurre misure di controllo dei capitali per evitare bank-run. Non sarà facile come dice Anastasiades.
Quello che è vero, invece, è che i capitali russi sono già fuggiti in quantità significativa. Secondo l’analisi di Bank of America – Merrill Lynch, fra il giugno 2012 e il febbraio 2013 sono tornati verso la Russia circa 7,3 miliardi di euro su almeno 13 miliardi riconducibili a cittadini russi. Il timore di una escalation della crisi aveva già fatto paura a chi aveva i propri soldi nelle banche cipriote. Eppure, i titolari di grandi patrimoni potrebbero essere proprio la salvezza del Paese. Il 42% dei depositi bancari, circa 68 miliardi di euro a gennaio 2013, sono sopra i 500.000 euro, per un totale di quasi 29 miliardi. Con una tassazione del 9,9%, la prima proposta durante l’Eurogruppo, le entrate sarebbero di circa 2,8 miliardi di euro. Raddoppiando l’aliquota, ci sarebbero più margini per trovare vie alternative a un prelievo forzoso dai conti correnti dei piccoli risparmiatori. Nel frattempo, si potrebbe portare avanti la ristrutturazione, ed eventuale chiusura, di alcuni istituti bancari. Un’opzione, questa, che potrebbe andare bene alla troika. Non va però bene a Cipro, che ha paura di perdere il suo status di centro off-shore all’interno della zona euro.
Il problema di una tassa maggiorata sui capitali oltre i 500.000 euro è tutto politico. Come ha detto ieri il cancelliere tedesco Angela Merkel è possibile che i risparmiatori che hanno depositi nelle banche cipriote siano costretti a pagare uno scotto. Insomma, a contribuire. Come spiega Goldman Sachs, ci sarebbero anche i margini per farlo. Secondo l’analisi della banca statunitense, non ci sono altre soluzioni alternative. E dato che, secondo i database di Thomson Reuters Datastream, negli ultimi 5 anni chi ha depositato soldi in un conto cipriota ha guadagnato il 25% in interessi, la pillola potrebbe essere più facile da inghiottire. Sempre meglio che un default.
-AGGIORNAMENTO:
20:45 Il Parlamento di Cipro introduce misure di controllo dei capitali. È la prima volta nella storia dell’eurozona. Contestualmente, approva anche la creazione di un fondo di solidarietà grazie ai fondi previdenziali del Paese.
20:30 Come rivelano fonti europee a Reuters, domenica sera si terrà un Eurogruppo straordinario per discutere le nuove misure economico-finanziarie che il governo cipriota sta discutendo in Parlamento.