Portineria MilanoDietro Bersani l’ombra di Enrico Letta che piace al Pdl

Pontieri al lavoro tra Pd e berlusconiani

C’è un nome che circola con insistenza tra le fila del centrodestra a poche ore di distanza dall’incarico condizionato che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito al segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani. È quello di Enrico Letta, vicesegretario dei democratici, nipote dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni, quaranta/cinquantenne su cui in questo momento sono puntati i riflettori di Popolo della Libertà e Lega Nord per la lunga trattativa che potrebbe portare alla creazione di un governo di grande coalizione come voluto dal Capo dello Stato.

Non è un caso, fanno notare tra i corridoi di Montecitorio, che appena uscito dal Quirinale Bersani si sia diretto ad una riunione nella sede dell’Arel, l’Agenzia di ricerche e legislazione, diretta proprio dal giovane Letta. E alla riunione – durata circa 30 minuti – nel centro studi si siano presentati tra gli altri, i capigruppo di Camera e Senato, Roberto Speranza e Luigi Zanda, e Maurizio Migliavacca, quest’ultimo tra i più attivi canali di comunicazione tra Pd e Lega Nord. La trattativa, del resto, dura ormai da più di ventiquattr’ore, ma non si riesce ancora a trovare la quadra. E di sicuro non ci si arriverà prima di lunedì.

Questa è la situazione. Da una parte Bersani e i suoi sono alle prese con i numeri risicati del Senato che potrebbero portare però a un governo di larghe intese o di minoranza, ma di sicuro non “ben visto” da Napolitano. In questa mission impossibile (copyright Daniela Santanché), c’è chi sostiene che Bersani potrebbe avere dalla sua parte sia qualche senatore del Movimento Cinque Stelle inorridito dall’inciucio sia qualche senatore della Lega Nord. Ipotesi che entrambi i partiti hanno smentito, quelli di Beppe Grillo con il capogruppo al Senato Vito Crimi, i leghisti con un tweet dal segretario Roberto Maroni.

Dall’altra Berlusconi continua a insistere sul senso di responsabilità e sulla necessità di un governo di grande coalizione, proprio come indicato dal Capo dello Stato. L’obiettivo sarebbe quello di un esecutivo della durata di almeno due o tre anni, dunque, che dovrebbe varare una bicamerale di dalemiana memoria, per poter affrontare le prime riforme costituzionali e anche la legge elettorale. Tra i temi più importanti ci sarebbe pure quello della Camera della Autonomie, cara alla Lega Nord di Roberto Maroni.

«Ma siamo proprio sicuri che Berlusconi non chieda come al solito un salvacondotto oppure qualcosa d’altro in cambio?», racconta un politico navigato di prima e seconda Repubblica seduto su un divanetto del Transatlantico quasi deserto. Al momento, a parole, da parte del Pdl c’è stata un’apertura agli otto punti del programma di Bersani. Ne ha parlato Berlusconi al Capo dello Stato e l’ha confermato il capogruppo alla Camera Renato Brunetta: «Nei nostri programmi e in quelli del Pdl c’è una vastissima area di sovrapposizione di temi comuni anche con gli otto punti di Bersani», ha spiegato l’ex ministro della Pubblica Amministrazione. «Per esempio, non abbiamo nessun problema sul conflitto di interesse e sulle norme contro la corruzione»: “sovrapposizione” di programmi che è stata confermata dallo stesso Berlusconi dopo l’incontro tra Napolitano e Bersani.

Ma tra leghisti e pidiellini ci sarebbero alcune resistenze proprio su Bersani. E a fare il nome di Letta jr, ex ministro dell’Industria e delle Politiche Comunitarie, sarebbe stato lo stesso Silvio Berlusconi nei suoi incontri con gli alleati. «E’ uno che non è né giovane né vecchio», questo il ragionamento che si fa in ambienti di Pdl e Lega, è un cattolico, stimato dal Capo dello Stato, con un’esperienza di governo alle spalle. Lo scenario ideale per ampie fette del centrodestra sarebbe insomma questo: dopo che Bersani si sarà accorto di non avere i numeri potrebbe proporre proprio Letta come possibile presidente del Consiglio di grande coalizione.

L’ipotesi è solo teorica. E per tanti esponenti del Pd “impossibile”, se non fantascientifica. E, secondo fonti del Nazareno, viene usata in queste ore da Berlusconi e dagli alleati per alzare la posta in gioco, che tocca svariati punti, oltre il programma di governo appunto, pure la partita legata alla nomina del nuovo presidente della Repubblica: al Colle c’è chi fa già il nome dell’ex ministro degli Esteri Franco Frattini. Letta jr sarà pure il king maker della trattativa adesso, si ragiona tra le fila del centrosinistra, «ma non potrà mai superare Bersani e non verrebbe mai digerito dal partito. E’ un nome che pidiellini e leghisti spendono per spaccare il Partito Democratico».

Letta, infatti, che continua a lavorare in silenzio senza fornire dichiarazioni in pubblico, resta pur sempre il numero due del Pd. Non piace molto agli uomini vicini al sindaco di Firenze e rottamatore Matteo Renzi, basti ricordare la spaccatura tra i due durante le primarie. E anche i giovani turchi di Matteo Orfini non “impazzirebbero” nel vederlo premier. E quindi? Di più si saprà dopo gli incontri della prossima settimana, ma appare evidente che la strada di Bersani è sempre più stretta. E Letta jr potrebbe togliere le castagne dal fuoco, a Napolitano che vuole un governo per fronteggiare la crisi economica, a Pdl e Lega e forse pure a quel Massimo D’Alema che in questi giorni si trova nei castelli della Loira per una riunione con i Socialisti europei: fu Max a teorizzare per primo la bicamerale per le riforme con Berlusconi.

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