Maschio, femmina, entrambi o nessuno dei due? Tra poche settimane, i berlinesi che dovranno recarsi alla toilette potranno disporre di un’opzione in più. Alcune strutture pubbliche, infatti, cominceranno ad offrire anche dei bagni unisex, destinati ai transessuali e più in generale a chi non si sente a proprio agio nel definire ed etichettare la propria sessualità. Ad approvare il decreto attuativo è stato, nei giorni scorsi, il distretto di Friedrichshain-Kreuzberg, uno dei più popolati di Berlino.
I nuovi servizi igienici sono stati voluti fortemente dagli esponenti del Partito pirata, forza politica storicamente molto vicina alle problematiche relative al mondo Lgbt. I voti necessari, però, sono arrivati anche dalla Spd e dai Verdi, mentre la Cdu – il partito di Angela Merkel – ha espresso un “nein” convinto a un servizio considerato «superfluo» anche a causa del «basso numero di persone che ne usufruirebbero». Al momento il progetto tecnico delle toilette “unisex” è in fase di studio: probabilmente ospiteranno sia WC che orinatoio, oltre a un piccolo spogliatoio all’ingresso.
Eppure, nella capitale europea dell’orgoglio gay, che sfila ogni anno nella coloratissima e affollatissima Christopher Street Day Parade – cui partecipano centinaia di migliaia di persone, tra cui anche moltissimi etero – restano ancora alcune sacche di “resistenza”. Nemmeno l’inaugurazione di un monumento dedicato alle vittime gay dell’Olocausto, nel 2008, e la guida politica decennale del sindaco Klaus Wowereit, famoso per il leggendario coming out pronunciato nel 2001 durante una conferenza («Sono gay, e va bene così») sono riusciti ad eliminare totalmente i pregiudizi.
Anzi, secondo una recente ricerca realizzata dall’Università Humboldt, l’omofobia è in crescita tra i giovani e gli studenti. La maggioranza dei 787 intervistati, di età compresa tra gli 11 ed i 13 anni di età, ha dichiarato di utilizzare le parole “Schwul” e “Lesbe” come un’offesa. Un atteggiamento che, sostiene il rapporto, deriverebbe dall’educazione degli stessi insegnanti. E non mancano episodi di bullismo legati a doppio filo con l’identità sessuale delle vittime.
Per questa ragione, i Pirati e la Linke hanno fatto promulgare nei mesi scorsi un elaborato piano d’azione, nell’intento di scardinare le discriminazioni fin dall’infanzia. Un progetto che promuove l’educazione alla diversità seguendo il modello già introdotto – con successo – in alcuni istituti a Mitte e Pankow, due quartieri cittadini. E che potrebbe coinvolgere, in vista del prossimo anno scolastico, anche i libri di testo, su cui, secondo i promotori, «il concetto di famiglia dovrà essere rivisto e allargato».
Il dibattito è apertissimo, e coinvolge anche altri aspetti della società tedesca. Quello giudiziario, ad esempio: alcuni gay conservano le proprie fedine penali “sporche” dopo essere stati pizzicati dalla polizia, quaranta e cinquant’anni fa, ad amoreggiare con il proprio partner, quando ancora atteggiamenti di questo tipo venivano considerati un reato. Questo “affronto morale”, come l’ha definito Klaus Born, che si sta battendo per l’abolizione del pregiudizio e per l’approvazione di un “diritto all’oblio” relativo a casi di questo genere, è un’eredità che il paese si porta dietro dall’epoca nazista.
A ogni modo, la vittoria più grande per gay e lesbiche tedeschi è arrivata lo scorso 19 febbraio, quando una sentenza della Corte costituzionale di Karlsruhe ha stabilito che, in caso di adozione, uguali diritti devono essere garantiti sia alle coppie eterosessuali, sia a quelle omosessuali. Le quali, tra l’altro, stanno combattendo per poter disporre, in futuro, di agevolazioni fiscali simili a quelle dei loro pari-condizione etero. A prescindere dai risultati nel breve termine, queste iniziative dimostrano come Berlino e la Germania siano, oggi più che mai, un laboratorio in grado di fornire nuove e interessanti idee e nuovi stimoli alla lotta in difesa dei diritti Lgbt.