Ecco quello che si diranno Beppe Grillo e Napolitano

Fantapolitica

Improvvisi, alcuni squilli di tromba squarciano il silenzio del grande piazzale. Il picchetto dei lancieri di Montebello scatta sull’attenti, mentre tre biciclette attraversano il cortile d’onore del Quirinale. Apre il corteo Beppe Grillo, piumino blu hi-tech con cappuccio e occhialoni da neve incorporati. Dietro di lui pedalano sul selciato i capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi. Domani mattina, ore 9.30. Per il MoVimento Cinque Stelle è il giorno della consacrazione istituzionale. Prima le consultazioni al Colle con il presidente Napolitano. Qualche ora più tardi il vertice a Via Veneto con la diplomazia americana. Un incontro fissato da tempo con l’ambasciatore David Thorne, che una settimana fa ha ammesso di seguire con interesse il fenomeno Cinque Stelle.

Superati con un sorriso i due corazzieri di guardia alla grande scalinata, Grillo e i due capigruppo raggiungono lo studio alla Vetrata. Dentro, Giorgio Napolitano li sta aspettando. «Presidente, è arrivata la delegazione del Cinque Stelle» annuncia lo staffiere nella sgargiante livrea blu. La porta si apre, con un po’ di imbarazzo si passa alle presentazioni. Per Grillo e Napolitano è il primo incontro dopo un botta e risposta durato mesi. Una stretta di mano. «Se non le dispiace – esordisce Grillo – riprendiamo l’incontro e lo mandiamo in diretta streaming. Sa com’è, la trasparenza è una nostra ossessione». Neanche il tempo di acconsentire e Vito Crimi sistema una piccola telecamera sull’enorme scrivania del presidente.

«E Casaleggio non c’è?» si informa Pasquale Cascella, il capo ufficio stampa del Quirinale. «Non è potuto venire, un’indisposizione» quasi si scusa la cittadina-deputata Lombardi. Napolitano ha fretta. «Allora signor Grillo – taglia corto – il tempo stringe. Qui dobbiamo fare un governo». Il presidente della Repubblica è fermo, ma disponibile. «Posso far portare un caffè?» aggiunge immediatamente. Napolitano non ama il blogger genovese, non ne ha mai fatto mistero. Il giorno dopo l’exploit elettorale alle amministrative di un anno fa, sarcastico commentò: «Boom? Io di boom ricordo solo quello degli anni Sessanta».

Un lungo braccio di ferro. Nota ufficiale dopo nota ufficiale. Post dopo post. Napolitano non ha dimenticato le critiche, spesso pretestuose, di Grillo. I continui inviti al pensionamento, gli attacchi ai presunti privilegi. E poi quel nomignolo, Morfeo. Quello non lo sopporta proprio. «E che sono uno addormentato? Proprio io…». Ma oggi in ballo c’è il destino del Paese: «Signor Grillo, una soluzione la dobbiamo trovare».

Inizia il duello. Napolitano all’attacco, Grillo si difende. Il presidente incalza, il leader a cinque stelle boccia tutti gli scenari che gli vengono proposti. Un governo Bersani? «Gargamella i nostri voti non li avrà mai». Una proroga di Monti? «Rigor Mortis se ne deve andare il prima possibile». Mica vorrà coinvolgere ancora Berlusconi? «Dello psiconano non ne parliamo nemmeno».

«Certo che voi grillini siete difficili», allarga le braccia Napolitano. “O’guaglione”, come lo chiama Grillo, si alza dalla scrivania e si avvicina alla grande finestra. Scuote la testa. I due capigruppo Crimi e Lombardi sono pietrificati. Immobili sulle sedie assistono in silenzio allo scontro tra i due. «E poi presidente – dice l’ex comico indicando gli arazzi alle pareti – ci sarebbe un altro problema. Lei lo sa quanto ci costa tutto questo baraccone?». In campagna elettorale Grillo l’aveva promesso: una volta in Parlamento taglieremo le spese del Quirinale. Ora tiene fede alla promessa. «Per favore signor Grillo, non divaghiamo».

Instancabile, Napolitano riprende a illustrare ipotesi e soluzioni. Come da cerimoniale l’incontro dovrebbe durare tre quarti d’ora. Ma la chiacchierata va avanti. Alla faccia della trasparenza, a un certo punto Grillo chiede ai suoi accompagnatori di lasciare lo studio. «Crimi – lo chiama – Mi raccomando, prima di uscire spegni la telecamera». A pochi metri, accalcati nel loggione d’onore, i giornalisti attendono l’esito del vertice. Il tempo passa e la porta resta chiusa. Silvio Berlusconi e la delegazione di Pdl e Lega, convocati al Colle per le 10.30, sono costretti a fare anticamera. Mentre il Cavaliere sbuffa, per ingannare la noia i cronisti prendono d’assalto il piccolo buffet organizzato nella vicina sala degli Scrigni. Caffè, succhi di frutta, qualche cornetto.

Dopo un’interminabile attesa, dalla sala del Bronzino ecco spuntare Grillo. I corazzieri di guardia alla porta scattano sull’attenti. Il blogger genovese raggiunge il piccolo podio al centro del Loggione. «Con il presidente abbiamo convenuto sulla necessità che il Paese possa avere in tempi rapidi una guida stabile» esordisce Grillo davanti alle telecamere. «Il galateo istituzionale mi imporrebbe il silenzio. Ma non me ne frega niente. Morfeo mi ha dato l’incarico: lunedì il governo Cinque Stelle si presenterà alle Camere per la fiducia».