Hartmut Hopp, il torturatore della porta accanto

Braccio destro del pastore Schäfer nella Colonia Dignidad, è a piede libero in Germania

Non si può certo dire che Hartmut Wilhelm Hopp si stia nascondendo. Il suo nome appare stampato sul campanello di casa nel centro della città di Krefeld, nel Nordreno-Vestfalia in Germania, e i concittadini lo incontrano spesso per strada.

Eppure Hopp figura nella lista di ricercati dell’Interpol. Le accuse contro di lui sono dure: come braccio destro del pastore evangelico Paul Schäfer, si sarebbe reso corresponsabile di torture e abusi sessuali su minori perpetrati all’interno della tristemente famosa Colonia Dignidad in Cile. Gli esperti dubitano che la giustizia tedesca arrivi presto a una condanna contro di lui.

Hartmut Wilhelm Hopp tra i ricercati dell’Interpol

Una quarantina di persone si sono date appuntamento questo fine settimana davanti a casa di Hopp. È un’usanza cilena. Visto il singhiozzante funzionamento della giustizia nel paese sudamericano, giovani e familiari delle vittime organizzano incontri di fronte a casa dei carnefici della dittatura miliare. Gli appuntamenti si chiamano «funas» e hanno lo scopo di non permettere che i crimini vengano dimenticati. Nel fine settimana la funa è uscita dai confini del paese per arrivare fino al domicilio tedesco di Hopp. Tra i manifestanti hanno partecipato i cileni figli degli esiliati in Germania durante la dittatura militare e le loro famiglie, insieme a vari attivisti per i diritti umani.

Hartmut Hopp è stato condannato in Cile a cinque anni di prigione in un processo sugli abusi sessuali contro i minori commessi all’interno di Colonia Dignidad sotto la guida di Paul Schäfer, un medico durante la Seconda guerra Mondiale in Germania, riciclato come pastore evangelico in Cile. Altri processi contro Hopp sono ancora in corso in Cile. In particolare è accusato come diretto responsabile della morte di alcuni oppositori politici e di aver fatto parte di una vera e propria organizzazione criminale

La Colonia, ora conosciuta come Villa Baviera, fu fondata nel 1961 e fino a tempi più recenti era una specie di fortezza tedesca in territorio cileno. Secondo lo European center for constitutionals human rights (Ecchr) «durante più decenni furono commesse in questo luogo tra le più gravi violazioni dei diritti umani». Durante il regime di Augusto Pinochet (1973-1990), Colonia Dignidad offrì ospitalità alla junta per torturare gli oppositori. Allo stesso tempo bambini tedeschi e cileni soffrirono anni di abusi sessuali all’interno della setta dove ci si vestiva rigorosamente con abiti bavaresi.

Hartmut Hopp era il medico ufficiale della colonia, dove ora vivono all’incirca 280 persone. Accusatori e familiari delle vittime ritengono fosse il braccio destro di Schäfer, una sorta di ministro degli esteri della setta. Avrebbe mantenuto durante la dittatura stretti contatti con lo stesso Pinochet e con il capo della Dina, la polizia segreta, Manuel Contreras.

Dopo la condanna in Cile nel 2011 Hopp è riuscito a fuggire in Germania, dove vive da allora. Ha sempre rifiutato le accuse. In un comunicato emesso in coincidenza della fuga dal Cile, parla di «calunnie» contro di lui. «Fino a che si tratta di illazioni delle autorità cilene che mi attribuiscono simili crimini, rappresentano queste una violazione dei miei diritti», ha scritto allora.

Grazie alla legislazione garantista tedesca, Krefeld si è dimostrato fino ad ora per Hopp un luogo sicuro. «La Germania ha proceduto finora solo molto a stento contro i crimini di Hartmut Hopp», ha denunciato questa mattina il quotidiano di centro sinistra Süddeutsche Zeitung. Secondo Dieter Meier, un giornalista che ha investigato a fondo questo caso e che è stato tra gli organizzatori della protesta, «il paese non deve diventare un porto sicuro per coloro che hanno commesso violazioni dei diritti umani altrove». Secondo quanto spiega Andreas Schüller, responsabile dell’inchiesta su Hopp presso l’Ecchr, «la Germania non estrada i cittadini tedeschi, così è stabilito dalla Costituzione».

Tant’è che Krefeld è già conosciuta come destinazione preferita dagli ex membri della Colonia Dignidad: secondo i media tedeschi sono trenta in totale coloro che vivono qui con l’appoggio di una chiesa locale, che però respinge ogni legame con gli eventi.

L’Ecchr ha denunciato Hopp alla procura di Krefeld già nell’Agosto del 2011. Poco dopo la procura ha aperto formalmente un’inchiesta contro l’ex membro di Colonia Dignidad. Nel mese di ottobre dello stesso anno, l’organizzazione ha appoggiato l’avvocatessa Petra Schlagenhauf che a sua volta ha accusato Hopp in nome di tre vittime. Si tratta di una coppia che accusa il medico di lesioni corporali gravi e del cittadino cileno Andrés Rekas, la cui sorella scomparse nel 1976 a Colonia Dignidad.

Schlagenhauf si dice tutto sommato ottimista. «Hopp è stato condannato a cinque anni di prigione lo scorso mese di gennaio in Cile in via definitiva come corresponsabile in diversi casi di abuso. Prima della condanna poteva viaggiare liberamente in Germania, essendo in possesso di un passaporto tedesco, e pertanto non verrà estradato. Però il Cile può chiedere di realizzare il processo in Germania. Credo che questo avverrà e sono anche moderatamente ottimista che si possa giungere a a una condanna quantomeno per complicità nei casi di abuso», assicura.

Per quanto riguarda invece le accuse formulate in Germania gli esperti sono meno fiduciosi. «Attualmente è in atto un unico processo con diversi aspetti: abusi sessuali sui minori, lesioni corporali gravi attraverso la prescrizione abusiva di medicinali e la scomparsa di tre oppositori politici», spiega Schüller, «si tratta di accuse molto complesse e le prove non si trovano in Germania. Per questo è probabile che i tempi del processo siano molto lunghi».

Il prossimo 11 settembre ricorrono in Cile i quarant’anni dal golpe militare. I famigliari delle vittime e gli attivisti in Germania si dicono «indignati» per il fatto che Colonia Dignidad continui a esistere. Come se non bastasse, dal 2008, quella che ora è conosciuta come Villa Baviera riceve generosi finanziamenti del ministero degli Esteri tedesco di più di un milione di euro all’anno come progetto di integrazione dei tedeschi in Cile. 

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