Senza bailout e (per alcune ore) senza ministro delle Finanze. Questa è Cipro oggi, nel quarto giorno di trattative per garantire un piano di salvataggio alla piccola isola del Mediterraneo. A metà pomeriggio CNBC ha riportato le dimissioni di Michalis Sarris, il titolare delle ministero delle Finanze, spiegando anche che il presidente Nicos Anastasiades era indeciso se accettarle o meno. Secca la smentita di Sarris, confermati i tumulti all’interno del governo. Nel frattempo, continuano le negoziazioni fra Cipro e Bruxelles, ma anche fra Cipro e Mosca. Un balletto, quest’ultimo, che rischia di ritardare l’avvio del programma di aiuti.
Doveva essere la giornata cruciale per il voto del bailout di Cipro. Ed è arrivato. No al prelievo forzoso come condizione del bailout. Il partito che ha la maggioranza, il DISY, ha comunicato che si sarebbe astenuto dal voto. Tutti gli altri partiti hanno detto no. «Troppo poco tempo e troppo iniquo il pacchetto di aiuti da approvare, serve più tempo», ha detto il portavoce del partito conservatore cipriota. Il presidente Anastasiades sta infatti pensando di proporre un’esenzione al prelievo forzoso richiesto dalla troika (Commissione Ue, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale). Quest’ultimo prevede sempre un’imposta del 6,75% per i depositi sotto i 100.000 euro e del 9,9% per quelli superiori.
L’Eurogruppo continua a chiedere che il governo cipriota «salvaguardi i depositi dei piccoli risparmiatori», ma difende il suo operato. Come ha spiegato il numero uno dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem «le autorità di Cipro dovrebbero accettare la mano tesa dell’Ue». Questo perché la soluzione trovata per Cipro, ovvero il prelievo forzoso dai conti correnti, era «inevitabile». Colpa della situazione finanziaria delle banche del Paese, i cui asset superano di otto volte il Pil cipriota. Dijsselbloem ha inoltre usato bastone e carota nei confronti degli altri Stati membri della zona euro. Da un lato ha spiegato che i governi hanno il permesso di tassare i depositi in caso di estrema necessità, come nel caso cipriota. Dall’altro ha però cercato di tranquillizzare tutti gli altri correntisti europei, sottolineando che esclude categoricamente la necessità di altri prelievi forzosi in altri Paesi dell’area euro.
Le parole provenienti da Bruxelles cozzano però con quelle che arrivano da Cipro. Le autorità cipriote continuano a chiedere maggiore flessibilità nella gestione del bailout. Complici le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’isola, è difficile che ci siano altre aperture. O bailout o nulla. Non sono ammesse altre soluzioni con l’eurozona. In alternativa c’è la Russia.
Anche Francoforte è intervenuta. Il membro della Bce Ewald Nowotny ha affermato a Dow Jones che l’istituzione guidata da Mario Draghi è pronta a fare tutto il necessario per fornire liquidità «come prestatore di ultima istanza» a Cipro. Non solo. Nowotny ha rimarcato che sul tavolo ci sono opzioni in grado di coinvolgere nel bailout gli obbligazionisti delle banche cipriote. Gli obbligazionisti junior sono già colpiti dal programma di bailout, dato che per loro è previsto un bail-in, ovvero diventeranno azionisti della banca di cui fino al momento del salvataggio detenevano bond. Ma Nowotny ha anche detto che avrebbe senso un’estensione del prestito da 2,5 miliardi di euro che la Russia ha fatto a Cipro nei mesi scorsi.
A peggiorare la situazione ci ha pensato infatti il continuo flirt fra Cipro e Russia. Il ministro cipriota delle Finanze, stando a quanto si apprende da fonti governative del Paese, è volato a Mosca con il ministro per l’Energia al fine di discutere della crisi del Paese con le autorità russe. Uno screzio non da poco, dopo le voci dei giorni scorsi, che indicavano il colosso energetico Gazprom come un possibile sostituto dell’Ue come soccorritore di Cipro. Eppure, come riportano fonti della Commissione Ue, Sarris starebbe cercando proprio un’estensione del pacchetto di aiuti che Mosca ha concesso a Nicosia.
La situazione è deteriorata completamente quando Sarris ha rassegnato le dimissioni, verso sera. Il motivo? Come spiegano fonti governative cipriote, uno screzio telefonico fra Sarris e Anastasiades, in cui il presidente avrebbe accusato il suo ministro di non aver fatto abbastanza per proteggere gli interessi del Paese. In altre parole, di aver concesso che la troika chiedesse di inserire nel memorandum d’intesa del bailout anche il prelievo forzoso dai conti correnti delle banche operanti a Cipro.
Nel frattempo, oltre al danno, la beffa. Data l’impossibilità ad avere risorse finanziarie liquide – le banche cipriote sono ancora chiuse (e non si sa quando riapriranno – il governo britannico ha inviato a Cipro un aereo contenente un milione di dollari per i militari stanziati sull’isola. Come ha spiegato il ministero britannico della Difesa, si è trattata di una misura precauzionale, nel caso gli istituti di credito non aprissero per alcuni giorni. La crisi di Cipro diventa sempre più drammatica.