Il vecchio Helmut Kohl, “solo e schiavo della moglie”

La denuncia pubblica dei figli dell’ex cancelliere che unificò la Germania

BERLINO – Il dramma della famiglia divisa dell’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl è tornato questa settimana a far discutere la Germania. I figli del veterano politico democristiano accusano in un nuovo libro la sua seconda moglie. Descrivono la donna come una sorta di “stalker” ossessiva che controlla l’esistenza di un anziano uomo malato. Da tempo Kohl non avrebbe modo di vedere vecchi amici e antichi collaboratori, e nemmeno figli e nipoti. Ma come in tutte le tragedie, anche in questa ci sono due facce della medaglia.

Helmut Kohl è stato un gigante della politica mondiale. Nei suoi sedici anni da cancelliere ha contribuito in modo decisivo tanto alla riunificazione tedesca come alla costruzione dell’Unione europea. La sua ascesa fu tanto eccezionale, come drammatica fu la sua caduta. Quando era ancora presidente onorario dell’Unione Cristianodemocratica fu coinvolto in uno scandalo di finanziamenti illeciti, una macchia indelebile in Germania, capace di intaccare anche la memoria di un politico come Kohl. Fu allora precisamente Angela Merkel, sua pupilla, a chiedergli pubblicamente di abbandonare il suo incarico per pulire l’immagine del partito. Dal 2000, l’ex cancelliere vive lontano dalla vita politica, e riappare solo in occasione di grandi eventi.

Come se non fosse abbastanza, la sua importante eredità politica è offuscata da un conflitto familiare che a puntate torna a essere oggetto di pubblico dibattito. La tragedia privata sembra il contraltare logico di una vita dedicata allo Stato. Kohl fu un cancelliere decisivo ma anche un padre assente e un marito infedele, dettagli dati a conoscere due anni fa nel libro Vita e dolori di Hannelore Kohl, opera del biografo di famiglia Heribert Schwan. L’immagine esemplare di una moglie devota dallo stile prussiano andò in frantumi nel 2001 quando Hannelore si suicidò a Ludwigshafen, dopo anni di vita isolata, vittima di una rara allergia alla luce.

La relazione difficile tra i figli di Kohl, Peter e Walter, si è complicata ulteriormente dopo la morte della madre, e in particolare dal 2008, l’anno in cui Kohl si è sposato con l’ex segretaria Maike Richter, 35 anni più giovane di lui, ed è rimasto vittima di un incidente domestico che lo ha ridotto in sedia a rotelle limitando al minimo le sue capacità di comunicare. Nonostante Hannelore avesse espresso poco prima di togliersi la vita la volontà che i figli si riconciliassero con il padre, questo sembra tutt’ora impossibile.

Giovedì sera Walter e Peter Kohl sono stati ospiti di uno dei talkshow più popolari sulla Zdf, quello moderato da Markus Lanz, in occasione della riedizione di un libro riguardo a loro madre (intitolato appunto Hannelore Kohl) che viene pubblicata in occasione degli 80 anni di quest’ultima con una nuova lunga premessa che contiene accuse pesanti contro la Richter.

Nel programma i due fratelli hanno ricordato il loro primo incontro con quest’ultima: “Entrare a casa sua fu un esperienza traumatica”, ha detto Peter, “da subito fu chiaro che la situazione era diversa (da ciò che mi ero aspettato, ndr). Era un appartamento strapienodi articoli da fan di Helmut Kohl, ritagli di giornale, amenicoli di vario genere. Non so in quanti anni uno possa accumulare una quantità di oggetti simili. Però sembrava chiaro che aveva dedicato parte della sua vita a venerare la figura di Helmut Kohl”. In modo ancora più diretto, nella premessa si parla di un atteggiamento da stalker.

Peter ha poi descritto una relazione complicata con la Richter, visto che nessun argomento la interessava se non la celebrazione della figura di Kohl, “sembrava che fosse l’ufficio della propaganda”. La situazione si è poi deteriorata a partire dal 2008, quando Helmut Kohl, che già aveva gravi problemi di salute, cadde dalle scale provocandosi un grave trauma cranico. I figli si lamentano del fatto di essere stati avvisati solo molto tardi la stessa sera da parte della seconda moglie, quando il padre si trovava già in sala operatoria. È stato questo, secondo quanto denunciano ora, il primo di una serie di passi mirati ad allontanarli del padre e isolare l’anziana esistenza di Kohl.

“In una famiglia che ha vissuto drammi come il nostro”, ha aggiunto Walter, “con la morte di nostra madre e l’incidente di nostro padre era necessario restare uniti”. Ciononostante Richter avrebbe reagito all’incidente che rese Kohl incapace di gestire da solo la sua vita di tutti i giorni, introducendo iniziative e regole arbitrarie, allontanando i collaboratori di tutta la vita, e limitando, fino ad annullare, le visite. Peter Kohl, sull’orlo delle lacrime, ha confessato di aver visto suo padre per l’ultima volta nel 2011, con la figlia piccola. Da allora Richter lo avrebbe impedito.

A questo si aggiunge l’allontanamento da parte della moglie del biografo di famiglia Heribert Schwan, che fino ad allora aveva avuto accesso a tutti i documenti privati di Kohl: i file segreti della Stasi, le sue lettere private, le conversazioni registrate con i leader di tutto il mondo. Tutto questo giace ora sotto la custodia arbitraria di Richter, che, secondo i figli, non è in grado di gestire un patrimonio storico di tale portata.

Come sempre ha fatto Helmut Kohl, anche questa tragedia polarizza le opinioni. Non tutti in Germania vedono Maike Richter come un’arpia e una strega. “La vita accanto a una persona nelle condizioni di salute di Kohl non è una passeggiata”, ha scritto il quotidiano conservatore Die Welt, in difesa della Richter, “non sarebbe poi così strano che la signora Kohl avesse deciso di non avere più attorno tutti gli antichi collaboratori del marito quando va in vacanza. È evidente che dopo il matrimonio ha rivendicato il diritto ad avere una sfera privata con il marito”.

Oltre a questo si pone con forza una domanda: per quale motivo è necessario portare alla luce ogni volta nuovi dettagli di un dramma privato? Ed è questa appunto la domanda che il conduttore Markus Lanz ha posto ai fratelli nel corso delle trasmissione. “Volevamo che fosse una dimostrazione a favore di nostra madre, senza cartelli e senza bandiere”, ha risposto Walter. Eppure ha finito per essere un’altra cosa.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter