Portineria MilanoIpotesi Bonino al Colle: nuovo caso Grasso per Grillo?

Berlusconi vuole Gianni Letta, Monti attende Bersani, il Pd è diviso su Prodi (e D'Alema)

«Un segnale forte, di discontinuità, di cambiamento. Questo vuol dire l’elezione di Laura Boldrini, e di Pietro Grasso alle presidenza delle Camere, due importanti personalità che arrivano dalla società civile e con due bellissime storie alle spalle». È questo il ragionamento che è stato fatto tra i ranghi del Partito Democratico di Pier Luigi Bersani prima dell’elezione dei due presidenti del Parlamento. E in via del Nazareno a Roma, sede dei democrat, gira voce che sarà il medesimo che verrà riproposto per le elezione del Capo dello Stato.

È un gioco a incastri complesso, su cui sia Mario Monti e la sua Lista Civica sia il Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi vorrebbero dire la loro. Ma i nomi dovrà indicarli per primo Bersani che pare aver già scartato l’ipotesi Romano Prodi, mentre l’ipotesi Emma Bonino inizia a prendere piede. Ipotesi quest’ultima che potrebbe ricalcare lo schema Grasso-Schifani, nel caso in cui Berlusconi proponesse Gianni Letta come suo candidato.

Manca più di un mese, non sono ancora iniziate le consultazioni con Giorgio Napolitano, ma ormai nei corridoi del Palazzo e nelle segreterie di partito non si parla d’altro. Si guarda al Colle. Nel centrosinistra il segretario del Pd, forte della performance a Montecitorio e palazzo Madama, ritiene che sia possibile un’operazione simile a quella già attuata con Boldrini e Grasso.

D’altronde, come spiega Matteo Richetti, renziano di ferro e fra i protagonisti di questa fase, «anche in questo caso si ragionerà per trovare la migliore soluzione: ci vuole un profilo alto per il Colle». E sbaglia chi, come il segretario del Pdl Angelino Alfano, oggi durante la trasmissione di Lucia Annunziata pone sullo stesso piano la partita del Quirinale con quello della formazione del nuovo governo.

«Sono due partite diverse – sottolinea il senatore Nicola La Torre – , non si può barattare il governo con il Quirinale. Il problema è che noi dobbiamo far tesoro della vicenda di questi giorni anche dal punto di vista metodologico, ponendoci in un ordine diverso di idee».

Del resto l’obiettivo dei democratici e di tutto il centrosinistra, come insegna l’elezione dei due neo presidenti delle Camere, è quello di fare un passo in avanti, cercando di mettere in difficoltà per la seconda volta i parlamentari del M5s di fronte ai suoi elettori. Ecco perché, continua La Torre, «c’è da augurarsi un’altra sorpresa come quella avuta con i Presidente di Camera e Senato». 

In realtà in ambienti democratici non tutti la pensano così. È vero che si cercherà di sparigliare le carte, magari puntando su un nome il più possibile lontano dai partiti, che provenga dalla cosiddetta società civile, ma comunque svolgendo «un ruolo trasparente con tutte le forze politiche presenti nell’arco costituzionale». Ma sarà soltanto un approccio di facciata.

Perché altri democratici mormorano a Linkiesta che «nella partita del Colle, Grillo sarà un fattore secondario, ma si dovrà ragionare sopratutto con Pdl e montiani». Con i primi che guardano ad un profilo il più possibile «moderato», e Alfano oggi lo ha evidenziato ancora una volta: «Noi crediamo che dopo tre presidenti di sinistra il popolo dei moderati meriti un rappresentante alla presidenza della repubblica». Non è un caso che Grillo, sul suo blog, abbia già spostato l’attenzione su Massimo D’Alema, accusato fin dai tempi della Bicamerale di intelligenza con il nemico, l’odiato (a sinistra) Berlusconi. 

Ma è allo stesso tempo realistico pensare che i berlusconiani avranno un solo obiettivo: non far eleggere Romano Prodi, considerato un incubo a Palazzo Grazioli e dintorni. Posizione che non sembra dissimile da quella dei montiani. Il gruppo di Lista Civica è furioso per quello che è stato scritto in questi giorni sui giornali. Monti ha chiesto la presidenza del Senato? Monti ha barattato il voto per Renato Schifani in cambio di un appoggio al Colle. «Balle» sbotta un senatore montiano. «Ognuno, a destra e sinistra, cerca di tirarci per la giacchetta. Lo fanno perché siamo decisivi per la partita del Quirinale». Monti è ancora in corsa per il Colle? «Il primo nome lo deve fare Bersani, se sarà Prodi noi diremo di certo di no».

A quanto pare, tra i montiani, non sarebbe mal digerita una candidatura di Massimo D’Alema (i bene informati raccontano che l’ex presidente del Consiglio in questi giorni sarebbe tornato a parlare con Berlusconi, ndr) e alcuni, tra cui l’ex Radicale Benedetto Della Vedova o lo stesso Monti, gradirebbero anche quella della Bonino. Il braccio destro di Marco Pannella è stata alla Commissione Europea insieme con Monti e potrebbe essere apprezzata tra i grillini: in questo caso potrebbe appunto riproporsi lo schema Grasso per il Senato. Soprattutto se nel centrodestra, in particolare nel Popolo della Libertà, dovesse consolidarsi l’idea di candidare Gianni Letta, l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, profilo dietro cui si celerebbe il «super moderato» indicato da Alfano a Lucia Annunziata

Al momento, comunque, nessuno si sbilancia ufficialmente. Le bocche restano cucite. E si cercherà di tenerle cucite il più a lungo possibile. D’altronde, dicono al Nazareno con una punta di ironia, «se due settimane fa fossero usciti i nomi di Boldrini e Grasso, oggi non sarebbero eletti presidenti di Camera e Senato». 

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