Urbano Cairo sostiene di essersi preso una «bella patata bollente», Bernabè se l’è invece levata, Piazza Affari sperava nel rilancio del fondo Clessidra di Sposito – gradito a Mediobanca e Intesa Sanpaolo, e agli azionisti di minoranza – e punisce il titolo TI Media, che fine seduta lascia sul terreno il 6,4% a 15,7 centesimi.
Una giornata particolare per La7, il presunto terzo polo televisivo, che da oggi ha un nuovo editore: Cairo Communication. Il quale, una volta finalizzato l’accordo, sarà il nuovo proprietario degli asset televisivi del canale al numero 7 del telecomando, a esclusione del 51% del canale Mtv. La notizia, diffusa irritualmente su Twitter a mercati aperti da Gad Lerner, volto storico dell’emittente – oltre che suo dipendente (e magari azionista?) – è stata confermata dallo stesso Urbano Cairo ai microfoni di Radio 24. Il tutto mentre l’ufficio stampa stava ancora scrivendo il comunicato ufficiale. Manipolazione del mercato? Dalla Consob fanno sapere di aver acceso il proverbiale faro, con una triplice verifica: sulle modalità di formazione della notizia, sulle modalità e i tempi della diffusione al pubblico, e sugli scambi dal momento dell’annuncio in poi. L’Adusbef, l’associazione consumerista di Elio Lannutti, ha colto la palla al balzo per chiedere al regolatore l’apertura di un’indagine per turbativa di mercato.
Conta il modo, altrettanto il merito: dopo due anni e mezzo finalmente Telecom ha ceduto l’emittente. Era il 24 giugno 2011 quando il presidente, Franco Bernabè, annunciava a margine dell’Innovation Workshop di Trento: «Abbiamo dato un incarico esplorativo a Mediobanca sui modi per potenziare La7 anche con la partecipazione di altri soggetti. Vedremo e poi decideremo». Un dossier sul quale il top manager di Vipiteno ha impresso un’accelerata dopo le svalutazioni che i soci di Telco, la holding che controlla Telecom Italia, la quale a sua volta detiene la maggioranza di TI Media, sono stati costretti ad affrontare. Svalutazioni che hanno abbattuto il valore del titolo dell’ex monopolista da 1,5 a 1,2 euro per azione, livello comunque ben lontano dai 54 centesimi a cui viene scambiato il titolo oggi. Una vendita caratterizzata da ammuine, colpi di scena – l’interesse di Diego Della Valle, che non è detto non possa entrare in un secondo momento – e ritorni a bomba (Clessidra).
L’accordo raggiunto con Cairo, che sborserà un milione di euro e si impegnerà a non vendere per 2 anni, prevede che la società «sarà ricapitalizzata per un importo tale per cui la avrà una posizione finanziaria netta positiva non inferiore a 88 mln. Tale ricapitalizzazione contribuirà altresì a raggiungere il livello di patrimonio netto concordato, pari a 138 mln», recita la nota. Meno dunque dell’aumento di capitale di 95 milioni originarimente previsto, ma più dei 63 milioni, che salgono a 100 milioni, di crediti infragruppo stralciati. Una dote di tutto rispetto per il presidente del Toro, che comunque ha iscritto a bilancio una perdita di 155 milioni sui ricavi 2012, pari a 222,7 milioni rispetto ai 238 del 2011. In generale, Cairo eredita una società con un rosso di 241 milioni (84 nel 2011) e un debito di 260, con margine lordo negativo per 44,4 milioni. Nel corso del meeting odierno, il cda ha approvato anche il nuovo piano industriale al 2015, che prevede il rilancio di Mtv, la riduzione delle spese di TI Media Broadcasting a 4 milioni l’anno, flussi di cassa netti pari a 50 milioni in tre anni il ritorno alla marginalità positiva l’anno prossimo.
I risultati preliminari 2012 di TI Media Broadcasting
Rimangono saldamente sotto il controllo di TI Media invece i multiplex della controllata TI Media Broadcasting, con cui Cairo ha firmato un accordo, recita ancora la nota, per la «fornitura di capacità trasmissiva di durata pluriennale». D’altronde, Ti Media Broadcasting è una vera e propria gallina dalle uova d’oro – con una crescita dei ricavi da 55 a 75 milioni anno su anno e margini da 23 a 43 milioni (57,5%) stando ai risultati preliminari 2012 – e un asset che porta flussi di cassa costanti alla capogruppo: l’occupazione dei mux è al 98% e le frequenze, sulla banda da 800 Mhz, sono le più pregiate in termini di pulizia e diffusione del segnale. Non solo: «La capacità di banda utilizzata dai clienti captive è il 22% del totale». I margini di crescita sono enormi.
Se all’orizzonte appare molto difficile che l’attuale stallo politico possa esprimere un esecutivo in grado di dare un mandato forte all’Agcom, il garante delle comunicazioni, su un nuovo beauty contest, la progressiva liberazione dello spettro richiesta dall’Europa all’Italia in favore del traffico dati mobile le renderà ancora più preziose. Sull’indipendenza del terzo polo televisivo, invece, è tutto da vedere. Sempre su Twitter, stavolta a mercati chiusi, l’ex ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, si augura che la dote a Cairo serva a preservare l’indipendenza di una testata che, se non altro, vanta un costosissimo team di all star del giornalismo: da Mentana a Lerner, da Santoro alla Bignardi.