C’era il personaggio “Wolf” interpretato da Harvey Keytel in Pulp Fiction di Quentin Tarantino: aveva il compito di «risolvere i problemi». Nel Partito Democratico di Pier Luigi Bersani invece c’è Vasco Errani, presidente della regione Emilia Romagna, in questi giorni alle prese con la trattativa con il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo e soprattutto con il nuovo assetto regionale in Italia. La vittoria dell’ex comico genovese crea problemi a Roma, dove il segretario del Pd sta cercando di aprire una trattativa per formare un nuovo governo che viene sedata però a colpi di «vaffa». Mentre il successo di Roberto Maroni in Lombardia rischia di aprire nuovi scenari amministrativi e istituzionali, dal confronto con la Conferenza Stato Regioni (dove Errani è presidente ndr) fino al discorso della macroregione del Nord, con Veneto e Piemonte già alle prese sul lavoro di espansione territoriale.
Il Foglio, quotidiano diretto da Giuliano Ferrara, nei giorni scorsi, ha dedicato un articolo a Errani paragonando il governatore dell’Emilia Romagna al Gianni Letta di Silvio Berlusconi. I democratici lo chiamano per risolvere problemi da nord a sud. E lui non si fa pregare, quale persona più fidata di Bersani, suo successore proprio alla presidenza della seconda regione più virtuosa in Italia e già travolto da indagini della magistratura che hanno toccato pure la vecchia gestione degli ex Ds.
Nei giorni scorsi “l’Imperatore” (soprannome che gli hanno affibiato i leghisti ndr) ha iniziato a muovere le sue pedine con Grillo. Così, appena chiuse le urne, Virginio Merola, sindaco di Bologna, ha incontrato Federico Pizzarotti, il primo cittadino di Parma, primo vero rappresentante del grillismo istituzionale. La fumata è stata nera. «È stato un primo avvicinamento», raccontano i ben informati. Ma alla base di quell’incontro ci sarebbe molto di più. Un’ipotesi che in questo momento è sul tavolo di Bersani e a quanto pare degli stessi Grillo e Gianroberto Casaleggio, guru del movimento.
Dal momento che Errani potrebbe presto lasciare la regione, Pd e M5s potrebbero trovare un accordo per il nuovo candidato presidente in Emilia Romagna. C’è chi sostiene persino che sarebbe proprio il «Wolf di Bersani», il possibile nome su cui Grillo alla fine potrebbe cedere per formare un nuovo governo. Ipotesi e retroscena che, leggendo il blog del leader genovese in queste ore, non sembrano neppure da prendere in considerazione.
Ma lo spiraglio potrebbe esserci. Tanto che proprio Merola avrebbe proposto a Pizzarotti una lista di possibili nomi per il nuovo candidato governatore emiliano-romagnolo. Tra questi in pole position c’è Daniele Manca, sindaco di Imola, fedelissimo democratico, che proprio in questi giorni ha aperto ad «alleanze sociali» con l’elettorato grillino. Se ne farà qualcosa? Difficile. Anche perché i grillini vorrebbero puntare su un nome di un giovane che difficilmente potrebbe essere accettato dall’apparato «rosso», tra sindacati e mondo cooperativo. Errani, però, tira avanti e lavora 360 gradi. Il suo sogno è quello di portare il modello Emilia Romagna nei palazzi romani. È disposto al tutto per tutto, sa di non poter fallire.
Per questo è nata nelle ultime ore pure un corridoio di comunicazione con Matteo Renzi, sindaco di Firenze e rottamatore, finito sul Corriere della Sera come possibile candidato premier. Renzi ha poi smentito provocando una reazione a catena arrivata fino allo stesso Grillo, che dal suo blog ha tuonato contro la retroscenista del Corriere e pure contro gli stessi Errani e Bersani.
Tattica e strategia? L’uomo di collegamento tra Errani e Renzi è Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia, presidente Anci, «cadrega» dove vorrebbe sedersi proprio il rottamatore fiorentino. In questo quadro così ingarbugliato poi non poteva rientrare dalla finestra pure il centrodestra. Errani vanta buoni rapporti con la falange leghista in Emilia Romagna. I risultati del Carroccio a questa tornata elettorale sono stati ridimensionati rispetto ai fasti del 2010 (dal 7 al 3% ndr), ma la presenza di Maroni al Pirellone al posto di Roberto Formigoni rende comunque i rapporti tra Pd e Lega in Emilia Romagna più che «amicali».
Del resto, il Celeste in quasi vent’anni di governo lombardo, ha sempre vantato un buon affiatamento con Errani, ben rappresentato dagli accordi tra Compagnia delle Opere e mondo Cooperativo nel settore infrastrutture e celebrato in tutti i suoi fasti durante il Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini. Assetti amministrativi e gestione degli appalti, passa anche da qui il lavoro di tessitura con il centrodestra da parte dell’Imperatore. Proprio in questo senso gli ammiccamenti da parte dei leghisti al sistema emiliano-romagnolo – che il sindaco di Verona Flavio Tosi ha lanciato in un’intervista a Linkiesta – potrebbero non essere visti di buon occhio da Grillo. Ma chissà che Bersani, scartata la carta M5s per formare il governo, non volga lo sguardo proprio verso Mario Monti, Berlusconi, l’odiato Popolo della Libertà e la Lega Nord di Maroni. Per il modello emiliano romagnolo si è disposti a tutto.