Nei numeri di Draghi il dilemma dell’eurozona

Eurocrisi

L’austerity non funziona. Lo si evince dalle slide di presentazione che hanno accompagnato l’intervento del presidente della Bce, Mario Draghi, nel corso del Consiglio Europeo dell’altroieri sera. Indicatori che offrono una rappresentazione plastica del differenziale tra le economie che tirano e quelle dei Paesi periferici, colpiti dalla crisi del debito e dalle misure di consolidamento fiscale. L’Italia non cresce: i salari e la produttività sono fermi da anni mentre aumenta il tasso di disoccupazione, che passa dal 6 a oltre l’11% dal 2007 al 2012. Crescono dal 3 a quasi il 5% in due anni, dal 2011 al 2013, i tassi sui prestiti alle imprese applicati dalle banche italiane, al contrario di Francia e Germania. In un anno si contraggono invece del 3% circa i prestiti. Confidence, credit, competitiveness (fiducia, credito e competitività) sono le tre parole d’ordine di Eurotower per tornare sulla strada della crescita. Alla prima ci ha pensato proprio Mario Draghi, prima con le aste di rifinanziamento agevolato a un tasso dell’1% (Ltro), poi con l’Omt, il riacquisto illimitato di titoli sul mercato secondario. Le altre due “c” spettano ai singoli Governi. Con altre ricette, non con l’austerity. 

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