Per aspera ad astra, attraverso le asperità per arrivare alle stelle. Lo canta Franco Battiato in Caliti Junku, la settima traccia del suo ultimo album. Per il cantautore di Riposto, le asperità hanno aspetto multiforme: la vita ne è piena, l’Italia anche. E il nostro paese, la “povera patria” prigioniera di un “mondo orribile”, è lontana dalle stelle oggi più che mai. Lui, dalle denunce in forma musicale si è messo in gioco, come assessore alla Cultura nella sua regione, la Sicilia, all’interno della giunta guidata dal Partito Democratico e da Rosario Crocetta.
Una scelta che contraddice, in parte, la spiritualità che impregna la sua musica. Eppure in Battiato politica e misticismo convivono in maniera sorprendente, come due tappe di un percorso obbligato che dagli aspera conduce agli astra. Riferimenti che abbondano anche nell’ultima convincente prova su strada, uscita nell’autunno del 2012 e preceduta dal singolo di lancio Passacaglia. Un lavoro, Apriti Sesamo, ricco come sempre di riferimenti letterari altissimi e di una musica sperimentale di smarcata pertinenza “battiatiana”. A Linkiesta, il maestro racconta la sua visione della contemporaneità – una dimensione che, in passato come oggi, la sua musica ha trasceso spesso e volentieri.
Una volta ha detto che la musica leggera, a differenza della classica, si occupa di esseri umani e società. Secondo lei la musica leggera riesce a incidere sulle persone, avere un impatto concreto e portare ad un cambiamento?
Sì, assolutamente. Quando ho cominciato a scrivere canzoni con una forte componente mistica, immettendo nella musica leggera tematiche che non erano mai state affrontate prima, ho inconsapevolmente spinto molte donne a diventare monache. Ovviamente io non sono stato la causa principale, il terreno era già fertile. Le mie canzoni, però, hanno fatto scattare in loro “qualcosa”. Queste ragazze mi hanno scritto, ho anche avuto l’opportunità di incontrarle nei monasteri e sono state sempre delle bellissime esperienze.
In questo periodo sta lavorando al suo prossimo film, una biografia del compositore tedesco Georg Friedrich Händel. Tra cinema e musica quale sente più suo in questo momento?
Non farei distinzione. Entrambi sono allo stesso livello. Vede, proprio come nelle canzoni, anche nei miei film cerco di utilizzare un linguaggio spirtituale. In un mondo in cui la gente si affida ai luoghi comuni ed il novanta per cento dei film è copia-e-incolla, il mio è un tipo di cinema nuovo. Il risultato mi soddisfa: per esempio, l’ultimo film che ho fatto (Auguri Don Gesualdo, ndr), ha avuto un grande impatto, ha venduto 60mila copie e “ispirato” sedici tesi di laurea.
Nella contemporaneità, dunque, qual è lo scopo ultimo dell’arte?
Per quanto mi riguarda, ho sempre considerato la musica un mezzo, non un fine. Il fine è un altro, più alto. Lo può vedere durante miei concerti: quando ad un certo punto entro nella “zona mistica”, comincia una liturgia che coinvolge il pubblico nel profondo. Una cosa simile, in Vaticano non l’hanno mai vista.
A proposito di Vaticano, come le è parso il nuovo Papa, Jorge Mario Bergoglio?
È ancora troppo presto per formulare un giudizio. Non mi interessa particolarmente quello che si dice sul suo passato, io ho sempre fatto affidamento ai miei occhi. Ma posso dire che non sono del tutto convinto. Questo signore mi dà qualche problema.
Come vede la classe dirigente italiana, oggi?
L’Italia è un paese sfigatissimo. Non era pensabile che ci fossero tanti ladri. Il problema è che, qualsiasi cosa accada, questi mascalzoni continuano a farsi gli affari loro. Tanto per cominciare, bisognerebbe mandarli tutti in galera.
Il risultato delle ultime elezioni come le è parso?
All’inizio mi ha turbato un po’. Poi, riflettendoci a fondo, ho capito che tutte le cose sono al loro posto. Guardi Berlusconi: quando mandi certi messaggi e hai quattro televisioni a disposizione, riesci sempre a cavartela. I suoi elettori, poveracci ignoranti, non capiscono: sono nutriti da bugie, bugie e bugie e credono che sia la verità. Però ormai penso che non abbia più speranze, è finita.
Come si potrà guidare il paese con questo scenario politico incerto?
Non sarà facile.
Una possibile soluzione?
Che Grillo prenda un po’ le distanze da Casaleggio. Beppe ha ragione quando dice “devono andare tutti a casa”. Il settanta per cento dei politici dovrebbe lasciare la poltrona, in Parlamento dovrebbero restare solo quei pochi che hanno voglia di fare politica seriamente. Lusi ha rubato 28 milioni di euro ed è in un monastero, capito? Non poteva restare in carcere, poverino… E poi c’è chi ruba una banana perché ha fame e lo mandano in galera.
Quindi un accordo tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle è auspicabile?
Sì, pensi alla Sicilia. Lì sono stati proprio i grillini – che diminutivo ridicolo – a darci la maggioranza, permettendoci di lavorare bene come stiamo facendo. In alcune interviste Grillo ha detto: “La Sicilia è un esempio da seguire”. Sono d’accordo: il modello-Sicilia potrebbe essere esportato in tutto il paese.