Angela Merkel e il suo ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble non hanno dubbi: il “modello” bancario di Cipro è sovradimensionato rispetto all’economia reale del paese, imbottito di soldi stranieri e non può funzionare. «Il modello cipriota – ha avvertito anche ieri la cancelliera – va cambiato perché costituisce una minaccia per l’eurozona intera». Magari ha ragione, ma forse si è dimenticata che se davvero è così, farà bene a guardare, prima che nel remoto Mediterraneo orientale, ai propri confini. E già perché Cipro non è lo Stato euro con il settore bancario più «gonfio», ma è al secondo posto. Al primo posto? C’è il ricchissimo Lussemburgo il quale, se così si può dire, surclassa gli isolani mediterranei alla grande.
A fornire le tabelle con le cifre del caso (riferite al 2012) è un giornale conservatore tedesco, Die Welt, tradizionalmente piuttosto vicino alla Cdu di Merkel e Schäuble. Certo, è vero che Cipro a fronte di 18 miliardi di euro di Pil l’anno, vede depositi (almeno quelli ufficiali) nelle sue banche per 47,39 miliardi, vale a dire il 263,3% del prodotto interno. Bazzecole, però, rispetto al Lussemburgo che – con 152 banche e 27.000 dipendenti su una popolazione di 500.000 abitanti – adotta in sostanza un modello molto simile a quello di Nicosia, compreso allettanti offerte per ricchi correntisti, sconti fiscali, aiutini per “elusione” fiscale e quant’altro – non è un caso se funzionari del fisco di Berlino si appostino da anni sull’autostrada a ridosso del confine lussemburghese fermando e perquisendo auto di lusso con targa tedesca a caccia di contanti e documenti di possibili evasori. Cifre alla mano, nel 2012 a fronte di un pil di 44 miliardi di euro (che per un grossa fetta è dato proprio dal settore bancario), negli istituti di credito del Granducato erano presenti qualcosa come 227,37 miliardi di euro di depositi. Il rapporto depositi-Pil ha dell’incredibile: 516,9%. Se davvero il “modello” cipriota «non funziona», che dire dello staterello governato dal premier nonché ex presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker?
Andiamo avanti. Nella illuminante classifica di Die Welt troviamo al terzo posto Malta (con un rapporto del 166,9% tra depositi e Pil) e poi, a ridosso, uno dei “virtuosi” del Nord Europa: l’Olanda. A fronte di un Pil di 601 miliardi di euro, i depositi sono pari a 911,93 miliardi, il 151,7% del prodotto interno. Anche qui un sistema bancario gonfiato? Senza continuare a sciorinare cifre, diciamo che nell’ordine seguono Spagna, Belgio, Portogallo, Irlanda (tutti, salvo il Belgio, sotto programma di aiuti Ue). Segue poi, a ruota, proprio la patria di Merkel e Schäuble, anche se certo in misura non così plateale come Lussemburgo o Cipro: a fronte di un Pil di 2.644 miliardi di euro, in Germania i depositi sono pari a 3.143 miliardi, il 118,9% del prodotto interno.
Se vogliamo dare per buono il concetto di “modello sbagliato” il fatto che i depositi bancari superino il pil, allora possiamo consolarci: l’Italia è almeno in questo decisamente più “virtuosa” anche della Germania. A fronte di un Pil di 1.566 miliardi di euro, nel 2012 i depositi erano 1.465,98. Anche se, certo, la crisi ha “aiutato”, visto che nel 2011 si era assistito a una discreta fuga di capitali dal Belpaese.
Soprattutto, però, il caso Cipro, come osserva giustamente Die Welt, ha acceso i riflettori sulla ricchezza di questi giganteschi depositi, finora considerati sacri e intoccabili. Non è un caso se proprio ieri il quotidiano spagnolo El País parlava di un’ipotesi da parte del governo di Madrid di una “tassa” sui depositi (ma pagati dalle banche) per generare ingenti gettiti una tantum, di cui la Spagna avrebbe urgente bisogno. E solo pochi giorni fa, il quotidiano tedesco Handelsblatt suggeriva anche all’Italia di imitare il prelievo forzoso del 1992 di Giuliano Amato. Quando l’economista fiammingo Paul de Grauwe, oggi docente alla London School of Economics, parla di un «vaso di Pandora scoperchiato» a proposito della brillante trovata dell’Eurogruppo – su pressione di Berlino – di tassare i depositi ciprioti, sa quel che dice. Un certo, miope semplicismo in salsa tedesca non è di grande aiuto. È una storia già vista.