Francesco Daveri è professore presso la facoltà di Economia dell’Università degli studi di Parma.
Teme per la tenuta della moneta unica? O eventualmente il break up lo ritiene un fattore positivo?
Mi pare che nessuno davvero abbia timori per la tenuta di una moneta unica che per il momento continua a valere molto più del dollaro, cioè la valuta rifugio per eccellenza. Quando è nato l’euro, nell’unione monetaria sono stati ammessi Paesi molto eterogenei. L’errore, se c’è, è stato fatto allora. Ora il break up avrebbe conseguenze molto dannose perché porterebbe prima di tutto a un ritorno di venti protezionistici che finora sono stati tenuti a bada nonostante la grave crisi.
Come ha risposto a questa domanda: Alberto Mingardi, Giulio Sapelli
Austerity e crescita sono visioni contrapposte oppure conciliabili?
L’austerity implicata dal fiscal compact è una politica fiscale che non lascia debiti alle generazioni successive e che tiene in equilibrio i conti pubblici in senso strutturale, cioè non anno per anno ma tenendo conto degli anni di vacche magre e, anche, di quelli di vacche grasse. Lasciare che il deficit salga negli anni cattivi e che scenda negli anni buoni è una condizione di ordinato svolgimento della politica economica. Non vieta che i Paesi con i conti pubblici più in ordine (Germania, paesi nordici) facciano di più per alimentare la crescita nei loro paesi, il che beneficerebbe anche la crescita dei Paesi più indebitati come l’Italia. Non credo invece che abbandonare il fiscal compact porterebbe a più crescita per tutto il continente ma solo al default di alcuni Paesi come il nostro. È lì che ci stavamo avviando prima dell’euro, ora ce lo siamo dimenticati.
Come ha risposto a questa domanda: Alberto Mingardi, Giulio Sapelli
Vede il rischio di una depressione europea su larga scala? È a rischio la tenuta sociale?
Vedo il rischio di un’Europa sempre più a due velocità, non di una depressione europea. L’Europa del Nord e dell’Est (Germania, Svezia, Slovacchia, Polonia) va alla velocità garantita da un inserimento efficace nel mondo globale. L’europa del Sud e dell’Ovest soffre sotto una montagna di debiti pubblici che tra l’altro mina il consenso per le riforme che favorirebbero un più efficace inserimento nel mondo globale. Nell’Europa del Sud-ovest la tenuta sociale è già a rischio perché in questi Paesi non ci sono più le risorse pubbliche per ridurre le tasse e per finanziare salvataggi su ampia scala in caso di bisogno.
Come ha risposto a questa domanda: Alberto Mingardi, Giulio Sapelli
L’Europa rischia di finire a Cipro? La Grecia sembra non aver insegnato nulla…
L’Europa non finirà a Cipro. Ma, come hanno scritto in tanti (e anch’io sul Corriere), il problema di Cipro è stato inizialmente sottovalutato, proprio come con la Grecia. Il debito greco poteva essere ristrutturato a metà 2010. Ma ciò avrebbe implicato grosse perdite in conto capitale soprattutto per le banche francesi e anche per quelle tedesche. E così francesi e tedeschi spinsero per tirare in lungo, dando modo alle loro banche di liberarsi dei titoli greci in modo ordinato. Il problema di Cipro è stato peggiorato con il 53 per cento di haircut del debito greco nel 2012, decisione che ha molto peggiorato la qualità dell’attivo delle banche cipriote, piene appunto di titoli del debito greco.
Come ha risposto a questa domanda: Alberto Mingardi, Giulio Sapelli
Quanto incide la mancanza di leadership politica nella gestione della crisi?
Incide molto. Alcuni paesi hanno una forte leadership politica interna (Germania, Francia, Regno Unito). I Paesi indebitati vedono le leadership nazionali minate dalla crisi. Soprattutto non c’è, per ragioni istituzionali, una leadership europea perché le istituzioni dell’Europa di 50 o 20 anni fa non sono adatte a gestire una crisi come quella di oggi. La Ue siede al G20 ma la maggior parte degli europei non sa neanche chi siano Barroso o Van Rompuy. il presidente “di turno” dell’Europa cambia ogni sei mesi secondo una cronologia fissata burocraticamente. Il Parlamento europeo non è un vero Parlamento come quelli nazionali. Per avere una leadership europea, ci vorrebbe, per cominciare, un presidente di un’Europa federale eletto da tutti i cittadini europei. L’italia potrebbe anche proporre un candidato: Mario Monti.
Come ha risposto a questa domanda: Alberto Mingardi, Giulio Sapelli
Quale responsabilità ha la Germania in questa crisi?
La Germania non ha tutte le responsabilità che le vengono attribuite. Ha contribuito, con i francesi, a sottostimare il problema greco. Ma l’attenzione al rigore di bilancio pubblico di medio periodo non è un pallino tedesco, è nell’interesse di tutti. Soprattutto dei Paesi nei quali si è instaurato un insano rapporto tra pubblico e privato che porta a rinviare sistematicamente al futuro i costi dei programmi di spesa pubblica.
Come ha risposto a questa domanda: Alberto Mingardi, Giulio Sapelli
Come si esce da questa spirale? È immaginabile l’approdo agli Stati Uniti d’Europa?
Un’Europa federale sarebbe la soluzione dei problemi di oggi. In ogni caso, personalmente credo in un’europa federale con un bilancio pubblico più grande di quello attuale e con bilanci nazionali corripondentemente più piccoli. Cioè l’Europa federale non può essere sinonimo di big government né di un big brother. Si può partire gradualmente, trasferendo a Bruxelles alcune competenze ed entrate fiscali. Ad esempio, un fondo salvastati permanente, la tassazione delle attività finanziarie e una parte dell’Iva. E se si vogliono fare gli eurobond, dovrebbero servire a finanziare un progetto straordinario di lotta contro le malattie endemiche (il cancro, la malaria…), un progetto in cui i cittadini europei possano riconoscersi e che faccia da leva alle aziende high-tech europee, non il finanziamento a piè di lista di tutti i Paesi in default. Gli Stati Uniti d’Europa devono diventare la condivisione di un’attività, non di una passività.
Come ha risposto a questa domanda: Alberto Mingardi, Giulio Sapelli