Ricordate la frase che apriva ogni puntata della mitica serie tv Star Trek? «Spazio, ultima frontiera! Eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise, (…) alla scoperta di nuove forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima». Ecco, scordatevela. Il nuovo episodio di Star Trek, che in Italia uscirà il prossimo 13 giugno, compie un deciso cambio di rotta e torna sulla Terra. È qui infatti che si svolge gran parte di Into Darkness, diretto da JJ Abrams, il regista che, con il primo episodio della saga firmato da lui nel 2009, 400 milioni di dollari di incasso, aveva ridato vigore cinematografico a una serie un po’ stantia.
A raccontarci di questa svolta è niente meno che Bryan Burk, produttore della serie e collaboratore e amico di Abrams fin dagli esordi. Lo incontriamo alla presentazione in anteprima dei 28 minuti iniziali del film. «Il nostro obiettivo con questo nuovo episodio», ci spiega, «era di coinvolgere e appassionare tutti, anche chi non ha mai amato Star Trek, anche le mogli, le fidanzate, le mamme che saranno, loro malgrado, trascinate al cinema».
Non a caso, allora, guardando questa prima mezz’ora di girato, vediamo che in questo film tutto azione e fantascienza fa il suo ingresso l’emozione: quella legata all’amore tra Nyota Uhura e Spock o quella che si prova di fronte a sacrificio di un padre per salvare la sua bambina malata o, ancora, quella che nasce di fronte all’amicizia sofferta tra lo stesso Spock e il capitano Kirk. Fanno il loro ingresso anche la paura e il panico che si provano all’unisono con Jim Kirk, quando il capitano capisce che la minaccia questa volta è quella di vedere davvero morire uno a uno i componenti della sua squadra.
Non solo: questo episodio appare in qualche modo più legato al presente. «Non volevamo che la gente pensasse di vedere vicende ambientate in una sorta di mondo magico. Qui abbiamo mostrato dove stiamo andando, il futuro che ci aspetta. Del resto, a guardar bene, anche in origine Star Trek segnava un cammino: parlava dell’esplorazione di uno spazio lontano? Bene, pensiamo a che cosa sta succedendo con Richard Branson e la sua Virgin Galactic».
La scelta di offrire uno scenario meno astratto di quello tradizionale è evidente anche considerando il nuovo cattivo di Into Darkness, unica new entry in un cast riconfermato al completo: uno spietato, astuto, misterioso villain impersonato da Benedict Cumberbatch, che ha conquistato Abrams e Burk interpretando Sherlock Holmes nell’omonima saga della Bbc. «La sua figura nasce dalle continue conversazioni che Abrams, gli sceneggiatori e io abbiamo avuto riflettendo sul nostro presente: proprio come un terrorista, questo villain compie azioni orribili dal punto di vista di Kirk e della Federazione, ma legittime e giuste secondo il suo modo di vedere le cose».
Questa dimensione più emotiva e “terrestre” crea uno straniamento familiare e sinistro nello spettatore, anche se il rischio forse è quello di deludere i “trekkers”, i fan sfegatati della serie. Ma è un rischio che vale la pena correre. «Il sogno, per me che non sono mai stato un grande fan di Star Trek, è quello di scoprire che quelle donne, mamme o fidanzate, che sono andate a vedere il film contro voglia alla fine ne sono rimaste affascinate. Se otterremo questo, sarà un successo». E non si può che capirlo, il nostro Burk: anche perché il passaparola tra un pubblico non ristretto ai soli trekker porterà a ripetere, se non ad aumentare, i già ottimi incassi del 2009.