Un Papa di garanzia che porta la Chiesa nel nuovo mondo

Dal Conclave esce una sofferta scelta di transizione

«Vengo dalla fine del mondo». Le prima parole di Jorge Mario Bergoglio, papa Francesco, sembrano già il titolo di un romanzo sudamericano; la suggestione del resto è troppo forte per questo Pontefice che nessuno si aspettava proveniente da quel lontano cono sud dell’America. Il conclave, a sorpresa, ha infatti scelto il primo papa delle americhe; un argentino già anziano, 76 anni, ex arcivescovo di Buenos Aires che sfidò Ratzinger al conclave del 2005 con l’appoggio del cardinale Carlo Maria Martini. Fu quest’ultimo, allora, a decidere di evitare lo scontro frontale che avrebbe trascinato la Chiesa in una lunga disputa e dentro divisioni pericolose. Bergoglio non aveva i voti per vincere ma solo per far saltare la candidatura di Joseph Ratzinger. Si tirò indietro, e Benedetto XVI divenne Papa al quarto scrutinio.

Oggi quella storia è stata riscritta dai 115 cardinali entrati in conclave solo ieri; dopo appena cinque votazioni i grandi elettori riuniti nella Sistina hanno sovvertito ogni pronostico e ogni previsione. Se in molti ormai si aspettavano che si affacciasse dalla loggia centrale della basilica di San Pietro l’arcivescovo di Milano Angelo Scola, la sorpresa è stata davvero grande quanto il cardinale protodiacono Jean Louis Tauran, ha pronunciato il nome di Bergoglio di fronte a una folla che è rimasta quasi interdetta perche’ non conosceva affatto il nome che era appena stato pronunciato.

È un’elezione sorprendente quella del primo papa gesuita della storia, che dimostra però anche quanto fossero intense le divisioni all’interno del conclave. Cordate contrapposte si sono sfidate ma è stato evidente a tutti che nessuno ce l’avrebbe fatta. E allora la scelta è caduta su una delle poche figure autorevoli e riconosciute da tutti come personalità dall’alto profilo morale, presenti nella Sistina. I cardinali hanno votato questa volta senza paura per il futuro: è diventato Papa un cardinale americano, forse il primo di una lunga serie.

La Chiesa, del resto, ma il cristianesimo in generale, è oggi vivo oltreoceano, sia nella tradizione cattolica, pure attraversata da elementi di crisi profonda, che nel fiorire delle sette pentecostali che sfidano Roma e rubano fedeli al Papa. Non più la vecchia Europa, dunque, è al centro delle preoccupazioni della Santa Sede come era stato pure e in modo programmatico per Ratzinger, ma i mondi nuovi che oggi sono in tumultuosa crescita.

Bergoglio all’interno della Compagna di Gesù è stato a lungo considerato fin troppo moderato secondo i parametri di un ordine che ha fatto del proprio essere avanguardia culturale e spirituale della Chiesa quasi una missione. I Gesuiti del dopo Concilio erano guardati come un gruppo pericolosamente progressista dall’ala tradizionalista e conservatrice della Chiesa; così Bergoglio è stato da una parte valutato come troppo prudente dai suoi correligionari e giudicato con diffidenza dai conservatori.

Oggi diventa Papa, e per i gesuiti si tratta comunque di un trionfo che trovava riscontro nell’emozione incontenibile del portavoce vaticano padre Federico Lombardi. Tuttavia vanno anche ricordate le ombre che hanno oscurato a lungo la storia del nuovo Papa. In passato, infatti, venne accusato di non aver protetto due gesuiti che furono catturati e torturati dai militari durante la dittatura dei generali. Da quelle accuse si è sempre difeso ma in ogni caso la sua scelta in favore dei principi democratici è sempre stata netta.

Oggi “l’opzione preferenziale per i poveri” che nel 1968 scosse come un terremoto il grande incontro delle chiese latinoamericane a Medellin, in Colombia, ha finalmente il suo Papa. E così la teologia della liberazione, a lungo repressa dalla gerarchia vaticana e – va detto – dagli ultimi due papi, quando ormai sembrava sparito completamente il suo messaggio, con un ultimo sussulto, è arrivata al Soglio di Pietro. Un evento che irrompe nel momento in cui la curia romana è scossa da una crisi profonda, da scandali che ne hanno danneggiato la credibilità, da vicende finanziarie opache, da lotte interne dovute non a una differenza di idee quanto piuttosto a contese per il potere.

Bergoglio è stato un vescovo fedele alla dottrina, per questo ha schierato la Chiesa contro la legge sul riconoscimento del matrimonio omosessuale poi approvato dal Parlamento argentino; ha condotto la battaglia con presenza di spirito ma non ha indotto la Chiesa del suo Paese a fare le barricate su un simile tema come su altre questioni etiche. Sono sfumature, ma solo se si comprende questo livello del dibatto interno alla Chiesa universale si può intendere la portata innovativa di una nomina che rompe tutti gli schemi.

Il cardinale di origini argentine ha oggi un compito non facile; qualche fedele in piazza San Pietro, quando ha sentito il nome di “Francesco” pronunciato dal cardinale Tauran ha detto forse con troppa enfasi: «Questo è come Giovanni XXIII!». Il mondo di oggi è cambiato ma certo in quell’augurare la buonanotte ai romani di Francesco c’era qualcosa di improvvisamente familiare. L’Argentina, infine, e non va dimenticato, ha il suo Papa. L’America Latina, il sud del mondo, oggi esprime una delle massime autorità morali e sotto certi aspetti politiche, del mondo. Dopo le dimissioni di Ratzinger questo è il secondo evento storico che scuote il cristianesimo in poco più di un mese, da domani il Papa argentino sarà al lavoro e continuerà la serie ormai lunga dei papi non italiani.
 

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