Altro che Italia, l’Uruguay approva il matrimonio gay

Il governo di José Mujica ha già depenalizzato l’aborto e sta per legalizzare la marijuana

L’ex guerrigliero di sinistra non ama mezzi termini, né protocolli. José «Pepe» Mujica – padre basco, madre di origini piemontesi -, alla guida dell’Uruguay dal 2010, il Paese lo vuole proprio cambiare. Prima il progetto di legalizzazione della marijuana. Poi la depenalizzazione sull’aborto. Adesso il matrimonio omosessuale. Con buona pace degli oppositori.

Mujica, 78 anni, si appresta a consegnare al Paese un’altra vittoria civile. Lo scorso 2 aprile il disegno di legge a favore delle unioni tra le coppie dello stesso sesso ha avuto il consenso schiacciante del Senato: ventitré alzate di mano contro otto senatori a sfavore.

Così l’ex venditore di fiori, che negli anni Sessanta faceva parte del Movimento di liberazione nazionale dei Tupamaros, ha messo fine alle polemiche sociali, politiche e religiose degli ultimi mesi, che avevano tenuto banco sui media nazionali.
Per approvare le modifiche introdotte in Senato, mercoledì sera il testo è tornato alla Camera, che a dicembre aveva già dato il suo parere positivo con 81 voti a favore su 87 deputati presenti. Ma, appunto, i numeri c’erano già: 71 voti su 92 presenti, al grido di «uguaglianza, uguaglianza» del pubblico invitato alla seduta. Il presidente Mujica, da ex combattente vecchio stampo di fede cubana, è pronto così a promulgare una delle leggi più importanti del Paese.

Con l’approvazione, infatti, l’Uruguay è diventato il secondo Stato dell’America Latina, dopo l’Argentina (oltre alla capitale e allo stato di Quintana Roo in Messico e a quello brasiliano di Alagoas), ad aver legalizzato le unioni gay. Il dodicesimo al mondo. «È una questione di libertà, di scelta civile e di giustizia», aveva detto in aula il senatore Rafael Michelini, durante il lungo dibattito.

La norma, chiamata Legge sul matrimonio egualitario, nasce dall’iniziativa popolare del collettivo Ovejas negras (pecore nere), dichiara chiaro e tondo che il codice civile dovrà considerare il matrimonio come «l’unione permanente tra due persone di sesso uguale o diverso» ed elimina dai suoi articoli le parole «uomo e donna» per sostituirle con un semplice «coniuge».

La discussione in aula, che in realtà si è consumata senza cortei di protesta o di sostegno per le vie di Montevideo, ha comunque suscitato il malcontento della Chiesa cattolica. L’arcivescovo della capitale Nicolás Cotugno aveva infatti chiesto ai deputati cattolici di non votare a favore di una legge che «va contro il progetto di Dio». Ma in aula anche i praticanti hanno fatto orecchie da mercante. E il segretario del conservatore Partito nazionale Luis Alberto Heber ha risposto laconico che il suo partito «non avrebbe accettato nessun diktat dalla Chiesa».

Le critiche più dure però riguardano la seconda parte del disegno di legge: alle coppie gay saranno infatti consentite sia le adozioni che il concepimento con la fecondazione assistita. Secondo la legge i due genitori dovranno firmare un accordo preventivo definito «progenitura giuridica» dove si assumono diritti e doveri nei confronti della prole. I genitori potranno scegliere l’ordine dei cognomi da dare ai propri figli, visto che finora il primo cognome è sempre stato quello del padre.

Un passo in avanti per un Paese che è considerato tra i più progressisti del continente americano in politiche sociali. Nel Novecento infatti l’Uruguay è stato uno dei primi Stati a riconoscere il voto alle donne e il divorzio su richiesta della moglie, oltre ad affrontare in maniera decisiva la separazione tra Stato e Chiesa. Tant’è che ufficialmente alcune feste religiose sono state sostituite, come la Pasqua con la Settimana del Turismo.

Sotto il governo di José Mujica, a capo per la seconda volta nella storia dell’Uruguay con la sinistra del Frente Amplio, è stato poi depenalizzato l’aborto. Senza contare il grande dibattito sull’uso della cannabis. Pochi mesi dopo l’approvazione di una legge che ne ha cambiato i presupposti riguardo all’uso e al possesso, il governo di Montevideo si appresta a varare un piano controverso che, se approvato, permetterà a ogni cittadino di acquistare dallo Stato fino a quaranta grammi di marijuana al mese.

Ma Mujica non si è fermato a questo e, da rivoluzionario dei diritti civili, ha affermato di voler realizzare piantagioni statali per oltre 150 ettari: «In Sudamerica stiamo perdendo la lotta contro il crimine e la droga. Qualcuno deve essere il primo a cominciare».

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